Studi Sociali - anno I - n. 1 - 16 marzo 1930

8 no attrituilo aJl'antioo corp~razione il merito d'es– sere stata la protettrice dell'operaio: fatta dai padro- 1d essa r1oteggeva i padroni, e d'accordo con la po– li~ia regl'-1, teneva in generale l'operalo In una stret– ta. dipendenza. La corporazione era una specie di ta– cita e permanente coalizione contro il rialzo dei sa– Jari, benché pure essa non avesse punto la forzn d'impedire completamente il gi•uoco dell'offerta e del– la domanda". Mussolini, adunque, non fa che tentare con le sue corporazioni di Stato, dopo la distruzione di tutte le corporazioni libere, ci6 che altre tironnidi aventi lo st~33o scopo assolutista avevano gifl. fatto .in passa– to. Anche qui nulla di nuorn, checché ne dicano cer li rinnegati del sindacalismo Italiano, da Rossonl a Rigo:a, che pretendono il contrario. Riassumendo, la dottrina fascista é cle1?cale, ce~– trallsta e statale. Inutile aggiungere che, 111.mat~~1a li politica estera, essa non p.u6 essere eh? 1rn.~e11~– lisla tanto piu che il fascismo non é lll c10 cl e una 0 mas".'"heratura occasionale del no1;1.ziona!isn;io. Un'ultima osservazione. Per combattere l anllsta– Usmo degli anarcù.ici, i socialit.fti hanno spesso pre· teso che noi non erawamo altro che gli alleati d~I liberalismo borghese, tendente a lhnita:e i pot:ri dello Stato. Lasciamo da parte l,1lto c16 che v ha d'inesallo eù anche d'interamenle falso in questa af– ferml{tzione; e costatiamo c11e la peggior forma di 1Paz1onc, 1J fas~ìsmo, si tr.3.duce appunto nell'onnipo• •enza dello Stato. "Tutto da e per lo Stato, nulla fu& ,·i drllo Stato", é il molto fascista. Ecc 0 perché l'an– tifasciEimo non potrebbe, in conclusione, significarL anzi;utto e sopr,atulto che antistatisn10. e Luigi BERTONI Stato d'animo convinzioni anarchiche Ricorùo ancora l'impressione rhe provai, nell'esta· te di due ann'i fa, all'incontrare per una via solita: ri:.t di Parigi uno dei pili Yecchi nostri compagni ilnllani, che non vedevo da molll anni, p'ur sapendo– lo residente nella capitale francclla. Non era mutalo di fisonomia, e gli andai incon– tro con sicurezza, chiamandolo a nome e dicendogli il mio. -Tu qui? - mi disse. Lo trovi strano? - gli chiesi, - dato l'inferno in cui é trasformata l'Italia ... Il colloquio si prolung6 su questo tono e, mentre cl \'ia amo verso un caffé vicino, nel qualo re- -····"" a chiacchierare a lungo, il discorso scivol6 naturalmente sull'argomento solilo: che fare? come ttfcire da una situazione divenuta intollerabile? Io ;;I: dissi, n un certo punto, dell'idea cli fare nn gior– nr41etto anarchico che fosse nel medesimo tempo di raccoglimento delle forze nostre all'interno, e di pro– paganda all'esterno, fra i lavoratori italiani emigrati. Egli m'interruppe: - Un gior.,<1le? la propaganda? Ricomincerai dunque a raccontare le solite frottole alla gente? -Che discorsi son questi? - gli dissi. - Non sei più anarchicQ, dunque, se crr~~ ehe far propaganda anarchica sia un raccontar frottole? eppure fino a– desso hai parlato con me il linguaggio d'un compa– gno, di uno ebe é sempre d'accordo con noi! -:Ma si, sono sempre anarchico. Solo, della socie• Ul futura libertaria non n1'importa niente; e, fran· ci,mente, non credo affatto che st possa arri, arei mai. Gli uomini sono troppo bestie! li popolo é un as;.ino! Senza il ba.'3tone, senza Ja rame, oppure sen– ~a la speranza d'i diventare padrone o ricco, senza l'a· viditft di danaro, nessuno farebbe niente. E bisogna pigliar la gente com'é. Per me l'anarchia sta tutta nell'azione, nella rivolta, nella critica all'immonda ,·ocieta hltuale, nel fomentare il malcontento, nel rar andare all'aria tutto quel che é possibile ... Vedi? in Italia, per 'eclampio, bisognerebbe ... -Ho rapito (replicai); ma tu sai che questa é I.i parte e non il lutto; o meglio é il mezzo, e non Io scopo. Io accetto la parte e il mezzo, ma non vo– gliP rinunciare al tutto e a 1 10 scopo. Oh, so bene cbe il fine é lontano, quello completo e che sarebbe di nostra sodisfazione; magari al di 1:i della nostra vi– ta mortale, più in là ancora ... llfa. bisogna incam– minarsi \.erso qnello scopo, e .~ontinuare a cammi· nare; ..se no non solo non. ci arriveremo noi ma nep· pnre i nostl'i nepoti. .. -Va Iii! li conosci tu I nostri nepotl? dove stanno 01 c.~sa·! Non ci pensa1·e! ci pensaseranno loro ad ar– rangiarsi, quando ci saranno! Adetto, pensiamo ? noi stessi. .. -E sia.! pensiamo pure a noi stess'i. Né volevo dir– ti di non pensarci, al contrario! ma il pensare ai futuri non solo non vieta di pensare a noi, ma é ~i{L un modo, un principio di pensare a no·i stessi. Del 1esto l'idea anarchica la poswamo attuare fin da ora, in noi stessi, ele· andocl ed elevando con noi 1lltanti son d'accordo con noi O camminano ins'leme con noi, diventando plu liberi che é poli3ibile, inte- iormente emancipandoci da tutte le servitU spiritua• •, non accettando supinamente il giogo anche se cl viene imposto per forza, non essendo cioé schiav1 volo·ntari; esteriormente ampliando plu ch'é possibi– le e difendendo la libertà positiva di dire quel che BibliotecaGino Bianco STUDI SOCI.ALI pensiaruu e di cgire in conformità del nostro pensie– ro, creando focolari di libero esame e di libera vita, insieme a coloro che sono d'accordo con noi, cercan· do di ispirare questo spirilto ùi libertà anche negli altl'i proclamando il diritto di l11lti alla liberta, e dife~denctoLa dovunque la vediamo colpita, 1'!omin• ciando dal difendere il dil'illo alla liberto. di vivere, offesa e v'io:ata a danno delle grandi maggioranze lavorai riel, oppresse come sudditi, come produttori e come consumatori . .. -Ma per questo basta la volontà di rivolta ... -Non basta, perché Ja rivolta é soltanto distruzio- 11e; la quale é in potenza nna forza creatrice solo qcando é animala da una idea direttiva, la quale. c'i indica che cosa dobbiamo distruggere, che cosa lll· vece dobbiamo semplicemente togliere agli oppresso– ri per f.?.rla no3tra, e infine che cosa dobbiamo sosti· lui re a ci6 che vog· !amo distruggere. Eppoi, la vo– Jonla di rivolta non é u na v irtu teologale, che ci yen– ga per ispirazione div' .i.na , o che sia innata in noi. C'è anche, 1mrlroppo, u na n efasta volontà di servire in tanti uomini, specialmente in questo momento, co– mo dimostrano le folle fasciste tra Ju borgMsia e le folle bolsceviche tra li proletariato ... -Peggio per loro! - le mandrie, sia di pecore che di lupi, che cosa pos~·ono interest.tlrci? . -e•intHessano molto per combatterle, o per convm– cErlc perché sono quelle folle che, anche se mino• ranzt~, servono a opprimere come forze attive la mag– gioranza ina,tiva, e le opposte minoranze ribelli compresi noi stessi La nostra servitu é an,,he deter– minata dalla aervilu degli altri, e non soltanto dal– la prepotenza. di pochi o dalla nostra debolezza nume– rica O personale. 'l'i dicevo che la volontà di r~volta non é innata in nessuno: bisogna educarla in sé stes• 8 ; e negli altri; e un modo ùi formar;a e svilupparla consis.e appunto nell'ideale da opporre alla realta or– l'ibile elle tende a schiacciarci quotldianam_ente nel- 1,, sue spire. L'Ideale e la rivolta sono inseparabHi: i! primtJ senza la seconda sarebbe un vano e ste~·1le sognare ad ocelli apert:l; la seconda senza il prnno s~rebbe 1·1,pera altrettanto vana e dannosa del menar tolte da orbi attorno a sé con una benda sugli oc– elli ... -Nienrn bend:.! - scatt6 il mio amico, quasi sen– i endosi offeso - li nemico da colpire si dev& ve– ùerlo. Bisogna colpire forte e mirare giusto, senza preoccuparsi del redto. . . . -1\Ia anche per colp'ire forte e mirar giusto, h1- scgna che ci .Jiano uomini che ne abbian la forza. e ..$appiano miraro giusto Di uomini isolati che alJbia- 110 una virlU cosi e.~cezionale ce ne sono pochi, sono unn eccezione rara attraverso la f.loria, resa ancor più rara dal caso sfarorevole, dalla mancanza di mezzi materiali, ecc. vpol (ljjlf1 possono scaturire a~– sr.i più facilmente da un popolo, o da una collettlvt– lU. già !;l:adagnata ad una idea, ad una aspirazione al meglio, ad una coscienza rivoluzionaria, cllr. da unr. massa informe cieca e sorda, supina e solo scossa ùu qualche eccesso improvviso ùi sofferenze. Da que– BL'ttltima solo per caso pu6 scaturire chi prende nel segno; per lo più ne esce ~olo qualche esasperato e disperalo chò si 1'ibella alla meglio o alla peggio, s~nza badare al segno, E allora possono prodursi f·it!i, da .sssomigliare ai movimenti bruschi di uri. disgrazia,o incappato in un acquitrino, che é Inca– pace per Ja sua stessa. disperazione di calco!are lo sforzo occorrente e la direzione verso cui farlo, e ad ogni movimento brusco affonda di più nella melma micict·raie... -Questo sembra, perché i ribelli oono per lo piu lasciati soli dagli altri, sconfessati o tutt'al più g:o– rificati a parole. Se invece gli altl'i li seguissero, o se. gettassero la corda al caduto per trarlo fuori dal– racquitri1:o, per seguire il tuo paragone, la ,~osa 8U~ n-bbe diversa. -Tu dici: se ... se ... se ... ! A furia d'ipotesi fa vorevo!i anche la tesi più infondata di renta plausi– bile Se gli altri seguissero! lu dici. Ma perché 11011 seguono? come fare perché seguano1 E come fal'e, aggiungo io, perché in ece di rivolte esclu~ivamente impulsive O cieche, insieme a queste (poiché se ne produrranno ~empre, per la provocazione esasperatri– ce dell'oppressione), altre se ne determinino in rap– porto con Io scopo, guidate dalla ragione, che signi– fichino tlno sbalzo in avantr, se La ragione nou ha un forte senllmenlo idea!e per guida e uno scopo de– terminato, visibile, che gli altri possano comprende– re per seguire anc0'essi? -L'odio, ecco il sentimento che pu6 guidare all'a z!one, invece di sogui•utopisticl. Quello vede ,,hiaro il nemico da coll)ire ... -Non é cosi. L'odio é come un forte alcoolico: in un dato momento pu6 rendere lucida la mente <! si– curo il 1,raccio, ma solo a patio di essere proporzio nato all'organismo e qui11di in una dose determinata, e di non dirnntare abitudinario. Se te ne ubriachi (come purtroppo avviene quasi sempre) o col lungo uso ne saturi l'organismo, il tuo braccio san, sempre tremante e l'occhio sempre turbato. Di per sé l'odio é reso cieco dall'esasperazione che ]o genera; e, CO· me la bomba, non colpisce quasi mai nel segno. Vi sono momenll, casi eccezionali, in cu'i l'odio, come um, bomba, pu6 esplodere a tempo e luogo opportu– ni, e aprire d'un tratto una via che sembrava. inac.;es• sibile; ma ci6 avviene raramente, e richiede ancor pili che l'odlo sia subordinato alla ragione, ad una volontà determinata da un grandiltimo amore oppo– sto, perché il suo scoppio non semini rovina e morte proprio in mezzo a coloro che si vorrebbe redimere. --Ma che cosa mai vuoi redimere? La redenzione d~gli altri é un concetto religioso. In realtà noi rl- belli vogliamo redimere noi stessi, d'accordo con quel– il che ci seguono i quali vog!iono redimere se stessi. Gli altri non hanno importanza, e per lo piu sono nemici perché complici e sostenitori degli oppressori. -Il tuo é linguaggio del super-uomo, che per6 ha un valore esclusivamente letterario, di effetto. Nella realtà non é cosi, per i ribelli veri, i ribelli d'azlo• ne Noi "ribelli" che ci ribelliamo con le nostre chiacchiere aJ caffé, oppure alla tribuna se orator'i, o nei gio,·nali se giornalisti, in fondo facciamo una propaganda di ribellione (utile anch'essa, si capisce) ma che non é ribellione reale, e che quindi non ci da aie-un diritto di crederci super-uomini. I veri ribelll, rhe insorgono col fatti anche se per caso parlano un linguaggio erroneo come li tuo, nella realtà non re• dimono se stessi, - a meno che tu non ch'iami re. rhmzion,) In prigione o la morte, - ma invece, ubbi– dendo al bisogno altruista del proprio spirito, si sa– crificano per redimere gli altri. .. -Oppure per Eaziare il proprio odio! -Pu6 darsi. Ma questi t'ho detto già, son quelli eh~ piu di rado colgono nel segno. E se per caso rie– scc,no, anche se non era nella loro intenzione, é sem– pre a vantaggio degli altri che banno agito, in quan– t•, solo gli altri possono profittarne, e non i ribelli che hanno invece fatto il sacrificio di se stessi, "Per gli allri", Perché se non si libereranno gli altri, non potremo mai liberare neppure noi stessi; e noi sa remo tanto pili liberi, quanto piU numerosi saranno i libe1'l attorno a noi. Come vedi, proprio coloro che tu chiami sprezzantemente "gli altri", sono quelli che contano, che importano . .. -Come? anche gli incoscienti? anche i servi vo· lontari? anche gli strumenti atlll''i o passivi dei ne• miei? -Si, anche loro. Naturalmente, nell'atto di un con– fli .. to armato, se viene contro te od i tuoi amici una sr1uadra di soldati decisi a s1>arare, tu non puoi sta– re a far tanti ragionamenti sulla loro incoscienza sul fatto che son vittime come te, che hanno donne e figli che li aspettano a casa, ecc. Tutt'al plu puoi fare un tentativo disperalo 'invitandoli a rivoltarsi anch'essi; ma. se non li vedi subl,o voltare il cal– cio dei fucili all'aria, ma al contrario ti prendono di mira, allora tu e i tuo'l amici sparerete, possfbilmen• te pel primi, senza complimenti. Sarà vostro diritto e vostro dovere. Mn poiché non tutti I giorni capi– ta il couflitto che t'ho detto, nei lunghi periodi di preparazione ùel conflitto decisivo che ci auguriamo, noi abbiamo interesse di guadagnare alla nostra cau• sn que:Ji eh~ domani potrebbero ,/parare contro cli noi, quelli che oggi sono incoscientemente serll( vo• Jontari e strumenti degli oppressori. ' (La fine al prosshno n111nero). Luigi FABBRI Lutto nostro Felice V ezzani e Giuseppe Turci Due gravi lutti nella nostra famiglia, 1>e1· la ,norte <Lcgli aniici e compagni ./<'e/ice Vezzcrni e Giuseppe ~"'urei. 11 ,io.ire Vezzan1, fratello di lt1voro 11elln stampa unarchica cla quando entrainmw nel inovi111,ento (egli ci era da molti anni vrim,a cli noi) é ,nwto a Parigi !'ll febbraio u. s. 1, 11 ver qualche temz>~ anc.l1e qu, in A,nerica, dove ,·ewasse qua!che periocUco a Sa" Paulo del BmSi/c. e rt Buenos Aires intorno al 1894, Era <Lei gruppo e<Litore de "La Lotta U11uma" cli Purigi e suo collaboratore. Certo avrebbe ro,.Zaborato anche in STUDI SOCIALI. . ." E' mò.-to rt 74 anni, ,na m:ei·a 9iovanissi11ti il C'ltore e il cervello, pie1i.o co· 1n'em ài bontcl, à'inteillig,mza, ài svirito cli sacrificio, z~er noi non er,1 solo 1tn am,.ioO e 1n1, compagno; ero ,wi frateuo ,naggfore, u11 vaclre, Di Giuseppe T,m,il sapvianio so~, che é 1110,110 il 7 di febbraio a R011ia, spinto alla tomba an– cora giOvanissinw, · dalle per&eC'ltaioni fMciste, . i" conseguenza clelle quali a11•1nalo _di bro11co-pol11wnite. b' res ..1to fino all'ultimo fedele alle nostre idee. Gli cfi1:eni1n m.~ am ic1, quando fu solerte ed atti,vo amni.i· 1,istratore di "llntanild N•ova" e di '·Pensiero e vo. lont( ..' in Ro11w; e ci fu amico iinvareggìabile. Era ·una bella figu,·u. di ope,·aio labol'ioso e intelligente, sempre m v1"imri fila nella lotta e 11ei posti <Li '11ag– {!iore rc.~ponsab,iita. Lasci<L nei <Lolore wna giovane 1to1111,(j sua compagna, ecl '"'a bin•ba. No,( aggi101igia11111 paro,e che sarebbero i111ttili. Al· le fa11i,glie clei a,i.e cari scqm,p<Lrsivo/r, il nostro 'IJC"· siero angoscialo, con le cowtoglia1'z.e viu vive viene a, affetti e d~ ncordi. · LA REDAZIONE Questo numero di STUDI SOCIALI esce con ,ilcuni giorni di ritardo sulla. sua. data, per cause indipendenti dalla. nostra. volon.ita.Forse, in conseguenza. di. ci6, anche il prossimo nume– ro non potci uscire prima. dél 16 aprile p. V:• Ma. i lettori compredenderann9 11 ce .né ·s~11,s_e- ra.nno, · ' · ·'

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