Studi Sociali - anno I - n. 1 - 16 marzo 1930

me l'hanno concepito i suoi migliori teorici, noi siamo del tutto ù 'accordo; e pur pensando che il cammino verso l"lfn-archia e l'autarchia pas– si primi: per il socialismo e In democrazia, io vedo arri,·are il momento in cui la formula "liberta" dovra di nuovo levarsi contro la fot– mula "stato socializzato". Vostro, fra'tetnamente H. DE MA.i'/ Evidentemente, per capire la portata di questa let– tera bisognerebbe aver presenti gil articoli di Gobbi ed anch•: il libro dei De ·Mau, che é stato tradotto in quasi tu'.te le lingue (compresa la spagnuola eù esclusa l'italiana). Qui et limitiamo a ricordare che T. Gobbi notava 1iel suoi nticol! coine molt& cose dette dal De Man le avevano de.te in pr~cedenza degli scrittori anar– chici (r..isa dei resto ammessa dal De Man medesl– mù), che non pcoo dello spirito che anima il De Man é Intimamente libertario, e che le sue conclusioni su certi punti erano inadeguate alle premesse, mentre pili rispon_denti a qu~ste sarebbero state delle conclu• sloni anarnhicbe. Sembra che il De Man non sia lontano, ora, dal giungere assai vichi() al punto cui era arrivato GOb· bi. E ci6 ~i cori1prende. Avendo li De Man abbandona– lo, o meglio superato, il marxismo ,~ol far derivare l'ideale socialista da fattori psicologici e non econo– mici, egli si avvicina ancor piti spiritualmente a noi anarchici, anche se i suoi metodi e le sue concezioni polillc)le non collimano con le nostre. Bisogn~ tener conto, per ,,omprendere l'importan– za dell'orientamento del De Man, che questo non é solo l'universitario, l'uomo di gabinetto, ma é anche il militante attivo ch_ecome delegato e traduttore ha partecipato ad oltre 200 congressi operai e social!stl lnternazior.ali, che ha lavorato come giornalista, co– me operaio manuale e come direttore della "Ecole OuvriéN Beige·•, Quindi questa multipla e svariata attiv!U. .;Il ha dato modo di studiare dappresso la for– mazione, e lo sviluppo della mentnllt/a operaia e so– cialista del diversi paesi. Gia. nell'ante-guerra li De M)an, pur restando Il marxlst,-. ortodosso di prima, si sentiva portato a ve– dere le cose c~n una. mentalita. pl(1 larga del mar– xismo puro. !\fa la guerra, l'impotenza dell'interna– zionale eot'!ialista, la mattreotazione di sentin,-!nti pa– triottici e nazionalisti in strati opera.i cne già si cre– deva fossero <·onquistati all'internazionalismo; Je consegu6nzt· della guerra in Russia, In Europa e ne– gli Stati Uniti, ch'egli ebbe ~,casioue di studiare sul posto; t.i1tto ci6 hn trasformato quello che prima era un semplic(, stato d'animo in una vera insurrezione contro il marxismo, e si é concretato in una patente requlsit.01-:a antimarxista. Non é i! caso per noi, naturalmente, di fare una discussion~ su elementi cosi scarsi come quelli di una cosi breve lettera, sopratutto perché ci corre l'Ob· Wigo di attenderE> che Il De Man abbia completamen– te elaborate e rese pubbliche le sue idee e le nuove conclusioni che annuncia nella sua lettera. Per esem– pio, interessantissimo saia di sapere come secondo lui li cammino élell'anarchla passi prima pel s~,ialt– smo è ta "democrazià." Ma certo é, in ogni caso, lu– singhiere per noi anarchici che il suo pensiero ora coincida, lavorando egli da due anni in quel senso, cor. le c1·itiche del compagno Gobbi, poiché noi pos• siamo vedervi una dimostrazione di pili della bon · à delle nostre idee. LA REDAZIONE Bibliografi.a On.>t- q1ies10 tilolo.pul>bl·ichere-mn rifer·i11>te1tti e com- 1t1e11N critici S'ILilibri ed opuscoli clic si p11bblicano S11llaqu-~otione1;ociale o in rapporto "°" essa, ckei ver– ranno a nostro conoscenzci, sia che compreremo di nostro ·tasca, sia che ci siano inviati d<, editori o <m~ lori. Pubb!iche,·emo rmche ,·ecensioni di libri che ci fos– Bero i11villte da eventuali collaboratori, ai quali per6 racco1>iandiamo la ·massima brevitli e la indicazfoue, pei lettori, di tutti ì dati bibliografici consueti (tito– ro, 110111.i ~!l'autore, editore, cittd ed anno di puO 1,/-icazione, nùmero delle pagìne). Di tlltti ì libri od òp11scoliinviatici in doppio_ escm• BibliotecaGino Bianco STUDI SOCIALI plarc si fard, sem.pre, e in ogni caso, u.na recensione Resia per6 inteso che si1 questi come Sl! tutti diremo 1-i nostro ge·mdno pensiero, anche se ostile, poiclle vogliamo anche di queste, rnbrica fare una p«lest,·ll ,t'idee, ~ non una. piibb!icazio11e di ISO!fietti o ai "re clllme" senza significato. u oaHKINA rOUTIGA D[l fAStlSMO Esiste una dottrina fascista? Certo, 'il fascismo, movimento ùemagogico senza iJ~op 0 ben determinato in origine e divenuto in seguito, f.iotto la spinta de gli avveniment'!, un movimento raccogliente in sé tut· te le forze della reazione, non ba alcun carattere originale proprio e non ha afferma.to alC'un princi– _plo nuovo o per lo meno rinnovato nel mondo. Ma non é senza interesse il precisare quale dottrina é stato costretto a formulare per completare la contro– rivoluz'ione preyentiva che si proponevano tutti co– loro che l'hanno appoggiato e favorito più o me– no direttamente. Ricordiamo anzitutto, nelle sue linee essenziali e trascurando i part4~olari, quale é stat~ il cammino dell'idea politica dalla Rivoluzione fran-cese in poi. Questa proclam6, al posto del diritto divino de·; re, il diritto umano dei popoli. Cile questo diritto sia stato truCfato in gran parte al popo:o dal nuovo feu– dalismo del danaro non toglie che 'il fatto storico resti lo stesso d''Llnagrandissima importanza. e che le conseguenze ne siano state considerevoli. Praticamente, i diritti dell'uomo s'i sono sopratut– to concretati in un dirittJ di critica, di controllo e di. lim'itazione del potere dello Stato. Le reazioni ter- 1nidoriana, napoleonica e della Santa Alleanza non riuscirono punto a so1iprimere tale cli.-itto. Nel 1830 la rivoluzione dei liberalismo conservatore lo assi– cura all'inizio alle classi colte e possidenti. La rivo– luzione democratic" del 1848 non tarda ad estender– lo. per mezzo del tlaffragio mùversale, a tutti i cit– tadini. Tutto ci6, s'intend&, -in ·un modo pii,ttosto teo– rico e formale che pratico e reale. Venne poi, non il socialismo ma ci6 che s'l é fini– to col chiamare col suo vero nome: 1a democrazia svelale (social-rteu, ~kra.ie) . Questa si é proposta, non la trasfol')llazione delle forme cti propl"ietà e d, tut– ti i rapporti sociali, ma scmp!icemente (li applicare a! Capitale lo ste</30 diritto di critica, di controllo e di limitazione giti. esercitato verso lo Stato. ':Putte le leggi preconizzate dai diversi part'<ti socialisti nei vari parlamenti non mirano aù• altro che a questo: controllare e limitare .Ilei" Jllezzo delio Stato il pote– re dei capitalist'i. Il fascismo ha risalita, in senso opposto, questa corrente storica, ner lo meno logica, malgrado ~ia stata insufficiente a risolvere il problema dell'eman– cipazione del lavoro e dei lavoratori. Se l'é presa all'inizio con la democrazia soc·~alc (organizzazioni sindacali, cooperative e politiche degli operai), poi con la demcprazia radicale borghese ed infine col I:· lJeralismo conserYatore medesimo (senza contare na– turalmente le frazioni pili avanzato rivoluzionarie ed anarchiche, del proletariato), per' ritornare allo , Stato assoluto di mia. volta intollerante d'ogni cri– tica, controllo o limitazione al suo potere. Per arrivare a tanto, q·uale dottrina ha dovuto in vocare, li fascismo? Nessun'altra che quella di un pntere forte che, per essere tale, non solo non pu6 tollerare d'ess~r controllato, criticato o limitato dal cittadini, ma non ricono1,ce ad essi niun altro dirit· lo fuori di quelli che lo Stato nel s110 interesse r>· conosce, salvo a toglier loro anche questi non appe– n,, gli sembra opportuno. Una simile dottrina de.ve a forza negare i diritti deiruomo per far ritorno al c.li1'!tto divino. L'organo del Papato, "L'Os~ervatore llonwno, non nia.nc6 di farlo rilevare, fin dal 1927, nconoscendo che la dottrina fascista si accorda con queUa cattolica. nel "condannare un sistema che, respingendo i principi'i nssol-uti e trascendentali dà basi talmente instabili all'ordine t•aciale, da per;net– tere di affermare che anche il conser,·atorismo l'ibe– rale é logicamente legatn ~Ile più estreme consegue1t– ze rivoluzionarie". u1na volta ammesso che l'autorita. pu6 essere di· scussa, é facile arrivare alla sua. negazione; cosi, per imporsi essa deve farlo nel nome della divinita medesima, che é la sola autorita indisc-utib'ile. La ti· rannide non pu6 adunque non accampare forzatamen• te un suo carattere divino. Ci6 spiega moll:o bene il clel'icalismo fascista. • •• Lo Stato a gcverno assoluto instaurato eia! fasci– smo no,, poteva naturalmen:e tollera.re alcuna auto• nomia locale, per quanto questa fosse in Italia as– sai limitata an,,he prima del fascismo. Il comune che si amministrava con una relativa ind'ipendenza, che nominaYa il Consiglio municipale ed il Sindaco, fu soppr-,sso; e non ne resta piu che la denominazio– ne di una divisione amministrativa, con a capo un Podeata., specie di dittatore locale nominato dal po– tere centrale e interamente a lui fedele. La soppres– s,one ùei Consigli comunali port6 con sé quella dei Consigli provinciali •(corrispondenti ai Consigli ge– nerali in Francia), e il prefetto, che anche prima del fasc'.ismo era di nomina regia, divenne a sua vol– ta il dittatore della provincia. Bisogna notare lnol· 7 tre, che, accanto all'autorita. ufficiale, v'é anche quel– la dei "Fasci" locali, ai quali podest~ e prefetti, sen– za contare la ste::;sa autor'ita. giudiziaria, non possono ii più delle volte opporsi. Non parliamo poi del Senato e del Par!amento italiani! Ogni opposizione vi é interdetta; resa impos• sihile alla Camera dei deputati dalla stessa ella com– posizion-,; impedi:a di fatto al Se'l:,to coa la intimi– dazione pill vi01enta contro i pochissim'i che osano ancora votare contro ii gorerno o fare qualche !eg– gE-ra riserva. Camera e Senato nOll ai riuniscono in realta che per sanzionare pedic'-3equamente tutto cio che é loro proposto per la forma, e per dare a Mus• solini e qualche volta ai suoi ministri l'occasione cli qualche discorso a effetto, demagogico o di politica estere.. La formazione e il modo di composizione della Camera mutate ultimamente sulla base delle chdi· centi corporazioni, banno avuto appunto tale scopo. E sembra che anche il Senato sara riformato nello stesso senso, mentre le sempre nuove nomine di se– natori faq'!isti ne hanno gié. cambia~o tla un pezzo il ~arattcre. Che il Fascismo si proclami da sé uno Stato cor– porali vo uon é cosa cui alcuno può attribuire impor• tn.nza di sorta; sarebbe somma ingenuitii. vedervi an– che solamente un esperimento interessante. Di che Ui tratta. in realtà? Un potere, per esser veramente nssoluto deve anche dominare tutta la vita cconon1i– ca Di qui l'idea di sottumettertl .,! coi,trollo dello Stato ogni attività economica e d'impedire d'esercita– rne a'cuna a coloro che non fanno esplicitamente at– to di adesione al regime. A tale scopo nulla pu6 me– g'lio serv'!.re elle delle corporazioni create dallo Sta- 10, dopo aver proibita ogni associazio!l.e libera, o a– verne resa praticamente impossibil11 l'eflintenza, e ùo– po averne assorbite tutte le funzioni che vi costitui– scono 1n.sua ragion d'essere. Esistevano già delle i,orporazioni operaie ai tempi de,ll'anti'.!a, Roma.. Levasseur nella sua HtstOire 1! 1 ?.i; cra•;.es ouvrMres avant 1789, dice: "Per quanto 1011- L'.lnosi risalga nella storia o nella tradizione si tro– vano a H.oma delle assoc'.i.azioni, e parttcoiarmcn(e delle associazioni di mestiere, designate dagli scrit– tori so!t0 i nomi di co~leg'i-umr, corpus, sodalila8, so– cialltin1n_ etc.'' La loro funzione é cosi definita da Waltzing: "In– somma, la religione, la cura dei funerali, il deside• rio di diventare più forti per elevarsi al di sopra del comune della. plebe, il desiderio d'i fria.ternizzare e Lii rendere più clolce la loro penosa esistenza, tali erano le sorgenti diverse di quell'imperioso bisogno <.l'associazione che tormentava la classe popolare". Levasseur, dopo avere rintracciato in seguito le difCerenti f<1siper cui quelle organizzazioni piii o me– no libere, a,utorizzate o tollerate, sono l)assate, ci racconta come esse divennero più tardi iilslituzionl di Stato e strumento della tirannide imperiale: "Gli imperatori arrivarono, nel IX secolo (1) i. <:onsider (l.re il lavoro industriale non come un dit.1t· to da proteggere, ma come un servizio pubblico, di cui essi potHano esigere il compimento, ed i col– legi (corv 0 raz;,1oni) come un organo di ta!e servizio gssi lo esigevano tanto piii rigorosamente in quantò il servizio interessa,·a sempre piU la sussistenza di lloma e del'c grandi citta.. Di qui, le obbl'igezlonl che pesarono sui collegi dei navicella!, dei fornai, ed an– che le immunita che ne erano la compemJazione. Nel IX secolo. quando l'industria languiva, e gli artigiani c()rcavaao di sottrarsi a un lavoro divenuto lndub– ltiamente- improdutt'.ivo, gli imperatori, considerando quel lavoro come una funzione di Stato obbligatoria, trattennero per forza i membri nei loro collegi, e il collegio divent6 una specie di prigione. "Le man'ifatture dello Stato, reputate più neceslla– rie ancora di quelle dell'alimentazione, erano una rera prigione per gli uomini liberi come pe; gli schiavi che vi erano addetti, ed i lavoratori erano rnarr~hiati a ferro rovente come il bestiame. "Invece d'essere una persona, che si movesse e ag– gruppasse liberamente nel quadro di una organizza• zione protettrice, l'indiv'iduo non era piti che un fram– mento di una impalcatura gia. fradicia, il quale non poteva spostarsi, o che bisognava sostituire imme• cliatamente, per timore che l'ins'ieme del sistema ce• desse e che tutto crollasse". Non é dunque la prima né la sola volla che noi vediamo uella storia la tirannide impadronirsi cosi dell'organizzazione economica. La monarchia feudale foce lo stesso per vincere ed asservire i Comuni li– beri. Le corporazioni libere che· aveva11 costituito la forza dei Comuni e la loro grandezza, furono ri– dotte <t. istituzioni regie e da allora non potevano es– ser 1Ji(1 che un'arma della tirannia. Il medes'imo Le- vasseur ce lo fa notare: · · "Solo 1,u ignoranza della storia i giornalisti han- ( J) Non é mare ,iotare ohe nel IX secolo de.l'era crist-ian,,:, l'lm,pero Romano aveva cla un pez.zo ini– ziato il periodl' deTla S1UL decadenza; ed a1llora co– minciava lo sfacelo vi,i t11rpo.Poiché i.l f,1scisnio pa,·– la cost spesso di "Invper-o~', di "Joo,manifti", ecc. non é male costatare che il reginie fascista p1t6 avere qualche 1·assom{{/fanza, t1tn;are dei preoedenti <~ile su.e 1niS1tre tiJra·n11tiehe, ai suoi es-pecl-ien-t;,. alle su• lJrU,tlure sangu,im.ose, so.lo tn qnell'orribile per·iOcbo <lcllar.torici ili Ro,na che o•:i storici soqz;ono ch(o,,na r 1: il "Basso bnperio" e 110,tt fu. ahe 1t11a storia svaven– /JJsa di delitti,, <li degenerazioni, di vazzie sanu1tima-– rie, ai niiseri.e e <li rovine, che di li a poco l1aseiava– no il passo a t·utte le i,wasioni barbariche

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