Lo Stato Moderno - anno V - n.3-4 - 5-20 febbraio 1948

.54 LO STATO MUDERNO rome centro, coi suoi alleati. E poi, a pagare per tutti, resterà il socialismo, fagocitato dal P.C.I. a sinistra, scisso in sette od otto tronconi malcombinati e rivali, senza « base » a destra: li conteremo i voti dei « piselli » al cui congresso c'era meno gente che a quello del Partito di Azione. La vera « terza forza» non mi pare possa dunque consi– stere in un evanescente o traballante socialismo, o - com'era assai più desiderabile - i.n un partito radicale moderno che non si riesce ancora a mettere in piedi coagulando liberali di sinistra e repubblicani; bensì in quella capacità tutta indigena di « correggere » con la pratica disforme, e l'inosservanza delle leggi, le castronerie dirigiste dei partiti e del governo, che co– stituisce il genio della razza. Finora, il paese mostra più buonsenso de:le forze politiche che gli si agitano in corpo e le declamazioni non fanno gran presa, salvo che. si dice, nel Mezzogiorno, dove il P.C.I. trova, grazie· alla cieca ottusità degli agrari e dei feudatari, dei proseliti, e si sviluppa. Ho riletto, in questi giorni, cadendone il centenario, i; « Manifesto » che conserva ancora, come un vino vecchio, vigore e frizzante, e vi ho trovato un punto morto, e uno vivo, entrambi assai curiosi. E' defunto il concetto di immiserimento progressivo del « pro'.etariato » giacchè Luigi Filippo e :·emichissez-wus hanno trionfato in America con gli a:ti salari e in Europa con un più diffuso benessere gene– rale; è tuttora attuale e mordente la critica ai socialisti in fase d'imborghesimento. I tempi nostri vedono infatti, l'un contro l'altro armato, il capita:ismo «puro», (che tuttavia può benissimo intendersi coi meneurs sindacalisti alle spa::e cle:la coI:ettività) e !o statalismo pseudorivo!uzionario, guidato da un nucleo disciplinato di politicanti di professione; ma sem– brano mostrar ripugnanza per :a socialdemocrazia che non è carne nè pesce, giacchè questa - salvo che in lnghi:terra, e provvisoriamente - ha lasciato passar la sua ora. I baroni de: sindaca:ismo e i rappresentanti dell'alta finanza, mostrano un certo dispregio per quegli aspiranti piccoloborghesi che sono i socialisti a:Ia Lèon Blum, incapaci di levarsi alle a:tezze de! vecchio partito radicale, che sa~va a:meno fare i suoi affari, e amministrare. Le forze po!itiche senza substrato e capacità economica, son destinate a finir male: vedete come la D. C. stia scontando la mancanza, neI:e sue file, di gente di prim'ordine nel gestire e dirigere que: grosso affare ch'è lo Stato (l'inesistenza amministrativa di De Gasperi è una debo– lezza insormontabile) e sopporterà, elettoralmente, le respon– sabi:ità e l'impopo:arità dei liberali e « tecnici • che si è associati. Proprio per queste cause, la D. C. che qua!che mese fa sarebbe partita gran favorita, oggi teme che il Frnnte popo– lare arrivi in testa, o almeno in posizione di cui si debba tener conto riportandolo al governo, o a questo possa preten– dere. Essa avrebbe avuto bisogno di up grande uomo d'affari, e non ha trovato che Campilli e Bertone; e dei quadrumviri Togni, Tremel!oni, Merzagora ed Einaudi, il più abile non è cérto il primo! Si avvia dunque alle e:ezioni sfruttando lo spettro de: comunismo, e i br<?nto!ii di tuono che giungono dalla Cecoslovacchia possono aiutarla a rovesciare la situa– zione, che altrimenti sarebbe dubbia ... A influire su di éssa non sarà certo la candidatura di Sem Benelli, che agli occhi dei memori richiama la Lega italica (che qua'.cheduno battezzò allora: pitalica) da costui fondata durante la crisi de: de:itto Matteotti: ad ogni svolta della politica, ci ritroviamo questo commediografo tra le gambe. Ancora nel 1935, lo pungeva vaghezza d' etiopici allori, e i,ar difficile ch'egli - epigono sfortunato di Gabriele - riesca ormai ad avere la sua Fiume; nondimeno, tenterà in– stancabile finchè avrà fiato. Lo nominiamo in quanto il suo caso è il più caratteristico del:a frego:a che sospinge certi intellettuali a parteggiare, invece di tenerli attaccati al tavo– lino a scriver poesie drammi e romanzi migliori di quelli che i nostri volonterosi editori si affannano a presentarci. L'altra sera, c'era chi organizzava un antifronte letl'erario, clan contro clan, e non è escluso che prima de: 18 apri'.e si riesca a metter insieme due squadre rivali di pennaiuoli di destra e di sinistra e a far giocare loro una partita di foot-ball politico– ricreativa. A me, impenitente e autentico liberale, queste fac– cende fanno nausea, giacchè chi ha il malvezzo di scrivere è padronissimo di difendere !e proprie opinioni stampandole, ma bisogna gli nascano spontanee nel cerve[o, e non siano ;; risu:tato de:Ie « direttive » di qualsivoglia partito che lo paga o lo alletta, con promesse di ricompensa, a servire. La data magica de: 18 aprile ha poi uno strano effetto: la paralisi economica. 1o:ti aspettano, per decidersi a com– prare e a vendere, i: giorno fatale, persuasi che « dovrà succe– dere qualche cosa». E' un fenomeno storicamente ben noto, queUo della grande pe11r che in determinati periodi afferra cerve!:; nervi e ventrico!i, e poi scompare com'è venuto. lì 2 giugno 1946, in non pochi ambienti, aveva fatto la sua apparizione, e l'Italia entrò in repubblica senza che fosse stata tirata :a coda a un gatto. Una vo:ta tanto paradossal– mente ottimista, ritengo che (salvo una crisi internazionale) avremo ;; bis il 18 aprile, poichè nella gente del nostro paese c'è più buonsenso che ne:Ia testa dei caporioni dei vari partiti. Qua:e sia il « b!occo » che vincerà le elezioni, troverà una forte opposizione che g:'impedirà di stravincere, e che se rimarrà e si svilupperà suJ. piano parlamentare, sarà 110n solo utile ma benefica. Travalicando invece le regole costitu– zionali, ci si andrebbe difilato a cacciare in un meccanismo di riva:ità internazionali che ci strito:erebbe, e nessuno in Italia lo vuol.e. Cli osservatori che preferiscono ,a'.Ia fi:osofia politica il guardarsi d'attorno, hanno notato con quale slancio « tota– litario» si sono tutti gettati a far carnevale, dimenticando alfine la guerra, aggrappandosi ai beni deìla vita, sfogando :a natura sensuale e scettica, bonaria e godereccia, che è il comune deneminatore italiano. Da noi, in pieno « governo nero » le ba:Ierine deI:e riviste compaiono coi seni al vento, e la ~ente accorre e dà mance alle cassiere per assicurarsi i buoni posti. Salvo che per pochi « militanti » esa:tati, la caccia elettorale è quindi uno spettacolo, e se dovessi dare un con– sig:io o « comp'.ottare » direi ai miei compatrioti: - Votate in modo da avere una società politica al 50 e al 40 per cento, e oercate ad ogni costo cli potenziare quel 10 per cento di eterodossi e indipendenti che vi assicurano la libertà, alla faccia dei vari « segretari del partito », i quali vorrebbero pri– varvene, per costringervi a ,indossar la :oro divisa, e a ripetere indrappellati il ritornello dei Deux gendannes di Gustave Nadaud: Brigtulier, répo11daitPandore, Brigadier, oous aoez raiso11. Tutto ciò a patto che Benes riesca a far un miracolo di equi:ibrio, chè altrimenti la campana suonerà a morto per !a pace d'Europa. ARRIGO CAJUMI

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