Lo Stato Moderno - anno V - n.3-4 - 5-20 febbraio 1948

LO STATO MODERNO NO_TE QUINDJCINALI Il bi lancio. russo L'ultimo giorno di gennaio, nell'im– mensa sala del Cremlino, i deputati •del Soviet Supremo si sono riuniti, pre– .sente Stalin, per l'approvazione del bi– fa,n'C:o di previs:one per il 1948. Erano a•ssenti, e l'assenza fu molto notata, Sir M. Peterson, ambasciatore della Gran Bretagna, e M. W. Bedell, ambasciatore -degli Stati Uniti. Il bilancio prevede, 5€<:ondo la rela– :zione del ministro deile F:nanze Zve– rev, un'entrata di 428 ed una spesa di ::387 miliardi di rubli, con, una ecceden– za attiva di circa 40 m.il !iard.i. In con– fronto agli eserci7d precedenti si nota un aumento di spese per investimenti economici, per le manifestazioni cultu- 1.'aH .e le previdenze sociali. Riguardo a<lle entrate, come ha notato· il mini– stro Zverev, contro i 28 milillrdi de:lo scorso anno per le imposte dirette en– treranno quest'anno nelle casse del!o Stato 31 m::liard,i e 100 milioni, senza che si aumenti l'imposta sul reddito. Sarà richiesto a1 diirigenti delle grandi industrie un ulteriore sforzo per ~ea- . lizzare il programma di produzione stabilito dal Piano. Ma la notlizia più importante, e che ha fatto parlare molto la stampa d'A– merica e d'Europa è data dall'annun– ciata riduzione delle spese militari, che si aggireranno sui 66 miliardi, cioè 2,5 miltardi meno dello scorso esercizio. La Pravda in un, comunicato nel quale po– ne a r~ffronto il bila,ncio sovietico c~n quetlo americano, rileva che mentre m Russia le spese per le forze arm,3,te non rappresentano che un sesto del totale, negli Stati Uniti si aggirano comples– sivamente suJ 30%. E' da obbiettare però che comparazioni reali .e 'c_oncl~– sive non sono possibili fra 11 b1lanc10 russo e queUo di un qualsiasi stato non comunista essendone diiyersa l'impo– stazione. La voce di bi~ancio più im– portante in Russia non è infatti quella delle « spese militari •, dimnniuita co– stantemente dop 0 la fine della guer– ra di pari passo colla smobilitazi~– ne dell'esercito, e che indica esclusi– vamente il procedere di questa smo– bilitazione· bensi la voce relativa agli investimen'ti industriali, e più particolar– mente all'industl"Ìa 1>esante. Ora, nep- 1>ure con questo nuovo bilancio si spo– stmo le direttive del Piano Qu:nquen– nale volte a un continuo aumento del pote~ziale di guerra, con la enorme pre– ponderanza data agli investimenti per !'·industria pesante {che produce o può prod·urre accanto al:e auto civili auto– mezzi mi1itari e navi da guerra accanto a naV'j da pa~seggeri) in rapporto agli investimenti nell'industria leggera e nell'agricoltura. L'industria russa, in una parola, non è vo:ta alla riconver– sione di pace, e continua a ripetere ~e le sue direttive da una premessa poli– tica ben precisa ed immutabi!'.e.' E' an– cor valida l'affermazione di Lenin (che diventa slogan per ogni sacrificio) che senza industria pesante la Russia ces– serebbe d'essere un paese indipendente. Sono aifferma'.liÌoni, si sa, ben difficili da correggere qu,nido sono portate sulla bandiera di una nazione che ha vinto la guerra. · Niente federazione balcanica Gli accordi fra i paesi ba,lcanioi, do– Po l'allontanamento di re Michele dal trono di Rumenda, erano apparsi come il pre.udio ad una più vasta intesa che poteva condurre ad una Federazione fra gli Stati dell'Est. iE in occasione del suo viaggio a Bucarest, Dimitrov sembrò confermare questo ind:rizzo dichiaran– do, dopo la firma del trattato d'amicizia fra Bulgaria e Rumenfa, che « i popoli democrati·ci dell'<Est preparano la via per una futura federazione•· Aveva ag– giunto: « Questa federazione verrà alla luce quando i popoH [o decitleranno in oonformità ai loro interessi ed alla lo– ro concezione della cooperazione inter– nazionale•· F'raittanto, il pr;mo passo da compiere era l'unione doganale, aperta a tutt>i gli Stati che' intendessero ade– rirvi. Ma, dQPo pochi giorni, venne il colipo di fulmine con un comunicato della Pravda che ribatteva le afferma- 2iioni di Dim'.trov iitb termini molto asciutti: • Gli Stati dell'Est non devono occuparsi di una problematica ed arti– fic'.ale Federaz:ione, J).è d'una unione doganale•· A Sofia, dopo la secca presa di posi– z.:one della Pro.vela, si notò un certo im– barazzo, e la staanpa uf1iiciale si preoc– cupò tld annacquare il senso delle di– chlarazionii• di Dimi trov, pur cosi pre– ci-se, rettifi,cando ch'e il primo ministro aveva voluto, a B_ucarest, riferirsi uni– camente agli accordi fra Bulgairia e Ju– goslavia, e che l'unione dogànale dove– va ferm2.r!ij unicamente a questi due Paesi, Dimitrov, dal canto suo, paJ .f.an – do :m un con·gresso del Fronte Patriot– tico, riconosceva « fondate elci opportu– n!e • le osservazioni della Pravda e assi– curava che non era neNe sue intenzio– ni auspicare un blocco orientale. ' Quali le ragioni di <?.lesto cambia– mento di fronte? Secondo le ultime informa/Lioni Di– mlitrov avrebbe tentato l'« apertura• di una FederaziOille fra tutti g]j Stati del– ·!'Est perchè sente la minaccia di ve- dere 1a B~aria• legat,a1 es.elusiva– mente alle potenze del Sud orientale, cioè praticamente alla più forte Jugo– slaVlia: m:naccia che potrebbe venire annullaita dalla più vasta concezione di una Federazione non, soltanto balcani– ca ma danubiano-bai'.canica, ,che porte– rebbe ad un più facile equil!ibrio di forze. Inoltre, ne:i futuri sviluppi della politica internazionale, una Federazione dei paeSi danubiani e balcailiici potreb– be dare ad e~i facoltà di respiro, e m un certo senso di indipendenza, anche verso il potente patrono cui interessa invece un incontrastato domiruio s1:1~li Stalli vassalli. Da ciò la presa di posi– zione russa di fronte alla quale non rimaneva che un pronto • obbedisco •· Sarà interessante seguire passo passo le vicende di queste asp)razionl e ~ questi ddssidi. Una previsrone tut1;a,v1a è facile: che, anche se si avrà una fe– derazione, non sarà certo coronato il sogno di Kossuth. La questione spagnola Furono la Francia e la Russia che so– stennero due anni fa all'O.N.U. con ma,ggior decisione la necessità di mi– sure atte a metter fuori· legge il regi– me franchista: mentre l'Inghilterra e Stati Uniti accondiscendevano più alla forma che a1'.a sostanza di queste mi– sure il Governo di' Parigi, quasi a vo– ler :Oetter fine con un atto imperativo alle lentezze ed alle indecisioni, decre– tava il 29 febbraio 1946 il blocco totale della frontiera dei Pirenei. Per intendere nel suo giusto valore la mossa francese si deve not.Me che col blocco si veniva a rompere il trat– tato eommerciale firmato cinque mesi prima e che prevedeva scambi per uq complessivo valore dd oltre 3 miliardi, a tuttp vantaggio per la Francia. La Francia si precludeva cosi lo sbocco della penisola iberica che ha sempre avuto per la sua bifancia commerciale notevole peso. Era lecito a~ersi che l'esempio francese fosse seguito dalle altre po– tentz.e democratiche con uguale rigore e disciplina. Ma, sotto i ponti dell'Eu– ropa è corsa molt'acqua da quel tem– po. L'affare spagnolo gira ora in mar– gine al ~oco po'.itico europeo e se pu– re, anche attuab:nente, la Spagna è te– nuta in disparte dalle nazioni alleate dell'Occidente ·con l'esclusione dal Pia– no Marshall e con, altre musure di ca– rattere più dip'.omaitioo che politico, gli interessi del mondo puntano in altri settori giudicatt, a ragione o a torto, di più grave rilevanza. Cosi, la posizione fl"ancese è dive– nuta .col tempo anacronistica e mera– mente polemica, parziale e di scarso effetto: e a consigliare un nuovo esame delJa situazione sono state certamente determinanti le gra•vi condizioni della economia interna. Il Governo Schuman, fatti i suoi con t,;,, e visto che l'unica na– zione che in quest'affare ci rimetteva era proprio la Francia, ha deciso di rompere il cordone sanitario riapren~o il 10 febbraio la frontiera. Si annuncia inoltre che al'la riapertura seguiranno accorda fra i due governi per la stipu– lazione di un nuovo accordo commer– ciale. In Spagna, do.po questi fatti, si è par• lato di capitolazione; anche questo è un indice di come gira la ruota dell'Eu· ropa, è una dimostrazione di che co~ va-'.gan 0 nel 1947 in Spagna - come ll1 Italia nel 1936· - i provvedimenti che sapeva prendere la Società delle Na· zioni ieri e l'Organizzazione delle Na· 7Jioni Unite oggi. Speriamo che non corrano presto an– che tempi per qualche duca d'Artgou· li!me... Fr. c. Direttore: MARIO PAGGI l Cond. respons.: GAETANO BALDA~ Sliab!llmento '111poi1'&meo: Vd.a Sellato, 11

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