Lo Stato Moderno - anno V - n.3-4 - 5-20 febbraio 1948

LO STATO MODERNO 55 Centrismo con riserva al E' stato un congresso di assestamento, più che di grosso battaglie politiche. Il P.S.L.I. vi ha <limo.strato una sufficiente solidità, piuttosto che una genialità ideologica o un dinamismo politico. La sua ragion d'essere e di operare ne è riuscita confortata, senza che si siano date ad essa nuove acquisi– zioni o nuove intonazioni. Comunque il congresso ha sfatato le apprensioni (o le speranze) di quanti credevano che il P.S.L.I. - o perchè lo consideravano un calderone poco con– sistente, o perchè lo ,itenevano incapace di affrontare l'auto– critica di un breve ma intenso passato, convogliante anche perplessità, incomprensioni, deficienz~ ed errori - non sarebbe riuscito a doppiare lo scoglio senza sfasciarsi, o, quanto meno, senza lasciarvi dei brandelli. Il P.S.L.I. a Napoli si è consolidato sulla linea politica adottata, ha ribadito la sua volontà di sostenere la lotta sui due opposti fronti dell'antibolsce~ismo e dell'antireazione, ha con– fermato di voler sostenere la battaglia elettorale con la pro– pria fisionomia. Eppure il congresso del Teatro Mercadante doveva af– frontare wrn situazione interna nuova, fluida e di recente con– formazione. Il convegno nazionale che il P.S.L.l. areva tenuto a Roma neHo scorso settembre - impegnato per intero, si può dire, sul problema della partecipazione o meno al governo - aveva trovato senza troppe difficoltà l'unanimità su di una detenni– nata linea politica, subordinando un'eventuale partecipazione ad uno spostamento a sinistra dell'asse governativo e avendo come obbiettivo massimo un governo a direzione socialista; ed aveva di buon grado aderito alla proposta conciliativa di Sara– gat di formare una direzione su basi paritetiche tra i rappre– sentanti delle due correnti che si erano manifestate. La solu– zione Tisultò non felice ali' atto pratico e non poteva in realtà esserlo in partenza: infatti se v'era una constatazione evidente da fare si era che le due tendenze di « Critica Sociale » e di « Iniziativa socialista» che avevano, con diversa impronta, ori– ginato -la secessione del gennaio 1947, s'erano col tempo dis– solte e confuse, per lasciar luogo a diversità di opinioni e di atteggiamenti a proposito di ogni singolo problema. La situazione di unanimismo (apparente o reale) durò così. ben poco. La partecipazione del P.S.L.I. al governo apri la po– lemica. Una doppia polemica anzi: se si era fatto bene o no, nelle particolari condizioni del momento, a partecipare al go– ,·erno; e se questa partecipazione non implicava da parte della direzione una violazione dei deliberati del convegno di set– tembre, non a tutti sembrando. sufficient,e giustificazione il mutamento delle circostanze a seguito della dichiarazione di Rialystok, del rifiuto del P.S.I. a qualsiasi combinazione go– , ernativa senza'; comunisti, della sempre crescente subordina– zione del P.S.I. al P.C.I, Mentre non pochi, che sulla parteci– pazione al governo o sulle condizioni di questa avevano ma– nifestato delle riserve, di fronte al fatto compiuto lo accetta– vano almeno in via provvisoria, si manifostò con crescente aspe– rità una cor.rente di estrema sinistra, drasticamente avversa alla partecipazione, reclamante una sconfessione dell'operato della direzione e addirittura un ritiro degli uomini del P.S.L.I. Ma, più che sullo specifico fatto dell'avvenuta ascesa al governo, questa corrente, che ben presto assunse inequivoci aspetti di frazione organizzata con propria stampa, insisteva nel denun– c:are un'involuzione latente o palese all'interno del partito, che rischiava di comprometterne il carattere socialista e di provoca– re un sempre maggiore a!Jontamento dalla classe operaia. Va tuttavia notato oome l'aggressività e la spregiudicatezza di linguaggio di questa corrente (provocante indignate e non Congresso del P. S. L. 1. meno aspre reazioni) era in parte dovuta alla consapevolez:z.a di essere una infima .ninoranza del partito, incapace di modi– ficarne la direttiva politica, e destinata quindi più a battersi per una ragione di principio che per dei successi tangibili. Osserviamo subito che questa corrente (la cui moo:ione raccolse 27.000 voti contro i 173.000 della mozione unificata) al congresso di Napoli apparve meno aggressiva e meno in– transigente di quanto si era dimostrata nei congressi provin– ciali. Più che al giovane ~aitan, duramente contrastato anche per i principi ereticali e secessionistici della Direzione giova– nile di cui era il segretario, il peso <lell'attacoo venne riser– bato all'avv. Pacini di Roma (il «mastino» del processc Gra– ziosi): ma ia sua oratoria apparve più forense che politica, e non attrasse nuovi consensi. E' interessante tuttavia notare come, di fronte aJ.lo schieramento del « fronte » ed alla sua politica a ,rime obbligate, anche in questo settore, salvo quai– che sporadico caso (Dagnino, Targetti), non si siano affatto manifestate nostalgie frontiste o di un equivoco sinistrismo. Lo stesso Maitan, che alla fine del congresso doveva annunciare la uscita dal Partito sua e di taluni altri membri della Direzìone giovanile, non fu certo tenero nel criticare la politica comunista e le tendenze sopraffa Urici dell'apparato stalinista. Ma questa divergenza con la sinistra era già stata scon– tata in precedenza. Semmai anzi il congresso mostro la possi– bilità di una convivenza in una discorde concordia e, ad onta di taluni aspetti esteriori, un prossimo attenuamento delle aspe– rità e delle insofferenze reciproche. Caratterizzatasi questa posizione minoritaria di una sini– stra, sussisteva un effettivo unanimismo in tutto il resto del. partito? Era cioè la maggioranza compatta ed indifferenziata? Se si deve stare alla volontà idei delegati ohe, non scorgendo sufficienti differenziazioni, impose l'unificazione delle due mo– zioni Mandolfo e Spalla-Calosso che si dibattevano in questa maggioranza, e se si deve stare alla ,relativa facilità con cui, senza compromessi, senza interpolazioni e senza reticenze, venne compilata la « moo:ione unificata » posta poi in vota– zione, si dovrebbe di-re di sì. In realtà la novità del con– gresso - posto che i congressi abbiano delle novit* - fu co– stituita dal tentativo di enucleare una posizione che nel tradi– zionale linguaggio si dovrebbe di<re « di centro». Più che di una difesa intransigente del programma e del– !' azione socialista del P.S.L.I., era particolarmente viva in que– sta corrente - che abbracciava ad un tempo esponenti di « Critica Sociale », a partire dal suo attuale direttore, .Mon– dolfo, e di « Iniziativa Socialista », quali Vassalli, Matteotti e Zagari - la preoccupazione di rendere effettiva e tenace quella che venne denominata la « lotta sui due fronti », di strenuamente vigilare contro i pericoli di essere immischiati in un trasformismo post-giolittiano di marca democristiana, di contrapporsi fermamente alla Demoorazia Cristiana ed ·agli interessi conservatori nascosti dietro le sue s,palle, di dare alla difesa della libertà e della democrazia una portat,a sociale sem– pre più vasta, ohe non la restringesse ad un formalismo lega. litario. Senonchè la possibilità di una piena affermazione di que– sta posizione implicava l'ipotesi che si manifestasse in modo esplicito ed evidente una corrente che, sempre nel lingua~gio tradizionale, dovrebbe chiamarsi di destra. E ciò invece non è avvenuto. Nessuno è sorto ad affermare esplicitamente che la partecip~zione al governo dovesse assumere portata di stabile condotta; che la collaborazione con la D. C. andava posta con un carattere di permanente equilibrio politico; o che la

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