Lo Stato Moderno - anno V - n.3-4 - 5-20 febbraio 1948

86 LO STATO MODERNO na1i ha successivamente completato j,l tessuto del blocco orien- 1 tale con irl,tri patti tra paesi satcll:iti e Ira alcuni di essi e la Russia, oei quali fa iniziaJe formula di sicl.llre'Lzanei confronti delia Germania è stata sostituita da una foI11J1ula generale di sicurezza nei confronti di qualsiasi aggressore o di qualsiasi stato con il quale uno dei contraenti scendesse Jn 19ue11ra. Non l'islll;tava chiaro se nel pensiero di BeV'in fosse già prevista questa evoluzione anche nei patti che proponeva ai cinque stati europei e che hanno effettivamente costituito, con gli accoro.i presi nella conferenza di Bruxel:les il 9 mar– zo, il .tessuto de:,;'uniorte occidentale.· Da:Je sue paw:e risul– tava pero evidente che· il progetto di uil'ione occidenm:e era ri– tenuto attuale proprio jn considerazione della progrediente or– ganizzazione del blocco orientale, dinanzi al quale l'Occiden– te europeo non poteva rimanere più a •lungo disorganizzato e diwso. * * * Il discorso d1 Bevin era stato preceduto da una prelimi- nare pr11Parazione .diplomatica. I govemi occidentali, Italia compresi, non venivano colti alla sprovvista. li patto di Dun– kerque aveva agevolato una conswtazione con la Francia, la quale, ven1va associata da Bevin alla funzione iniziatrice; e come taJe non sd.o aveva aderito prontamente al progetto bri– tannico, ma ha in' seguito associato [a propria azione diploma– tica nei paesi del Bene:ux - i primi ad essere considerati - a quella britannica. I due paesi hanno asso:to il compito di in1Ziatori dehla conferenza parigina per la cooperazione euTo– pea,'· conservando anche neLle successive evoluzioni europee del piano Marshall questa funzione: mentre Bevin parlava, infatti, un piooolo com1tato franco-bl'itarulico aveva appena iniziato delle conversazioni volanti co,n le aitre 14 capitali adere~ti .i,! pjano Maorsha!l.l. H 22 gennaio il comitato era a Roma:. Con le proposte Bevin, la funzione iniziatrice franco-bri– tannfoa Ili estendeva dal te!'reno economico a quello politico e m~tare acquistando un aspetto definitivo nell'organizzazione ocoidentaìe, anche se ostacol!i seri ancora• si .frapponevano alla completa so:idarietà tra Londra e PaTigi. L'ultimo di questi ostacoli sorgeva, proprio all'indomani del discorso di Bevin, con i contrasti' sèaruriti dalle miSUil'e valutarie prese dai1laFrancia, malgrado l'opposizione britannica. Ma l'inizia:le sbandamento prodotto da!l.lacontroversia rallentò, senza anestare, il processo dell'iniziativa Bevin, che presto si svi,luppò .nelle capitali belga e cllandese. H momento diplomatico era propraio per i-I Belgio, l'Olan– da e il Lussemburgo· L'entrata in vigore del:la doro unione doganaJe, avvenuta -il 1°·gennaio, accentuava anche la loro sohida,rietà politica. Il 29 e 30 gennaio i tre ministri degli ·Esteri si riunivano a Lussemburgo. li 2 febbraio Bruxe1les ospitava Ja conferenza del gruppo di 9tudio per le unioni do– ganali dei 16 paesi aderenti al piano Marshall. Londra invfava il sottosegretario al Foreign Office, McNeH, a B·ruxeHes ,per sondare Je opinioni belghe nei coIUronti del progetto Bevin. Ai tre paesi del Benelux veniva quindi offerta l'occasione immediata di manifestare e far valere ,!a propria reazione aJ progetto britannico. · Scarse furono le resistenze jspirate al sentimento di neu– tralità, tradizionale nei tre paesi. Gli avvenimenti della se– conda guerra avevano contribuito a sva:lutare la fiducia nclOa neutraHtà, già scossa nel 1914. Prima de]1a conferenza di LUS– semburgo, il ministro degli Esteri olandese, Boetzaeler, di– chiarava che l'Olanda stava abbandonando la sua tradizionale neutralità, violentata brut.ailrnente nel 1940 da'lla Germania. Anche il ministro degli Esteri belga, Spaak, affermava che do– po tre anni di esitazioni, suggerite dalla preoccupazione di evitare suscettibiltà sov,ietiche, era giunta ormai d'ora della scelta. L'ostacolo maggiore era diventato quindi solo appaTente. L'esperienza delil'ufoimo quarto di secdlo ha trasformato la. menJtalità '3 la psicologia dei popoli belga e olandese, che d'al– tra pa,rte, nel loro inserimento in un'organiz'.l!azione polòtica non possono non ricercare i,nnanzi tutto quelle garanzie, nei confronti della vicina Ge111Ilania, che la neutrnlità non ha loro assicurato. La partecipazione a:I'unione occidenta:e veniva quindi ad essere subordinata, per i paesi del Benelux, ali' assetto deUa Germani'<I.E poichè fino allora i quattro Grandi avevano gel'.o– samente custodito il ,loro monopolio sul'la Germania, il Benelux introduceva nei preliminari del progetto Bevin le proprie esi– genze nei riguardi del problema tedesco. A ,.Frnncoforte, proprio in quegli ultimi ,giorni di gennaio, aveva preso forma :il quasi governo delle wne ing:ese e ameri– cana unificate. L'organizzazione della Germania occidentale, dopo il fa:limento della conferenza londinese, era di nuovo in movtlmento, anche se, per evitare ancora l'irreparabile della se– pa,razione dalla Germania orientaJe, fa Bizonia m rnfforzava ma non troppo con le decisioni do Francoforte, per non dare totale consistenza alla costituzione. di uno Stato separato. In ogni modo, nell'evoluzione quasi separatista della Germania occidentaìe, i paesi del Benelux intendevano intervenire questa· volta come attori; e -l'occasione si presentò presto: per il 23 febbraio, dopo un breve rinvio, era convocata a Londra una riunione anglo-franco-americana· ,per la Germania oociden– tale; Il Benelux chiese e ottenne di parteciparvi, quaCe condi– zione al:U sua adesione al progetto Bevm. Nella conferenza di L<Ussernbm~o,i tre miniistr:i del Benelux avevano già adot– tato un atteggiamento comune nei 0 riguardi dei problemi te– .deschi. A 'Londta aa loro voce unitaria potè quindi inseriTlli quale elemento positivo nelle discordie ancora esistenti tra le tre Potenze responsabili deJil'amrninistrazione della Ger– mania occidentale. Dietro la facciata dell'adesione di principio al piano Be– vin, oltre la riserva generale de1le soddi~azioni che a Londra potevano avere i tre paesi riguaTdo all'assetto della Gennania occidentaìe, erano rimaste del:e sfumature ne'Tattéggiamento di ciascun paese. B Belgio era alll'avanguardia dell'adesio– ne. Nei colloqui MoNeil-Spaak dei primi di febbraio, con– crete precisazioni erano state· chieste dal ministro belga, an– che se le conversazioni venivano defini,te « personali » da:l sot– toseg,retario bl'itannico per accentuarne la discrezione; e dopo la pa,rtenza di McNei~, Spaak aveva portato la questione di– nanzi alla commissio~e parlamentare degli Esteri, che appro– vò una sua dichiarazione: con essa ili Bel~o accettava il prin– cipio della mutua assistenza, nei futuri accordi tra il Bene– lux, la Francia e la Gran Bretagna, non ~olo nel campo eco– nomico, ma anche in queHo po1itico e militare, senza peraltro inserirvi spunti aooressivi. La cohla,borazione del •Benelux al– la pari con le altre Potenze alla soluzione dei problemi della Germania oècidentale veniva l'iaffermata quale condizione per l'adesione alllu-nione occidentale. Olanda e Lussembu~o, ;pur essendo solidali con il Bel– gio nel!'accettazione di piincipio <leipiano Bevin, ancora man– tenevano delle riserve, ,spirate daEa necessità di ap_profondirne gli aspetti. Il ministro degli Est-eri Jussemburghese, Bech, ac– cennandovi in Parlamento, insisteva suNa veste ancora ge– ne~ica de[e Rroposte fmnco-ing>:es\; inoltre veniva criticato il contenuto esdl11.1Sivamente politico di quelle proposte, mentre

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