Lo Stato Moderno - anno V - n.3-4 - 5-20 febbraio 1948

LO STATO MODERNO 85 to, il ferro e gli altri materiati (che sottostavano all'aureo pe– daggio di Suez) per :i.5sarlia 2000-2400 m. ~ul liveHo del mare e a mille o duemila Km. nell'interno; costringendo ad un la– voro da negri la mano d'opera italiana, venti volte più costosa cli quella indigena. Tutto ciò è degno del:a mega!omania « imperiale » o del capriccio di un satrapo orienta'!e, ma non ~erve a documentare la nostra maturità come colonizzatori, moderni, anche se può colpire <la fantasia deg:'ingenui. Ma per l'avv. Consig!io è trascurabile il fatto che simili imprese siano costate « il giusto o quattro oppure dnque vo:te » il loro valore, gravando sul popo:o italiano, ,purchè « rendano a:la civi:tà ». E questo è invero un saggio principio per i: Direttore del notiziario della. « Associazione fra le im– prese italiane i-n Affrica ». Dopo aver qualificata la mia forzatamente sommaria in– terpretazione politica del prob:ema co!oniale italiano, di « luo– ghi comuni in termini semp:icisti al grosso pubblico», il si– gnor Consiglio non si perita di far:a propria, parafrasandone a suo modo i concetti e diluendoli per ben tre co'.onne in un articolo nel quale, a guisa di cono!usione, s'intima -a!.Ja « per- fida Albione » di cambiar rotta, se non vuol essere nuova– mente «stramaledetta» da Dio e dagli ita:iani. Dove l'avv. Consiglio resta invece muto come uno squalo, è •su: punto dei miliardi che, attraverso il Ministero d.e!l'A. I., continuano ad essere do!oemente succhiati a!l'Erario ed ai contribuenti italiani, dal!a mo:titudine dei colonizzatori da ta. vo:ino, dai funzionari in co:legamento o dai mediatori com– merciali con le varie RAMB o AMB, C.I.T.A.0., Ente colo– nizzatore del:a Libia, Ente Romagna-Etiopia, Consorzi agrari de!<la Tripo:itania e de:·:a Cirenaica, Compagnia Olibano e Gomma (nonchè zucchero cubano) ecc. ecc., i .quali fanno l<1 spola fra g:i « spazi vita!i » di piazza de; Quirinale, S. Andrea della Valle, via del Gesù, via XX Settembre, via Bissolati e dintorni. Infine l'avv. Gregorio Consiglio asserisce ohe non è pos– sibHe « tacciarlo di fascista o di nostalgico dei miti imperiali, senza far ridere tutti coloro che lo conoscono». Tuttavia a pag. 3 de:-Jo stesso numero de]a sua rivista, erigendosi niente– meno che a portavoce del popolo italiano, confessa che « è portato a recriminare e qualche volta a rimpiangere ». Se questa non è nostalgia ... GUIDO COMESSATTI Il • piano Bevin per la pace europea Enorme fu l'impressione prodotta in Europa e altrove dall'aspra e franca analisi dell-a situazione internazionale, espo– sta da Bevin ai Comull'i ,il 22 gennaio. Quel discorso rnmpeva il sostanziale s.il .~nzioseguito al fallimento d-clla conferenza londinese dei Ministri <lega Esteri; ed era -rotto non solo per fini polemici, come ailtre volte, per getta~e la colpa di un insuooesso nella collaborazione dei Grandi suH'avvet5a– rio. Bevin mdioava il 22 gennaio una ,nuova via per equili– brare la pace europea - e per essa quella mondfa'le - via che si profilava al di fuori dei oon.sess<i dei Quattro o Cin– que Grandi. Evidentemente, alla Camera dei Comuni veniva procla– mato formalmente j( f~limento di un metodo per il riaggiu– stamento de1JrJa pace ancor ibaroollante, e perohè un al'llrometo– do venisse adottato. Dalla constatazJione, analizzata nella sua sostanza più cruda, dell'limpossibile strada ,battuta fino all'ul– timo consiglio dei Ministri <lega Esteri, Bev.in traeva argomen-• to per un appello alle lorze europee, fino allora rimaste inat– tive neli:'e:aborazione de:la pace. La &sorganizzaz;ione del:a Ceru:nania occi<lentale e di tutto l'Occidente europeo costitui– va per Bevin il motivo predominante dello smarrimento e dell'impossibhtà di un ,accmdo con la Russia. Il ma'le sta lì. Nel· .vuoto d'Europa. Quel vuoto· cui Marsha11 faceva cenno nella .perorazione per il programma di ricostruzione europea, compiuta dinanzi alla commis.sione per g1i Esteri del Senato amenicano. Si tratta:va quindi di colmare quel vuoto con le forze fa. tenti disso1te de3a stessa Europa ocoidenta!!e. Colmar;o per ri– costituire una forza di equilibrio nel oontrasto <li potenza mon– diale tra Stati· Uniti e U.R.S.S. La svolta nella polit<ioaeuropea della Gra~ Bretagna era realmente imponente: impedire la caduta dell'Europa .sotto ì'egemonia di un Grande, non •più in posizione di arbitra tra Potenza egemone e forze europee contrastanti; com.e avrebbe vo:uto (a a,adizione, ma quale parte •Sostanzrialedella stessa Europa. La Gran Bretaizna ha mostrato per ❖a prima volta le sue facoltà di adattamento oonoreto alla rivoluzione prodotta nei rapporti di ,potenza dall'ascesa sovietica e americana. Il suo posto storico è stato assunto dagli Stati Uniti nel più ampio orizzonte delle attuaili relazioni internazionali: alla Gran Bre– tagna non è r.imasta alh'a possibilità che di diveni<re più com– pletamente europea. Bevin parlò qurindi di ~ consolidamento dell'Europa oc– cidentale », quale primo passo verso ,l'unione tra paesi afifint per civiltà e tradizione. Questo .« consolidamento » doveva es– sere attuato pensando proprio « ad un'Europa occidentale co– me ad un'unità», dato che le nazioni ohe ne fanno parte hanno già dimostrato a Parigi, nell'elaborare il piano Marsha·l:1, « la lo– ro capacità di ,lavorare insieme rapidamente e efficacemente ». Id ministro parlò qurindi di spirito e di tecnica della coopera– zione, che dovrebbe comprendere anche le ai:ee extraeuropee nelile quali ancora prnvalgono interessi coloniali o .di influenza dell'Occidente europeo. Le risorse economiche di quelie •aree dovrebbero servire ad « appoggiare l'organizzazione occiden– tale .dell'Europa » mediante una maggiore collaborazione con il Commonwea:th britannico, e coi territori d'oltremare de1l1a Francia, del Belgio, dell'Olanda e delt Por.togaHo. Il fullcro del « cons9lidamento »' esisteva già: 41 patto anglo-francese di Dunkerque del 4 marzo 1947. Ad. esso ~i sarebbero dovuti ..ggiungere accordi ,tra Gran Bretagna, Fran– cia e rpaesi del Benelux, per fa costituzione del nucleo fonda– mentale dell'Europa occidentale; (a port,a doveva rimanere aperta per l'associazione dell'Italia e di altri paesi che Bevin non men'llionò. Il ~iferimento a:I ,patto di Dunkerque diede jl tono olle proposte Bevi·n. Prevaleva in esse l'interesse politico e mili– tare, anche ~rchè ['interesse economico era già soddisfatto dall'unione dei sedici paesi aderenti al piano Marshall. Veniva quindi a costituirsr .un substrato poli~CC>-<Strategioo al Program– ma di J'Ìcostru2ione europea, che non poteva non investire anohe i paesi del Piano non ~ificatamente menzionati da Bevin. Il patto di Dunkerque fu suggerito da esclusive esigenze di sicurezza nei confronm della Ce111I1arua, alla pari dei patti ventennali conclusi dalla Russia .con Cecoslovacchia, Polonia e Jugoslavia nel 1945. L'involuzione dei rapporti intemazio-

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