Lo Stato Moderno - anno V - n.3-4 - 5-20 febbraio 1948

LO STATO MODERNO .nel caso presente, perchè i'art. 57 della Costituzione prevede espressamente che ciascuna Regione abbia un ·minimo di sei senatori ed un senatore per ogni duecentomila abitanti. Sol– tanto la Valle d'Aosta ha, come .si è detto, un solo senatore ed ·è questo 1unico caso in cui la base regionale e il collegio uni- nominale vengono a coincidere. · Tuttavia tanto il Governo, che si rese parte diligente, presentando all'A:ssemblea Costituente neHa seduta dell'll di– •cembre 1947 il diseg,no di legge Sce'~ba, quanto la Commis– sione speciale nominata da'1 P.residente della Assemblea per tale scopo ritennero che i due principi fossero conciliabili me– diante degh accorgimenti tecnici. La nostra affermazione .con– -traria potrebbe sembrare pertanto presuntuosa e azzardata, e .non ci saremmo permessi di esporla, se non ci dessero indi-ret– tamente ,ragione gh insanabili contrasti sorti nel seno della Costituen·te durante la discussione e il .risultato fuHimentare che coronò la discussione stessa. Dunque, aUorohè la ,Costituente si accinse alla discussio– ne, si trovava davanti due disegni di legge; anzi tre: quello del Governo, guelfo deHa maggioranza della Commissione .speciale e quello della rrùnoranza. Secondo il progetto del Go– verno doveva esser eletto senatore il candidato che nel singolo collegio avesse ottenuto un numero di voti validi non inferiore .a!l.lametà più uno dei votanti. Qualora in un collegio nessun •candidato fosse riuscito ad ottenere una tale maggioranza, si dovevano sommare e calcolare 001 sistema de1la :Proporzionale, su base ',regiona'ie, i voti conferiti ai singoli e attribuirli pro– _porzionalmente a quel partito o a quella corrente pol:itica della Regione alla quale i candidati idealmente si riportavano. Questo sistema ibrido era un compromesso fra il sistema uni– nominale e quello proporzionale: la ,regola era il collegio uni– .nomina•le, ma qualora nessun candidato avesse ottenuto voti pa,ri alla metà più uno dei votanti, en~rava in vigore i!lsistema -della ;proporzionale su base regionale. Secondo il disegno della maggioranza della Commissione, nel primo scrutinio doveva essere eletto il candidato che aves– se ottenuto il maggior numero di voti, pu,rohè non inferiore al 40% dei voti validi; qualora però nessun candidato fosse riu– :scito ad ottenere un tale lllllmero di voti, si sarebbe dovuto procedere ad un secondo scrutinio di ballottaggio: ad esso avrebbero ,pa,rtecipato i candidati della precedente votazione, -e sairebbe dswtato eletto ohi avesse ottenuto il maggior nume– ro dei voti validi, qualunque esso fosse. Con ciò si attuava il .sistema del col-legio uninominaile, quello che fu adottato in Jtalia dal 1848 al 1882 e dal 1891 al 1913 per l'elerzione della Camera: con 'questa d'ifferenza però, ohe il ballottaggio nel progetto ddla- Commissione avveniva fra tutti quanti i can– -didati, mentre secondo il sistema adottato in Italia per il pas– sato i:l ballottaggio avveniva solo f.ra 1 due callldidati che aves– -sero ottenuto il maggior numero dei voti. Entrambi questi sistemi si discostano dal sistema del oollegio lUllÌnomina!e puro, che è queMo seguito in Inghilterra, secondo cui viene eletto cò1ui che riporta in ogni singolo collegio tl maggior numero dei voti, qualunque esso sia, e che quindi rende inutile il se– condo scrutinio di ballottaggio. Secondo infine la relazione di minoranza della Commis– -sione, in nessun caso l'elezione del S·enato avrebbe dovuto av– venire co1 sistema uninominale, giaochè i voti riportati da tutti i candidati nei vari collegi della Regione avrebbero do– vuto essere sommati e .ripartiti .proporzionalmente sulla base regionale fra i singoli gruppi. Secondo tale progetto dunque ìl sistema era queillo della iproporzionaiJesu base rngionale. ••• Questo era il materiale, SU'l quale si accese vivissima la -discussione dell' A:ssemblea Costituente, attraverso fasi aspre e ·talora: drammatiche, quali fintervento del Presidente Conti che :sospese la seduta. Non staTÒ qui a ripetere queUo che tutti ' hanno appreso attraverso le cronache dei giornali e della ra·- dio. E' risaputo che in w1 primo momento i comunisti erano favorevoli al sistema del collegio uninominale; senonchè fuori del Parlamento .sarebbero venuti a patti con la democrazia ori: stiana, strenua paladina della proporzionale, ed avrebbero ac– consentito a dare i foro voti ,a questo sistema a patto che i democristiani did canto loro rinunciassero alla obb,igatorietà del voto nella elezione del Senato: oorne in realtà è avvenuto. Il ohe non è certo edificante per l'Assemblea. Si conferma così che le principali deliberazioni vengono decise fuori di essa dai capi dei maggiori partiti, e nell'aula poi .i deputati si comportano secondo gli ordini di scuderia, alla pari dei cor– ridori di una squadra cidistica. Ben giustamente ha detto Nitti a tari prQposito: « H probl-ema è di dignità » .. Noi non vogliamo entrare nei particolar.i della discussio– ne che ha avuto un tono più politico che giuridico; vogliamo soltanto rilevare che .Ja maggioranza dei costilluenti non si è lasciata guidare dalia scelta di .ciò che è megho e più giusto nell'interesse del Paese; ma soltanto dalla considerazione di ciò ohe, secondo le previsioni dei dirigenti, è più conveniente agl:i interessi del proprio partito . Sta di fatto che, quando l'Assemblea era stanca e sva– gata dalla lunga di,scussione, il democristiano Dcpsetti pre– sentò un emendamento per il qua:le dovesse esser-e eletto in ciacun coìlegio - con i'l sistema uninominale - il candidato il quale avesse ri,portato ailmeno il 65% dei voti. La proposta venne approvata con 243 voti favorevoli e 127 contrari, nella seduta del 24 gennaio 1948; e tradotta in disposizione di legge ha questa sconcertante importanza pratica: dato il cli– ma politico esistente m Italia e la divisione degli animi, in quasi nessun collegio ci sarà un candidato che riesca ad otte– nere la maggioranza per essere eletto. Tutto sta allora nel vedere quale criterio si odotta nel caso che nessun candidato riesca ad ottenere il 65% de.i voti; giacchè è chiaro che, se in questo secondo caso 5i rricosre al ballottaggio, il sistema uni– nominale è sa!lvo; se invece si ricorre al sistema proporzionale, questo diventa la Tegola ed fl sistema uninominale viene pra– ticamente abrogato. Naturalmente 1' Assemblea Costituente, dopo aver approvato l'emendamento Dossetti, ,respinse l'e– mendamento Candela firmato anche da Vito Reale e Vi'lla– bruna, secondo il quale, qualora nessun candidato fosse stato eletto nella prima votazione, si sarebbe dovuto ;procedere al ballottaggio fra i due candidati che avessero ottenuto il mag– gior numero di voti validi; e finì per accettare i!I sistema della rappresentanza proporzionale su base regionale. Concludendo, il sistema scelto dalla Costituente per la elezione del Senato è teoricamente un sistema misto, f.ra que1lo uninominale e quello ,proporzionale; praticamente è un mero meschino espediente per sanzionarn ,soltanto i1lsistema della rappresentanza proporzionale su base regionale. La soluz-ione adottata è un lampante esempio di ipocrisia politica ed è in contraddizione con la volontà manifestata dalla stessa Assem– blea nehla seduta del 7 ottobre 1947 (olilorchè approvò il fa– moso ordine del giomo Ndtti) e ~ibadita, quando nella seduta del 6 dicembre 1947 approvò 1-a.pregiudiziale Cevolotto. Non è però in contrasto con i principi contenuti nella Costituzione, ed in particolare con il'art. 57 della stessa, secondo cui il Senato è eletto a base regionale. Tutto il male sta nell'aver voluto con– ciliare due cose che erano inconciliabili: il sistema uninomi– naile e la base Tegionale. Praticamente 111emmeno il criterio della base Tegionale è stato in sostanza rnalizzato, giacchè il sistema proporzionale su base regionale non farà che riprodurre « grosso modo » il si– stema proporzionale su base nazionale. LI Senato sarà cioè un doppione della ·Camera dei deputati e le regioni non avranno una rrappresentanza specifica nel Senato, la_quale sola si sa– rebbe potuta ave'l'e con un sistema di doppia elezione su base

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