Lo Stato Moderno - anno V - n.3-4 - 5-20 febbraio 1948

LO STATO MODERNO 61 abbiamo riportato solo per rirnndicare, la sua posizio11e. Anzi ,,uesti giudizi, frettolosamente raccolti, coli'estrema mobilità che li a11ima, so110 ricchi di be11 alfre <Sollecitazio11i.Come per tutti coloro che hanno seriamente pensato, è irnpNcita nel mo pe11siero u11afilosofia. Agiscono infatti i11 esso tutti i temi L'l1lididi tma filosofia fpo/itica, s'accordano su toni dinamici del pensiero cli Marx, Sorel, Mosca, della tradizione Jiberale: danno in concreto l'indicazione - la migliore, perchè attuata in un pensiero - della realtà di una forma politica dello spirito. Che è sempre da raggiun@ere /in Italia, paese dove l'alta tradizione filosofica impone un piano elevato all'azione poli– tica, nw dove, per non aver dato questa tradizione una con- creta filosofia politica, /'effel'tuale campo di svolgimento è quanto 1,u1ilabile ed impreciso, sfuggente: ondeggiante com'è tra l' esigen;::,a di riconoscere ali'azione politica un oggefto e una Vorma sua, e, data l'impossibilità delle attuali categorie di pensarla, il risultato di concepirla. per esigenze· di concre– tezza, sotto le estranee categorie della forza, o, peggio, della astuzia. Donde deriva più donno che 11011 si creda, perchè le ultime ragioni dell'azione politica sono nella consapevdrozza, quindi nella cultura; danno veramente curioso, perché operan– te nel ,paese cli Machiavelli, che questa esigenza di determina– re la politica come'forTTUt pose per primo, nei modi del tempo. MARIO ALBERTINI LIBERALISMO DI DOMANI Crediamo di fare cosa graaila ai nostri lettori riproducendo, quale co1>/ributo alla creazio11e di una « terza forza ,> ~u una (( terza via», il testo stenografico del discorso che l'amico Nicolò Carandini ha pro11uncù1toil 15 febbraio alla Casa della Cultura per inaugu– rare il ciclo an11uale cieli.e conferenze dell'As– socwzione « Lo Slato Moderno». Quando il mio amico Paggi, all"uscita dalla manifesta– zione federali1,tica europea che ha avuto ,luogo <recentemente a Roma, mi ha ~innwato !"invito a questa conversazione, ho esitato prima di accettare. Avendo dovuto dividermi dal Par– tito Liberale ed essendo deciso a non tornare alla vita politica attiva se non in una più schietta ed energica compagnia di uomini liberi, mossi da idee nuove verso tempi nuovi, volevo sottrarmi alle tentazioni polemiche per dedicarmi ad un sobrio collegamento fra tutte le forze capaci di risuscitare un dina– mico ed attuale liberalismo. Ho superato quella esitazione proprio perchè l'invito mi è venuto da uomini indipendenti, perchè mi rivolgo ad uomini appartenenti a gruppi autonomi, egualmente insoffe– renti di confondersi alla marea che sale per i grandi e gli angusti passaggi alla conquista dei banchi parlamentari, solo ansiosi di dare con la chiarezza del pensiero e col vigore <lei carattere una tempra nuova alla vita politica italiana. Credo, del resto, che la continuità ad ogni costo non sia un elemento di forza nell'esercizio dei doveri politici, ma piut– tosto un motivo di adattamenti opportunistici e di congiunti compromessi ideologici che inquinano la chiara vena del pen– s:ero e ne piegano in affrettate sottomissioni fa coerente indi– pendenza. Che è quanto, invece e sovra tutto, occorre salvare con vigile attenzione e rigorosa costanza. ei giorni in çui il mio distacco dal Partito dh>entava per me inevitabile, si è pensato di farmi desistere dal mio pro– posito osservandomi che mi sarei così estraniato per cinque anni dalla vita parlamentare, tempo più che sufficiente perchè il mio nome fosse dimenticato. Io penso che la miglior sorte che possa toccare al mio nome non sia quella di essere affisso in primo piano sulla scena politica, ma di mantenersi, col vo– stro, sulla prima linea della coerenza ideale. Ed è per questo che, ~ientrando in Italia quando ho giu– dicata esaurita la mia missione a Londra, e prevedendo quanto mi attendeva, ho detto che non tenevo d'occhio que.sta imme– diata battaglia elettorale, ma guardavo più in là volendo pre– parare me stesso e trovare adatti compagni per il ~innovamento <liuna coscienza e di una azione liberale nei prossimi cinque anni. Sentivo che ogni affrettato .proposito era illusorio. Dopo i lunghi errori in cµi il Partito aveva indugiato, dimen– ticando nell'allucinazione anticomunista di offrire al Paese una roraggiosa controproposta liberale. era vano sperare di scio– gliere improvvisamente il nodo che una involuzione politica puramente negativa aveva stretto alla gola di un liberalismO' privo ormai di vitale respiro. Pure ho voluto, per debito di coscienza, partecipare con pochi amici ad un ultimo tentativo. E sono ueto di averlo fatto anche se la sconfitta che abbiamo subìta e scontata ci ha mal ripagati di uo atto di 'fede e di volontà che non si esaurisce in questo episodio, ma segna per noi la mossa di partenza verso i compiti di domani. La sconfitta irrimediabile è <li chi sa– crifica alle opportunità del momento l'eterno valo-re di uÌÌlr-– grande idea, non di chi la salva per sè e per l'avvenire. 1 coml'agni di viaggio Vi parlerò molto brevemente perchè poche ed essenziali sono le cose che dobbiamo dirci. Non penso certo di farvi una rinnovata esposizione di buoni propositi liberali. Voguamo parlare di qualche cosa di più concreto ed impegnati'Vo: di una intesa quanto più vasta possibile fra settori politici confinanti capaci di assegnarsi in comune un compito preciso e di con– durlo a buon fine. Non vorrei nemmeno accennare al passato, perchè non siamo qui a trarre melanconiche conclusioni da una esperienza esaurita, ma a porre le premesse di una nuova fase di azione che sta tutta davanti a noi. Per necessaria chia,rezza vi devo, però, un cenno di spiegazione sui motivi della nostra uscita dal– Partito, onde voi possiate giudicare se questa ultima secessione– è stata un povero atto di ritorsione poutica o non piuttosto, qua,le noi l'abbiamo sofferta, un estremo rifiutQ a separarci dall'antica •tradizione e dalla nuova ispirazione liberale che abbiamo fatto nostre e che non lasceremo decadere. In occasione ·dell'ultimo Congresso Nazionale, ho dichia– rato a nome dei miei amici della corrente di sinistra che « in un partite\ liben.!e che tale resti, vi sarà ~empre ampio posto per una tendenza conservatrice, ma in un partito conservatore vestito con le spoglie di un soppresso partito liberale non vi sarebbe posto per quanti non intendono rfuunciare ad una cittadinanza ideale che hanno eletto ed a cui prestano una non modificabile devozione». Ora le dichiarazioni aperte che hanno segnato l'orienta– mento del Congresso e le prove manifeste che lo hanno seguito, dopo la vittoria de]ll'afa destra, hanno dimostrato che il Par– tito aveva assunto una fisionomia ed un animo nettamente con·servatori volti ad esclusive tutele di classe. Si è resa così per -noi inabitabile quella ohe avevamo chiesto restasse « in– confondibilmente ed esclusivamente la casa dei liberali ». Ci è stato fatto l'addebito di aver creato una scissione su inesistenti differenze di prog:ramma nel campo sociale. Sia chiaro che non è su programmi di riforma sociale più o meno vantati che noi ci siamo divisi, programmi che in sede di competizione verbale possono essere manipolati fino a coin-

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