Lo Stato Moderno - anno V - n.3-4 - 5-20 febbraio 1948

62 LO STATO MODERNO cidere. Ben altra era la sostanza del nostro dissenso.' Inter– pretando jl pensiero dei miei amici credo di aver toccato in termini schietti e decisi il fondo della questione quando ho dichiarato al Congresso: « ~a v~ra. ragione di divergenza st v o:ra non tan ~o n.ei pro– !9'amm1s\X' 1.ah ohe possono essere adattati fino a combaciare; sta ~ ~e. f~llto eh~ stnis'ira e "-:!estra4.ndkinano verso due oppooti ordma. dt colaboraz r0ne con 1 le forze esterne, le in !f'e.:Ltàsi m.isu– rrn~oO!fgiqui ~uE!ames, -a.in oseouzione cli opposlli <Clisegnrl in ma– te1;_a_ d, sohdaneta, o addmt)um di corumbi, con altre lcnnazioni po.<t!ì~1e_- Le quaiU opposte soluì:larietàe COl1Jllubi imp:icher,nno, ~1 s1~ m dehm~!va un cpposto orientamento progranunatico. L hber.i,hsmo non e una ,assoohzion.epdl!itioadi lorLuna che possa v1"."'cch1ar e .adalltandosi.ad opportunistici ripieghi, cioè, in parole chiare, traenlJloa pres~to convivenze e sutfragi in cliiTezioni che contrroJchoonoaUa sua dott~ina éld rul'la sua n:•tura. Il Jiberali,;mo ha_ ~tt:roversato come una crist>il:onct spina dorsale la storio it.1ètiana d.iJIailba del Risorgimento al deo'.ino nel!l'avvento tascista. Uscito inballto nell!Jo suo coerenza _dalla crisi della oliberazlone, esso deve prepavars,,_ a .OQSlo di qual.sia.sisacrificio preisenl:e,ad acoompa– ~are la vut,a 1\'a!l.iana per un -lungo avvenriire. Ul ohe gli impone wia ngorooa scelti, della v'~ da seguire e dei compagni di viaggio"· L'avvertimento era chiaro ed il dissenso insanabile si è appunto veriHcato suhla strada e sui compagni di viaggio che il Partito ha scelto i,n completo disprezzo della nostra diffida. Se -ilconnubio del Partito Liberale si è praticamente limitato alla monogamia qualunquista senza estendersi alla poligamia di estrema destJra che era nelle precise intenzioni dei nuovi di'rigenti, ciò è stato perchè le stesse forze di estrema destra hanno Tifiutat:ola loro mano. Ma sono gli amori i•nielici quelli a cui '-si ritorna fatalmente e che .Jasciano una più incurabile nostalgia. Il Partito Liberale è diventato il Partito Conservatore perchè tale è l'animo degli uomini che lo guidano e tale è l'in– tima qualità degli uomini che vi affluiscono sotto la nuova insegna. Non è male, del resto, che un Partito Conservatore si sia alfine costituito, anche se sentiamo tutta ,la tristezza di vederlo oooupare la -sede ed il nome liberale. Ma l'opinione benpen– sante non si scandalizzi però se, di fronte alla nuova invasione. gli ultimi vecchi inquilini, insofferenti di drubbie convivenze, sono esciti di casa con immenso soHevo. Libertà e giustizia sociale Noi non siamo conservatori, non per pudore del nome ma per incompatibili,tà deHo spiTito. Noi vogHamo conservare la più rivoluzionaria e moderatrice delle tradizioni: quella della libertà. Ma sa,ppiamo che fa libertà politica e la giustizia so– ciale sono due aspetti di una stessa sostanza, sono due ele– menti che, muovendo paraUeJ.i, si alimentano l'uno dell'altro e si garantiscono a vicenda. L'errore del nostro tempo sta nell'affrontarsi di due sistemi che sostt;ngono il prev11lereassoluto dell'uno o dell'altro aspetto di queste congiuntè e non d.ivisrbili esigenze del,la•natura e del progresso umano. Di rronte a questo errore •la dottrina lib(lrale, così come noi Ia intendiamo ed amplifichiamo ;n una coraggiosa interpretazione, offre la soluzione equilibrata in cui si soddisfano le aspirazioni di eguaglianza sociale, di eman– cipazione individuale e di libertà di coscienza che altre più esclusive dottrine non potranno mai conciliare. Ma l'equilibrio, che p\.lJTeè la sola condizione fisiologica di salute, non è quello che Ja disorientata opinione media va cerca,ndo. L'appello insistente che ci viene oggi da1le destre non è nuovo a noi ,della veochia generazione. Negli anni che hanno preceduto l'avvento della dittatu•ra, i liberaJ.i hoono ce– duto in gran parte allo stesso invito. Anche allora ,l'invocazione ò3raper funione sacra, per la <lifesa delle più pure tiradizioni, per la preservazione dei valori della libertà e della civiltà. E ne è venuta fuori. travolgente irresistibile, la reazione fascista. Noi ricordiamo che resistendo a quell'invito abbiamo allora sa1vato la nostra anima contribuendo a portare intatti attra– verso un ventennio di oscurità i valori- che hanno illuminato la redenzione del paese. Oggi, di fronte a Tinnovati pericoli, si rinnova l'allarme per l'unione ,delle forze deH'ordine. Unione sì, ma a condizione che essa risl!llti dal ,responsabile ed omogeneo consenso di ele– menti decisi ad un fermo controllo degli eventi e non da moti di panico e da ibride consociazioni di interessj intesi non a risolvere ma a ,precipitare una situazione che sfuggirà loro di mano. Ora io penso che se una unione sana e produttiva noi possiamo offri.e al paese, in tanta assenza di forze modera– trici, essa è proprio quel,la che sorge oggi spontanea fra noi e che si affermerà domani in una intesa più ampia fr~ quooti concordano nel servire un semplice credo di democrazia poli– tica e di li•bertà individuale fortemente nutrite di giustizia sociale. Amici, io so di non aver nulla da dirvi che voi variamente già non pensiate e sentiate; vi parlo unicamente per darvi, con tutto il calore della mia convinzione, una .prova di solidarietà, per sottolineare il valore simbolico e sostanziale <li questo no– stro incontro. Di fronte ai fiacchi e pavidi apprezzamenti di una opi– nione pubblica che, dominata dal timore, vorrebbe vedere affasciate in una caotica ubbidienza tutte le forze capaci cli una qualsiasi difesa, noi dobbiamo affermare e provare che questo denunciato disgregamento delle forze moderate inse– rite fra la soiifocante mole dei partiti dogmatici e mistici ohe signoreggiano e dividono il paese, non è un segno di impo– tenza, ma un processo di chiarificazione ed \llll fermento di rigenerazione che hanno in se stessi il più alto valore difensivo e cost!1\lttivo iper l'avvenire della vita italiana. Provenienti dalla stessa radice ideale, noi dobbiamo strin– gerci sotto l'insegna di queUa -libera e giusta democrazia che non potrà solo salvarsi nelle imminenti elezioni ma in un lungo processo storico a oui siamo chiamati a partecipare con un apporto essenziale. Noi non corriamo a ripari provvisori buttando l'appalto della difesa democratica sulle ~palle di un solo partito confessionale il quale, pur grande e ,rispettabile nehla responsabilità che si è assunto, non potrà sostenere 11! peso di ,tanta 'Ìmpresa semrn il concorso e la correzicme delle forze laiche che hanno fatto l'Italia e che la tengono in cu– stodia. Dico ripari provvisori anche perohè è evidente che, per lo stretto nesso creatosi ormai nelle sorti delle nazioni; non potrà sorgere nè stabilizzarsi un modo di 'Vita italiano che non sia ad~uato nelle sue linee generali al modo di vita che l'Eu– ropa dovrà, prima o poi, uniformemente Tidarsi. Qualunque sia ,la soluzione immediata che il nostro ;paese darà in questo tormentato presente ai suoi problemi politici, economici, so– ciali, sta di fatto che in definitiva tutto S{lrà deciso non già da1l'esito, locale delle nostre competizioni, ma dalle risolventi generali che concluderanno il dibattito mondiale in cui siamo, volenti o nolenti, coinvolti. la terza alternativa Chi guarda alle prossime elezioni come all'ultima parnla è" vittima di una miope visione. Noi dobbiamo sollevare lo sguardo al di sopra delle frontiere e dei giorni in cui viviamo per prepararci a rngolare le faccende .nostre nel tempo e nel quadro universale che le contiene e le domina. Finchè teniamo la testa nascosta nella sabbia per non vedere il vero pericolo che minaccia la nostra stessa esistenza e crediamo di esaurirn il nostro dovere elevando affrettati ri;pruriche jl vento della storia potrà rovesciare, ma.le provvederemo ai casi nostri.

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