Lo Stato Moderno - anno IV - n.10 - 20 maggio 1947

222 LO STATO MODERNO solo: il ritorno all'equilibrio de1 sistema economico. Ogni méta più vicina ha solo il significato di mezzo, di strumento per raggungere que} fine. Sarebbe assai pericoloso dimenticare che lo sv1:nnento è, soprattutto, il risU:tato e l'indice di un '.ungo periodo di depau– peramento delle energie produttive; e il processo inflazionistico che ha corroso quelle forze, ha ad un tempo determinato un profondo squilibrio in tutto il sistema economico. &-restare la iniilazione, stabilizzare la moneta, significa fermare un treno in corsa, e creare le condizioni di un nuovo equilibrio. Ogni passaggio -da uno stato di equilibrio ad un equilihrio nuovo, determina una serie di fenomeni dinamici, profondi pertu~ba– menti nella struttura dell'organismo economico, qualche cosa di assai simile a quelle che sogliono chiamarsi le « crisi »; e poichè questi perturbamenti determinano inevitabilmente una nuova distruzione di ricchezza, è facilmente comprensibile che una politica di stabilizzazione, pur essendo essa stessa una con– dizione necessaria per il risanamento economico, sarà desti– nata a fa'llire, determinando anzi mali ,peggiori, ove non si attui in un ambiente nel quale sia già in atto la .ripresa pro– duttiva, o a:meno sia possibile - il chè è in certo senso la stessa cosa - far affluire dal di fuori iiluova -ricchezza. In altre pa-role: una stabiozzazione (e peggio una deflazione moneta– ria) causerà una crisi; ed allora, se si vuole che il rimedio, an– ziché sanare l'organismo ammalato non lo indebolisca ulte– riormente, essa - quando non deve essere, come da alcuni si ,ritiene, l'atto che sanziona il raggiungimento dell'equilibrio interno - non ha ragione di attuarsi se non esistano le garan– zie di una ripresa produttiva in corso e una considerevole ii– serva di ricchezza. Questo che abbiamo detto chiarisce in un certo modo in qua1e relazione sta t]' obbiettivo della stabilizzazione monetaria con gli a4tri due de:[a n'duzione dei costi di produzione e de:– l'aumento dei salati ,reali. E' evidente che in ,periodo di infla– zione rutti gli elementi economici sono fra di foro in perenne squilibrio; e mentre i costi, per alti che siano, sono sempre ba~si Tispetto ai prez2Jt di ven'dita (soprattutto dove esistano per di più condizioni di monopolio, o quasi), i salari nominali stentano a inseguire nella corsa gli alti prezzi, e più bassi an– cora si mantengono di conseguenza i salari reali. Dunque, una politica di stabilizzazione, fissando quel « traguardo » a-Iquale devono livellarsi tutti i prezzi nel nuovo equilibrio, è la sola che possa porre le condizioni per un effetJtivo e durevole ade– guamento delle ,rimunerazioni rea-li rispetto al costo della vita. E una politica di ~iduzione di costi, mentre da un lato accelera il processo di assestamento interno, concorre a rendere meno gravi e meno lunghe le conseguenze della stabilizzazione di cui sopra rparlavamo. Da tutto ciò appare ancora una volta chiaro che nes– sun' altra preoccupazione deve essere presente in questo mo– mento ai responsabi,li della direzione poHtica del paese, più di quella di agevolare in tutti i modi '1a ripresa della produ– zione. In questa Ìuce gli obbiettivi additati daUa « risoluzione » comunista non possono non venire sottoscritti. I dubbi sorgono però, per poco che si analizzino d « mezzi » concreti che in essa sono proposti e che a nostro giudizio toglierebbero, sul ter– reno della pratica attuazione, ogni efficacia al]' azione politica che vi si oonfoAilasse. In linea generale questa politica dovrebbe poggiare sui seguenti principi: lotta a!lla tendenza inflazionistica e specula– trice di alcun1 gruppi di interessi contrari a quello generale; lotta alla formazione di posizioni monopolistiche nella produ– zione e più ancora nella distribuzione; « aumento della pro– duttività del lavoro » e « intensificazione dell'attività produt– tiva nazionale » nel quadro di una effettiva « collaborazione fra tutte le fune produttive» e di « stabili e normai'.i rapporti fra capitale e lavoro»; « liquidazione di ogni inutile vincolo burooratico ». T.raducendo con le nostre parole diremo: ri<ltabilimento progressivo ma sicuro, e quanto più possibile largo, di una si– tuazione in cui abbiano Jibero gioco le forze economiche spon. tanee, cioè libera concorrenza; lfestituzione all'iniziativa pri– vata della funzione promotrice e organizzativa dell'attività produttiva come norma generale, e. attribuzione allo Stato di funzioni economiche in « settori » precisati e con carattere di assoluta eccezionalità; rigida garanzia dei diritti del lavoro. Se questi fossero veramente i princiPi ispiratori de!Ja po– litica economica auspicata dal programma comunista, prende– remmo volentieri atto che finalmente un partito ha compreso che una concreta ed efficace azione po:itioa di !Tisanamento economico esige il sacrrfico integrale di ogni finalità remota particolaristica; e non ci sarebbe che da augurarsi che una tale politica trovasse presto uomini capaci di metter'1a in atto, sicuri come siamo che ciò susciterebbe prontamente il risve– glio della fiducia Ìill tutti d settori del:a vita economica. Ma il timore di aver male interpretato e ,peggio tradotto lo spirito della « risoluzione » del P. C. I. sorge, ,quando si con– siderino, come dicevamo, le vie pratiche di attuazione di quella politica di risanamento. Tralasciando fa -serie di provvedimenti che ·ribadiscono le più note rivendicazioni del P. C. I. nel campo organizzativo interno delle aziende ed in quello agricolo, e che non è il caso ora di discutere, ci pare che tre siano i temi più -rilevanti: a) In relazione ali' esigenza di promuovere una politica di importazioni per coprire la -deficienza di materie prime .e di prodotti di consumo immediato, è affermata la necessità di « controllare il cento per cento delle valute ricavate dagli scambi con l'estero», valute che dovrebbero affluire attra– verso una intensificaZ'ione dei rapporti commerciali internazio– nali ed una sollecitazione di prestni esteri, oltre ad una riatti– vazione delle tradizionali correnti di partite attive del nostro blancio (turismo e emigrazione). Ci sembra superfluo spendere molte parole per mettere in risa1to lo stridente con~asto che esiste fra una politica che voglia promuovere l'attività commerciale privata internazio– nale con un integrale controllo valutario. L'esperienza recente è assai eloquente, e il giudizio dei tecnici in materia è stato chiarissimo al Congresso milanese per il commercio estero; se una ripresa nelle esportazioni c'è ,stata nel decorso anno, ciò è dipeso in gran parte dalla libera disponibilità di valuta con• , cessa 11gliesportatori, sia pure nella misura limitata del 50%. La via ~:!ellaprogressiva espansione della libertà commerciale, e non della sua compressione, è quella che sola può garantire un accrescimento delle -riserve delle valute estere che anche il documento comunista auspica. Anche per quanto riguarda i prestiti esteri, non vogliamo ripetere ciò che tante volte è stato <letto, qui e altrove; i finan– ziamenti stranieri sono condiziionati a-Ilafiducia dei paesi mu– tuanti sulla ripresa della n~tra economia; e una politica che incammini il.nostro paese sulla via di un'avventura economi· ca, sia pure col miraggio di ideali nobilissimi, non. può che allontanare tale fducia. b) Altrettanto inconciliab-ile sembra l'esigenza di incre– mentare la produ;zione nazionale e 4a produttività delle im– prese col proposito manifestato di attribuire normalmente e durevolmente funzioni di coordinamento dell'industria ad un ente di privilegio qual'è l'I.R.I.; come pericolosissimo appare i1 criterio di promuovere l'ingerenza dello Stato nella forma– zione delle correnti creditizie. Non v'è altri come l'imprendi– tore privato ohe sappià garantire, con la migliore combinazione ' .

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