Lo Stato Moderno - anno IV - n.7 - 5 aprile 1947

146 LO'STATO MODERNO LA '-JOURNÉE DES DUfES I Dopo il voto de]' art. 7 si è diffuso uno stato d'animo di disagio, di insoddisfazione, di maècontento. Ciascuno ha detto e fatto ciò che ha vo:uto: nessuno è convinto però di aver fatto e detto esattamelite ciò che voleva; i risu:tati hanno sorpassato le intenzioni: per questo ciascuno ha provato il bisogp.o di giustificare le intenzioni. Persino que:li che non si sono sentiti coinvo:ti nel risu:tato, per aver:o contrastato o per aver cercato di discriminarlo, non sono esenti da un certo rammarico, que:1o.forse di non aver ancora trovato la via giusta per ren– dere così chiaro il ·:oro proposito da trasformar:o da proposito critico. in motivo positivamelfte determinante di una comune decisione. E' in un caso come questo che si par:a di compro– messo. Il compromesso è sempre tra ciò che si doveva fare e ciò che si è fatto. Qui tutti (eccetto gli oppositori) hanno coscienza di un com}:>romesso. I vincitori hanno coscienza di aver vinto per un'alleanza immeritata e impropria: dunque, di avere in mano una vittoria impura.· Ma siccome godono de!:a vittoria, godono anche dell'a:Jeanza di cui preferirebbero non fruire. E siccome ritengono che si dovrebbe fondare :a politica su una norma mora:e esente da compromessi, ecco che la vittoria stessa palesa loro un pesante compromesso. Qua!e? Non pare neppure che g:i alleati che hanno determinato e amplificato la vittoria siano perfettamente tranquil:i. Si agitano, par:ano e scrivono troppo. C'è anche in loro qua:che cosa di torment'ato e di tormentoso: I generali (o il generale) di questo corpo a!,eato ha deciso una sottomissione, ma fede!e a!la sua condotta di guerra ha inteso presentare la sottomis– sione come cobelligeranza. I so'.dati non s'ingannano mai su queste cose. Per essere stati coinvo:ti nel'.a battaglia, per aver da :unga data accettato e creduto certe ragioni di guerra, certe chiare ragioni che non potevano essere quel!e dell'av– versario, non possono d'un tratto credere che le ragioni· de1- l'avvers-ario erano '.e loro ragioni, anzi che sono state -sempre le loro ragioni, e che, quasi, r avversario di ieri, alleato vitto– rioso di oggi, fosse un prevaricatore, perchè accampav'.l quelle ragioni come sue esclusive. Se è così, nor.. era vero che le richieste de]' avversario fossero eccessive, come i generali (o il generale) dimostravano ieri l'a:tro in un sapiente e teo– loga:e latino. Oppure era ed è vero: ma allora fa cobe!li– geranza di oggi è un compromesso con la verità di ieri. Sia pure fondata la cobe:ligeranza su una verità necessaria: ma dove si serbano vere due proposizioni necessarie e contrarie, 1r c'è compromesso. Ci sono, in terzo luogo, deg:i alleati minimi. Quel:i che siedono (tanto onore è loro dovuto) al-!a destra del vincitore. Singo'.are mescolanza. Alcuni di foro hanno vo:uto questa vittoria facendo proprie le ragioni del vincitore con una tra– duzione letterale addirittura indiscreta. Sono partecipi de:la vittoria, a::a qua:e hanno dato un contributo indubbio, ma indiscriminato: un contributo qua:unque, direi, sebbene il « qua•:unque » non sia mai l'indiscriminato assoluto e inno– cente, perchè si sceg:ie e si vuole anche l'indiscriminazione, la barnùtà, la bruta:ità dei fini pratici. ( Altri di loro sapevano esattamente questa inevitabilità_della sce!ta, del'.a discriminazione, e avevano neg:i U:timi tempi av.– vezzato le foro menti alla logica forma~e di esse. Ne avevàno esposto le conc'.usioni, abi:mente rilevàndo che cosa era in giuoco. Questa abilità e oonsapevolezza era l'ultimo retaggio di una quasi istintiva (tanto lungamente radicata) meditazione su: icontenuto de:Ja sce:ta ché oggi si imponeva, che già ne!– l'ultimo secolo si era foro imposta, e che a!lora essi avevano ardimentosamente e disinteressatamente riso!uta, additando e fondando una via di profonda e concreta ·:ibertà. Ma venuto a poco a poco a mancare in :molti di loro il disinteresse della meditazione, sorpresi dal-:'esigenza imperiosa di prima viver, e poi fLosofare, quel:a antica e cara medrtazione si era arre– stata su sè stessa, e di sè quasi un poco vergognata. La ma-:a coscienza veniva ora suggerendo che la. causa di ieri certo sussisteva ancora ne:-lasua forma, ma che, concedendo qualche cosa aJ:e pretese forma:i deg:i avversari, non si toglieva nulla alla sostanza. E che infine sffila sostanza ognuno doveva poi decidere sO:o secondo sè stesso. Ma quell' « ognuno » era stato avvertito anche troppo efficacemente che ,a questione di sostanza non era che una questione di forma. E' da stupire che so:o pochissimi abbiano serbato chiara la percezione che accettando la forma deg;i altri non si rimane aderenti alla sostanza propria? che ridotta la questione al suo formalismo giuridico non si distin– gue più la forma vera, rivestimento e condizionamento di una convinzione, ma si scambia la convenienza del:a forma con la realtà inderogabile de]a convinzione, l'astratto· con il concreto? Peggio: l'astratto come rivestimento di un concreto a!trui, che si era pure fin qui creduto di dover contrastare in nome del nostro concreto? Non è da stupire. Qui si è stati meravigliosamente vittime della propria sofisticheria. Ne è nata, logicamente, questa situazione: si vo:eva mistificare, ma in sordina, fare in modo da suscitare sussurri di biasimo, non vergogna; ci si è trovati invece improvvisamente mo:to più spruz,'lti e macchiati di quanto nl>n si volesse. Perchè ci si è accorti che a:tri, mo:to più numerosi, erano dal canto loro ricorsi a:Ia mistificazione: ma lo avevano detto chiaramente, senza sotterfugi. I potent{ per numero, cobeI:igeranti dell'ul– tima ora, non esitavano infatti a proclamarsi costretti alla mistificazione, a riservarsi quindi imp:icitamente per il futuro. La causa era passata così in giudicato. Ed ecco a:Jora i liberali :amentarsi che, se :a sentenza era divenuta esecutiva, essa era però priva di va!ore. « A -che serve dunque - pa:reva di– cessero net:a !oro delusione (v. Il Tempo, corsivo de: 26 marzo) - questa maggioranza quando essa diventa un semplice feno– meno quantitativo, di massa, e viola le regole elementari de~la logica e della 'Sincerità? ». Eppure non è meravig:ia che si debba piegarsi al successo del numero, qu;ndo ,si è inizial– mente rinunziato, per deliberato proposito, aH'opposto del numero, che è l'individualità. II Uno sguardo alla stampa dei giorni che h,mno immedia– tamente seguito la votazione dell'art. 7 può agevolmente restituire un tessuto empirico e una testimonianza pa:pabi:e a questa ricostruzione psièologica de[a « journée des- dupes ». I primi ad avvedersi di essere stati mistificati, sono stati i democristiani. Dovevano esservi preparati. Il latino de:la dott.,rina non aveva impedito a Tog:iatti di essere· esp!icito sin dal suo primo grande discorso intorno al progetto di costituzione, quando aveva avvertito che una costituzione si fa sotto l'imperio de!la politica e non dell'ideo:ogia. (Questa proposizione è teoreticamente equivoca, perchè ogni po:itica è sotto l'imperio, più o meno elastico, dell'ideo:ogia, anche. quando sembra tutta spregiudicata vio:enza: anche nei suoi momenti più drastici, essa palesa soltanto che le idee, le buone come le cattive, hanno sangue: a:trimenti sarebbero disincarnate e insieme staccate da soggP.ttiumani e responsa– bili. Togliatti voleva d'unque dire cha di fronte ai problemi de:fa costituzione avrebbe fatto :a ;::::itica che incarna fa sua ideologia). I democristia11i·hanno avuto il torto di non pren-

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