Lo Stato Moderno - anno III - n.19 - 5 ottobre 1946

440 td STATO MObtnNO - lo me ne andavo a casa, è passato uno e mi ha dato una coltellata. - Non fo avete ricfonosciuto? - No. ~ Ma potreste riconoscerlo? ~ Non so, - Com'era fotto? Com'era vestito? - Non l'ho visto. Non lo so. ~ Non avete qualche nemico? - No». E via di se.guito di questo passo. Intanto il disgraziato pensa: « Se guarisco ... aspetta che ti accomodo io! ». Questo si chiama essere uomo. A!nche moribondo un uomo d'onore non rivela mai il nome del suo feritore. Il proverbio sacro a11a mafia è: « Si campu, t'aNarnpu (ti uccido) si moro ti pirdugnu » (ti perdono). Non è detto però che i parenti dell'ucciso siano di– sposti a perdonare! Aitra .regCY1a d'onore è che colui il quale assiste occa– sionalmente al delitto non deve p01'lare. Un proverbio si– ciliano insegna, all'uopo, che « Lu parrinu .(il prete) cummogghia lu calici (copre il calice), e nui ci avemu a oummigghiari l'unu cu l'autro », cioè a dire: il prete oopre il calice e noi ci dobbiamo co– prire l'uno con l'altro. Il mafioso è sempre wio che ,ha sangue nelle vene, cioè a dire uno che sa come comporta.rsi con gli amici e con i nemici. I nemici dei suoi amici sono suoi nemici. Nes– suno deve ricorrere alla giustizia ,per vendicare un torto subìto. Se lo fa è un « nfami » (·infame). L'uomo che ha cuore in petto fa giustizia da sè. Ed eoco che Ili riwla ed appare chiaro •un altro carat– tere essenziale della mafia: il senso della forza, della capa– cità, del primato, della reazione, dell'insofferenza di ogni intervento ,c½lla polizia nei propri affari. Ciò è il residuo di fattori storici, dovuti aJ.le dominazioni straniere, aU'incrocio di razze e popoli diversi (fenici, greci, latini, arabi, normanni, francesi, tedeschi, ecc.), al sovrapporsi di culture, di costi.I– mi, cli mentalità differenti. La piccola mafra ha due particolari manifestazioni. C'è il mafioso sostanzi~lmente onesto ·il quale, tutto pieno della coscienza della sua superiorità fisica e moraJe ed esaspe– rato dal suo egoncentrismo, esercita nella cerchia delle sue conoscenze il diritto di comando che 1rutti gli riconoscono per paura e per ammirazione. Poichè'l'ambiente in éui que– sto mafioso vive è sostanzialmente sano, t-utto si riduce ad una esibizione di vanità· rpersonale, di invadenza e di prepo– tenm. Un altro tipo di mafioso della piccola mafia è il ri– cottaro il quale vive alle spalle di una meretrice, sulla per– sona della quale ha diritto di vita e di morte. In questo caso la donna è considerata come iun campo di sfrutilrunento, come uno strumento di ,lavoro. Nessuno può attentare al lavoro del ricottaro, cioè alla sua vita, cercando di conqui– stare e di portarsi v'ia !.a donna, perchè il proverbio dice: « A chi ti leva il pane fow. la vita! ». Il ricottaro, che ha il suo corrispondente a Roma nei magnaccia, \/8Sre sempre con ricercatezza, passa .il ·pome– riggio nei ritrovi e nei caffè, trascorre alcune ore con l' a– mante, va a teatro a fare la « claqy.e » di cui esercita, tra l'altro, la professione ufificia.Je, .rissa volentieri per vendi– care un'offesa fatlla alla sua donna ed è pronto «per l'onore» a farsi runmazz.are cento volte. I ,·icottari sono legati tra di loro da vincoli di 11micizja e di solidarietà. Si aiutano, par– tecipano alle risse provocate da un amico e se 9ua'1che col– tellata ha con:iprome'Ssouno di loro, o lo stesso avversario, lo aiutano a fuggire secondo gli impegni dell'omertà. In ge– nere questi tipi di piccoli mafiosi sono giovani scapestrati di venti-venticinque anni che la Viita notturna e il contatto con ambienti moralmente éorrotti ha guastati. Durante le elezioni essi svolgono attiwtà cli galoppinàggio (ecco in ohe senso la mafia è necessaria per l'uorrio politico). Verso i trent'anni il mafioso ha messo su casa e fami– glia, comincia ad avere figli ed asswne l'aria deH'uomo se– rio, sistemato, che sa il fatto suo e che è capace di guidare gli amici. L'uomo cammina con l'aria di un piccolo re, vi guarda con arroganza fissandovi negli occhi e non toHerando di essere fissato a sua volta. La frase tipica del mafioso, irritato dell'attenzione che qualcuno mani.fes·tia per la sua persona, è questa: « Vossia ch'avanza piccioli?» (cioè: « Vo– stra signoria deve avere soldi da me, per caso?»). Al capo– mafia fanno ricorso tutti gli « ami'Oi » ~ella contrada per consigli ed aiuti. Questi amici formano una clientela che il capomafia manovra come strumento elettorale. Se il papomafia ha deciso per chi debbono votare i suoi amici è difficile che qualcuno si rifiuti. Se lo fa viene chia– mato « omu senza carattfri » (uomo senza carattere). Nel caso in cui la disubbidienza arrivi all'aperta ribe:lione e il ribelle mostri di voler denunziare alla polizia una prepo– ten,za a cui non vuole sottoporsi, aHora eg.Ji viene chiamato per tutta la contrada « omu di merda » e « cascittuni » ' (spione). Nella picçola e media mafia, la mafia ambientale e la mafia criminale, c'è il caso di incontrar~ il tipo che ha com– messo uno o due omicidi e che è riuscito a sottrarsi alle in– dagini della polizia. Questo mafioso non è né ladro né ~a– landrino. Ei' uno che ha ucciso durante una rissa, uno che sputa dal dente, uno insomma la cui parola passa perchè ha dà passare, ed ha ucciso per questo. La mafia difficilmente è associazione a <relinquere. Tutto in essa è spirito di « braveria ». Anche il fatto delin– quenziale e il reato vengono considerati braverie. Forza del:la mafia è la simpa•tia e l'ammirazione, misti a timore e stupore. Il vincolo consuetudinario è il oomp,aratico che • unisce i mafiosi e i clienti in maniera indissolubile. Il com– paratico costituisce una parentela spirituale che, in certi casi, come rileva giustamente il Pitré, è superiore alla stessa parentela di sangue. Il distico popolare che consacra il ca– rattere e la for:ra del comparatico è il seguente: « Cumpari semu, cumpari restamu veni l,a morti e nni spartemu », per significare che il comparatico viene a mancare solo con la morte. : La mafia criminale tiene molto alle Tegole dell'onore. Per queste regole il forte deve aiutme il debole. Se un ma– fioso, è richiesto d'aiuto da un individuo qualsiasi deve pre– starsi, se no è nfami e vigliacco. Farsi ammazzare per un amico, per un compare, o per un conoscente è dovere della mafia. La mafia possiede i mezzi per ass:curare il suo pre– stigio. Riportiamo un esempio dal Cu111rera: « Tizio deve avere da Caio, entrambi abitanti in una contrada, una certa somma di danaro. Invece di rivolgersi al magist,rato inuti!mente, perchè sicuro che, anche vincendo la lite, non sarebbe pagato-e per sopra più ritenuto vile, si rivolge al capo moraie dieUa contrada il quale si affretta a chiamare i due contendenti alla sua pr~enza, sente con aria grave le due parti e dopo averli fatti parlare, su per giù così conclude: - Cumpari Pidduzzu, è vero che dovete cento lire a cumpari Pietro? - Sissignore, zio Nicola, io non nego che debba il danaro. Ma non posso pagare.

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