Lo Stato Moderno - anno III - n.19 - 5 ottobre 1946

LO STATO MODERNO 437 dai Tedeschi del Volga' ai Tatari di Crimea ai Cecceni e ad ahre popolazioni del Caucaso. Si trattava, certo, di cittadini deY'U.R.S.S., ma ohe -dovevano sentirvisi ben a disagio se, dopo averla ,sperimentata per venticinque anni, hanno jn massa coHaborato coi suoi ,nemici; e questo carattere di atteggiamento di massa di ,un intiero popolo, an~i di più popoli, fa sì ch'esso non possa considerarsi come un atteg- gimnento di .singoli « delinquenti » collaborazionisti, ma ,::ome espressione del sentimento del popolo stesso, cioè, per defi– nizione, -nazionale. ll .che, meglio .di quanto si è detto linora, mostra quanto varia, .dal punto di vista morale, politico e nazionale, se non da quello giuridico, sia la gamma dei « collaborazionisti » <li questa seconda guerra mondiale. ANTON°IO BASSO CAUSEDEI "TORBIDI" PUGLIESI Nativo di questo bruciato paese che nella vetusfa de– nominazione -reca l'impronta delle sue climatiche avversità, - Apulia, attraverso una secolare tradizione Jetteraria, è la torrida ,plaga .della satira di Orazio e l'arsa -pianura del!'ode di Carducci, - studioso della nostra storia regionale ed alieno da ogni partigiano -preconcetto, accolgo volentieri l'invito de Lo Stato Moderrw, fomeggiando ag:i sguardi dei fratelli del Nord i complessi motivi dei .perturbamenti ,pdlitico-,sociali, che sconvolgono, a frequenti riprese, le nostre contrade. Emerge anzitutto il flageMo .della siccità, desolante per molte zone del Mezzogiorno, rovinoso addiritturn ,per la ;re– gione pugliese. La rnancanz~ della pioggia è_la ricorrente sciagura .della nostra terra, ove l'acqua, la più vile dclle cose - vilissima ·rerum del poeta veno.sino - prima che l'acquedotto propugnato con tanto ardore .da Matteo Renato Imbriani dissetasse Je nostre genti, .si vendeva ~ caro prezzo. Memorande carestie, cagionate ,da!J'aridità, afflissero la Puglia nel corso dei secdli. Ricordo, fra Je altre, .queHa del 1816-17, allorchè j nostri antenati cadevano iIJer le vie di città e di campagna, esausti dall'inedia; e mi tornano qui alla memoria gli ,accorati accenti delle .scritture .da me con– sultate negli archivi ecclesiastici: fame periit; ob repentinam inedipe morl!em animam Deo redàidit; pro fame .et frigore mortuus est in campestria. Tristi rimembranze confermate purtroppo dalla presente~ sciagura: una siccità proterva e diuturna come quella dell'anno passato che si protrasse per sette mesi continui .dal marzo al settembre, ad un calore cosi tropicale che fin dal giugno scorso oscillava intorno ai quaranta gradi e li superò anche, estenuando uòmini, piante ed ànimali, non ,si -ricorda a ,memoria d'uomo! Ed eoco la rovina degli ,orti non sempre irrigabìli, dei frutteti, d'ella vi– gna, deM'dlivo, precipue fonti di ricchez:zia e di lavoro; ed ecco il manchevole raocolto del frumento nel 1946 e la per– dita quasi totale .dei legumi: fagioli, ceci, ,pjseili, cicerchie e fave, che .nella stagione invernaie rappresentano il cotidiano alimento alle .classi lavoratrici. Un'aitra oau.sa ohe con=e ad inasprì.re aa erosi aJ:imen. tare è 1a disoccupazione, .che dilaga ognj giorno più minac– ciosa col ritorno .dei combattenti~ l'eccesso della popolaziOne !ulla sussistenza, ossi-a lo squilibrio, .gravfi ed insanabile, fra gli uomini .che .s:imoltiplicano senza alcun rit:egno, e la terra che nòn muta e non .cresce. Su due milion'i d'ettari, più o meno coltivabili, vivono qui, secondo Ja statistica del ,1936, che in quest'u:tirno decennio è già di parecchio superata; oltre due milioni seicentomila abitanti! La questione demografica, .come ho di~ostrato nel pri– mo volume de La Puglia nel Risorgimento, fu .dibattut>afin dal secolo decimottiavo tra i grandi economisti pugliesi, ono– re e vanto del Mezzogiorno d'Ita:ia. « La popolazione - scri– veva il Painùeri .che fu ministro .del re Ferdinando IV - va contenuta nei limiti della ~pazione e .della sussistenza; 110npuò commendarsi il procurllme r aumento senza alcun riguardo e senza rçgola; sarebbe follia ,prncurare l'aumento del popolo per ottenere l'aumento deHe fatiche, ove la mag– gior parte di quello ,che esiste è senza occupazione». Vani ammonimenti! La Terra ili Bari, che nea 1820 con– tava 344.579 abitanti, .ne contava 1.010.907 nel 1936; e la sola città .di Bari ne conlia oggi 206.858, mentre ne aveva poco più di 18.000 J1el primo ventennio del seco'1o•.decimo– nono. Chiare, precise pa'W:e: qui ncn c'è pane pe.r.. tutti, non e' è lavoro per tutti! Per ovviare a un tale squilibrio occor– rerebbe infrenare la soverchia prolificazione con quella razio– na-le e onesta propaganda che noi, vecchi socialisti, avevamo efficacemente iniziata fra lo ,spirare del .secolo scorso e H sorgere del presente, e favorire, più che si possa, l'em'igra– zione come nei primi rumi, veramente aurei del 1900, .quan– do la nostra valuta cartacea, grazie ali-e rimesse degli emi– granti, faceva aggio sull'oro; onde la .Puglia emergeva t,ra i paesi .più floridi del Mezzogiorno. Ma contenere oggi fra le nostre moltitudini, imbestiate dal regime fascista, « il fuoco elettrico della propagazione » - ricordo le argute parole del filosofo salentino Filippo Maria Briganti - è un'ardua impresa; e il problema ,dell'emigrazione d'oltronde esorbita dalle nostre facoltà, assurgendo a problema di eminente oa– rnttere intemaziona~e. Aftre cause perturbatrici <lella quiete pubblica e di quelle forze ,produttive, dalle quali verrà presto o tardi la ricostruzione della Patria, affranta dalle ventenne tirannia e dalla guerra, sono j .blocchi e ,gli ammassi con gli iniqu'r prezzi .d'imperio, ohe mm .si accordano a,lJe peculiari esi– genze dcll'agriroltma pugliese. Non mi soffermo sulla op– portunità dei controlli che .per talune produzioni, specie 111elleattua-I-i circostanze, sono forse indispensabili. Ma un sistema coercitivo urulater:rle, ohe non tiene in debito conto nè gli elementi costitutivi .del prezzo nelle singole -regioni, nè il .costo degli altri prodotti, siano agricoli siano industriali, costituisce una sciagurata fonte di perturbazioni agrarie, economiche, .sociali. , Si cÒnsiderl, fra le tante che ,potremmo' qu'i addurre, questa iniquità: un chilo di ,pagli a-1 mèroato libero costava l'anno scotso nella zooa frumentaria .della provincia ru Bari L. 25, un chilo di grano L. 91 Fissare il prezzo del grano in L. 900-1000 al quintale, mentre neJ.la arsa terni di Puglia per le piccole e medie aziende che formano il sostrato della nostra economia, si aggirava ,intorno a L. 3500, fu .gravis– simo errore. Di qui appunto il dilemma che affiora rovente sulle làbbra dei .nostri campagnoli: « O portiamo il grano all'ammasso, e, andiamo a-J fullimento .coi no,stri familiari; o nascondiamo le derrate, affidandole all'azione tortuosa del mercato nero, e corriamo il pericolo della .confisca e_della ,prigjone ». Nella dura alternativa la ,90elta .non può essere dubbia. Da codesta sitll'az'ione scaturiscono alcuni 'fenomeni di estrema gravità: l'abbandono della coltura frumentaria, la diminuzione delle tessere di macinazione, l'aumento delle tessere alliJnentari,. Ed ecco una preçisa, irrefutabile docu-

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