Lo Stato Moderno - anno III - n.19 - 5 ottobre 1946

448 c) Caratteristica essenziale dei re– gimi, liberali è invece che la classe po– litica sia soggetta al contro!lo delle altre é!ites, e ne rappresenti un'emanazio– ne a composizione <variabile. Qui è id senso profondo, e il valore reale, del– l'istituzione parlamentare, de!la plura– lità del partiti, della libertà di stam– pa, ecc. d) Assommare nello Stato (cioè, in realtà, nella classe politica) il potere poliJt.lco e H potere economico - che è la conolusione futalle, se anche incon– fessata, o non voluta, del marxismo - è supremamente pericoloso, poichè fa– vorisce, per l'appunto, il prepotere, e quindi la tirannia soffocatriçe, di una sola éllte, a detrimento di tutte le "àltre: e qui è il più grave difetto del socia– lismo. e) Per la stessa ragione, però, H li– berallsmo demiurgico è contrario anche llà prepotere d~e éldtes economiche, cioè all'eccesso capitalistico. E cosi via. Mi sembra chiaro pertanto che un liberalismo cosi concepito abbia per sue basi legittime, non solo una dottrina filosofica (ad es. Croce), non solo 'Ulla dottrina economica (ad €6. Einaudi) ma una dottrina sociologica: contribuire a creare la qua,le, ripeto, è stato l'assunto essenziale del mio libro. Sostiene ancora il Morpurgo che tutti riconoscono oggi ed accettano la teoria delle élites come verità scientifica indi– pendente e superiore alle ideologie po– litiche: « democrazia e totalitarismo ac– cettano la dottrina delle él!tes ». La mia esperienza personale, in occasione di re– centi discussioni e polemiche, mi dimo– s,ra che purtroppo non è cosi. E del re– sto, basta ch'egli rifletta alle tan,te stor– ture demagogiche che vanno ancora per la maggiore, quali « le masse che si au– togovernano »; o « la base che impone , la sua volontà al vertice•, (il quale starebbe Ji pronto a obbedirle), e si– mili, le qual! offuscano e inquinano la serietà e la chiarezza della lotta poli– tica. FILIPPO BURZIO La lette-ra di Filippo Burzio mi fa ricordare di aver scritto due anni fa pe-r un editore di Roma un saggio in– titolato L'a:ntipolemica,. Di recente, leg– gendo il Demiurgo e la crisi occidentale, ho constatato con piacere che l'Autore non e-ra molto lontano da questa mia antipqtia verso lo spirito agonistico. Psi– cològicamente le polemiche nascondono spesso un segreto rimorso, e le condan– ne che emettiamo ve-rso il nostro pros– simo non 3ono che le nostre stesse cri– tiche interne. Perciò non si abbia a male il Burzio del giudizio un po' som– mano che ho dato dell'i4eale demiur– gico. Purtroppo i « modelli », i t!Pi di u– manitd, gli stili, i programmi di vita non si• compongono e •si propongono a volontd, e non si lanciano come i ve- 1titi. c, si impongono, . e ad analizzare LO STATO MODERN6 questa loro impe-rativttd si trova in fon– do, cosciente o no, sempne un che dt dog• matico. Penetrare il problema del ma– terialismo storico o dell'eversione nietz– schiana vuol dire appunto scoprirne e analizzarne questi loro presupposti. Nel demiurgo io ho creduto di vedere i pre– supposti di un inconscio istinto edoni– stico e di un Impegno gratuito. La mas– sima « fare di ogni uomo un re! » non va presa troppo alla lettera in tempi repubblicàni. O che i re sono liberi e felici? Ohimè! Più conforme al suo ideale sarebbe stato « fare di ogni uo– mo _un Dio!•, col bene.stare deZ,a De– mocrazia Cristiana. Ma un Dio secon– do le vedute di Epicuro, ossia una per– sonalltd felice in se stessa. Il culto del– la persona, anzichè fondato su un Im– pegno morale come per i romantici, qui è fine a se stesso. Gratuito non in. senso gidiano, che poi è ancora morale (l'a– · narchia), ma se. mai estetico. Perciò si è parlato di dannunzianesimo. Va da sè che non mi proponevo un'analisi ap– profondita del demiurgo, ciò che ri– chiederebbe un completo esame delle numerose opere di Filippo Burzio, ric– che di tanta sensibile e sottile pene– trazione. Circa il seccmido punto - siamo al punto di prima. Ossia di fronte a due mentalitd· diverse, quella del mio esa– me e della sua risposta. Una dottrina poUtico-socia~e io non riesco a consi– derarla una collezione o un sistema di proposte, ma una deduzione, una neces– sltd. So quanto di hegeliano e di mar– xista contiene questo modo di pensare, ma credo appunto che siano apporti ineliminabili dal progresso del pen$ie– ro non meno di que!'lo dell'illuminismo liberale. Il modo di pensar.e del Bur– zio viceversa mi sembra 'ùn illumini– smo rimordernato, un illuminismo berg-· soniano, ossia qualcosa di contraddito– rio. Non mi riooce di scegliere una dottrina politica per la sua preferibi– litd, pe-r il suo meglio o il suo peggio. Se dovessi scegliere la condotta politi– ca più agevole e produttiva •èti felicitd per me e pe-r gli altri, farei il baronet– to in una soci'etd pate-rnalistica, e ri– manderei ogni aLtro problema alla prossima generazione. Sche-rzi a parte, credo che n0f!- pochi avrarino difficoitd ad accettare per ov– vi i « corollari • del Burzio. Per esem– pio: a) che le élites in regime liberale si I propongono alle masse e nei regimi to- talitari si impongono. E' un diverso mo– do d'im,,porsi, in un caso .eneU'altro,dioe– va fin dal 1795Graoco Babeuf e dopo cfi,lui innumerevol,t altri. Diffe-rente in. Ameri– ca e in Russia, diremmo oggi. Ma degli aspetti oligarchici' della democrazia a– mericana si e-ra accorto il TocqueviUe gid dal 1836. Correggeremo quìndi a11JOhe il corol– lario b), dicendo che, in tutti i regimi, una classe politica domina a vantaggio e a detrimento i~ieme di tutte le altre. Sul che naturalmente non manca mai la discussione, ossia in ogni reglme c'è lotta politica. Con ciò non contesto che in regime li'berale il sistema delle élites goda di un più .spont.an.eo e libero sviluppo, <Li uno scambio, di un equilibrio e di un controllo reciptoco preferibili . . Altri– menti sarei già iscritto al P.C.I. Senon– chè tutto ciò appartiene al sistema li– berale, ed è stato assorbito dalla demo– crazia ( e infatti per democrazia si in– tende oramai la democrazia liberale e non la democrazia totalitaria o la de– mocrazia progressiva), non appartiene più esclusivamente al programma di un partito liberale. E cosi via. In conclusione, come Le dottrine del Croce, contrariamente al parere del Burzio non fondano il libe• ralismo politico ma un liberalismo sto– ricistico, e carne gli studi di Luigi Einau– di non costituiscono la base del l!be• ralismo economico, ma semplicemente illustrano i vantaggi, in certe condi– . zioni, di una. pras.si Uberista, cosi le belle e penetranti pagine di Filippo Burzio non fondano una sociologia li– berale, ma sottolineano i pregi di una certa societd naturale, che t>rova spon– taneamente in sè le sue inibizi<mi e le sue coazioni, prodùce e ricompone , suoi dislivelli, e via dicendo. Vantaggi che da molti decenni si vengono discu– bendo, e sui quali l'u,l tima parola la sta dicendo la storia col far scompa– rire quella societd. I~isto in/inie ~u quel punto che l'Autore contesta per ultimo, ma che era il fulcro di tutta la mia critica e andava se mai confutato per primo, os– sia che dal!a dottrina delle élites non si deduce un libe-ralismo più che un autori• tarismo. La dottrina del Pareto è una dottrina della societd politica, non di questa o di quella politica. Il totalita– rismo entra nel Pareto come il' libera· lismo entra nei principi del Machiavel– li. Anche se sp!cciativamente e pole· micamente, ossia pubblicisticamente, il liberalismo è ·l'antimachiavelli, e cosi il princi.pio de!l.eéJ.Ltes può sembrare l'an– titotalitarismo. 'che tale sia, il Burzio ha potuto convincersene - dichiara - « in occasione di recenti discussioni e polemiche». AppÙnto polemiche. Delle quali sono convinto che l'autore del Demiurgo sàrd disposto a fare giu- '' dizio sommario. Pel'Ciò concluderò col pregarlo di non considerare queste righe come polemi– che; e se mai di .tener presente quanto da principio di'cevo, che nelle polemi– che c'é un aspetto solo valido, quello ln~ore: per cui, criticando un anta· gonista, in fondo si giudicano e si scar· tano pensieri· anche nostri, e proprio perciò ci si pe-rmette di e;sere un po' acri e rigorosi. G, MORPUl.l~O TAGLIAB'lrn

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