Lo Stato Moderno - anno III - n.18 - 20 settembre 1946

I 412 LO" STATO MODERNO cano idella sua possibile ,utili=azione), possiamo prepararci ad un lungo periodo di iJ?ll<!e precaria in Europa. Questo stato di ,cose ci danneggerà gravemente 6otto mO'lti aspetti, m'a alla fin fine tPOtrebbe anclie costituire, se sapremo vo lere, ,un elemento della nostra resurrezione, nel senso che là dove la pace non è solida, anche le clausole dei Trnttiati, e in !Particolare quelle che :riposano sok} sulla forz~ dei vinci– tori, finiscono col non essere durevoli. Naturalmente 111oi dolbbiamo desiderare che cooì non sia, .ohe si instauri una vera, stab'ile pace, ma~i con qualche ingiustizia, chè la pace è Jà ,migliOT fonte .della libertà; ma se i Grandi si ri– velassero incapaci anche in seguito a darci tale pace. non potrnmo certo rassegnarci ad ia:spettare la manna. Dovremo rompere l'i5oJamento nel quale oggi ci 1 troviamq. De Gasperi ha fatto ,bene a non aderire, per il momento, ad alcuno dei due blocchi tE)Otenzialmente opposti. Ma fa maJ.e a limitarsi a quest'atteggiamento passivo e fa peggio se crede ,che tanto se su,c,cederà qual= noi saremo .de– strnati a 5eguire Je sorti di chi ci occupa militarm,ente. Se il :Paese deve avere una sua 1P<>litica estera, il che è come dire se dev'essere una nazione !Viva, autonoma, esso deve farsi la sua strada, deve crearsela con le sue proprie forze, con ila ,sua capacità di iniziativa. Proprio perchè i tre Grandi si .rivelano incapaci di ricostrwre l'Europa, le nazioni del continente europeo devono darsi da fare per uscire dal ma- -rasma che le ,paralizza oggi. Noi abbiamo bisogno di ami– cizie. Ma avremo l'amicizia solida solo di chi potrà essere indolito a cons>idle,rare ia nostra come utile e '5'icura. La nazione che tpÒtrebbe avere parti5X>larebisogno di noi, come del resto noi di iei, è la Francia. Un osservatore americano mi teneva, giorni fa, press'a poco questo discorso: « Si capisce che voi non ,potevate non protestare, quando la Frnncia vi ha tolto, inaspettatamente, Briga e 1 Enda, anche Ile Je iPfOteste di molti vostri giornali sono Ja:rgamente andate oltre il -'Elgno.Ma il. vostro Governo awebbe dovuto prevenire le cose, impedire che ia questio– ne 6i ponesse come si è posta, non avrebbe dovuto domtire sulle illusioni, avrebbe dovuto negoziare con la Francia in tempo uti'.e e magari far:e le concessioni richieste, in cam– bio di un appoggio diellra Francia aiJia ,vos.tra te5i per Trie– ste. Rendetevi conto che Bymes 1Verosimilmenrenon avrebbe rinUDCi:atoalla sovranità defil'Italia .su Trieste, 66 ,Bi'dault non si fosse pronunciato per l'internaziona1izzazione. Dato lo stato dell' opinion'e ,americana, desiderooa .di una 60- luzione, ·Bymes non !Poteva rimanere j[ so1o dntransigente nella v-ustra difesa ». Con tutte ~e riserve che si cfubbono, sempre fare a considerazioni del genere, mi !Pare che esse non siano del tutto indegne di meditazione. E con ciò pos-. siamo fare ,punto, per il momento. LEO VALIANI G. FORT~NATOE ~A ''QUISTIONEMERIDIONAL . Se, unificata J'ltalia, nel 1860, il D'Azeglio ebbe ad am– mOllÌfe che « occorreva fare gl'Italiani », poco più tardi, Giu- 6tino Fortunato ebbe ad ammonire che occorreva fore anco– ra l'Italia. E fare l'Italia tma fu il suo apostolato, l'opera di tutta la sua vita. , Unitario sincero, ardentissimo, Egli ebbe come concetto centrale di tutta la sua azione politica, altamente patriotti– ca, i,l « J'i'.'è>blema del Mez:wgiomo », la « Quistiong mer:dio– nale ». Ma è bene chiarire subito: non come meschina, gret– ta ,quistione regionale, ma come problema fondamentale del– l'Itali,a nuòva, tutta una, la quale non avrebbe potuto dav– vero risorgere e progredire, senza aver prima provveduto a mettere anche queste regioni in istato di accompagnare, as– secondare un processo non unil.ateral.e, ma unitario, il solo vero e. sicuro. Quistio~ di giustizia, e non di pietà, di grazia, come più tardi ebbe ripetutamente ad affermare un a!tro valoroso campione àe!la questione meridiona!e, il De Viti-De Marco, anche ricordando e ribadendo le parole del grande Mazzi– ni: « L'I,talia sarà ciò che il Mezzogiorno sarà»; parole che il Ministro Luzzatti ripetè, a sua volta: « quale StJTà l' avve– nire alel Mezzogiorno, taJ.e sarà que1Jc del nuooo Regno, poi.chè se non si rialzano le stJe scm, esso impoverirà anche le altre parti d'Italia ». * * Il Fortunato puntava principalmente sulla « quistione do- ganale », che, col suo « protezionismo industriale », impedi– va al Mezzogiorno di vendere all'estero a ·più alti prezzi .i suoi prodotti agricoli, e di comprare, nel contempo, a più buon mercato, i prodotti industriali; per cui, come disse un giorno alla Camera !'on. Giusso, provocando ira e rumori ...: « le industrie dell'Alta Italia hanno avuto nell'Italia Meri– diona:e la loro colonia di sfruttamento ». Perchè la verità è questa: di tutta l'affrettata opera del– la unificazione, qudla che non solo non nocque, ma tornò utile al Mezzogiorno, fu l'indirizzo impres,<io,fin da prima dal nuovo Regno, alla politica doganale. Il trattato di com- • mercio con la Fr-ancia, stipulato ne: 1863; e rinnovato nel 1881, assicurò alle nostre produzioni agric6:e larghi sbocchi sui mercati esteri, così che, in breve, la loro esportazione crebbe in proporzione doppia per gli o!ii, tripla per gli agru– mi, decup:a per i vini. La sua denuncia, anticipata di un quadriennio, pur da noi meridionali stolidamente voluta nel corso del 1887, l'aspra guerra di tariffe,. che ne seguì fra i due paesi, e il fatto che la tariffa italiana venne poi raài– ca:mente informata al principio della protezione industria– le, sconvolsero ogni cosa, recando un gravissimo. colpo a tut– ta la economia del Mezzogiorno, con rilevanti perdite del nostro capitale circolante. E questo stato di cose, purtroppo, si venne man mano aggravando dal:'87 in poi. Nè meno infausta per il Mezzogiorno fu la politica finan– ziaria del nuovo Regno. Fu (ed è... !) semibarbara la finanza italiana venuta su, Iddio sa come, neJ.:e contingenze più affannose del Risorgimento nazionale. Tutti i cespiti delle entrate, dai qua!i trae alimento il bilancio italiano non nac– quero secondo un piano organico, e in base a principi ra– ziona:i: ognuno di essi fu istituito sotto l'impulso del più duro urgente bisogno... Tra i vari ordinamenti della Peni– sola, il più redditizio e, quindi, il più gravoso, l'ordinamen– to del Regno di Sardegna, fu esteso, da un momento all'al– tro, ,1t tutta· ItaHa, in aperto contrasto, più specialmente, con quello del Regno (li Napoli, che, d'un tratto, si uovò a p~ sare dalla categoria dei paesi ,ad imposte lievi a quel:a dei paesi ad imposte gravi. (•) E non diciamo delle grandi, affrettate vendite dei dema– ni e dei beni ecclesiastici nell'Italia Meridionale, che, se pur liberarono le terre da molte « mani morte», pomparono, d' a!tra parte, il già deficiente capitale d'esercizio de:!'agri- . coltura meridionale. Tutto sommato, quindi, se la produttività (e produzione) del Mezzogiorno è scarsa, non è perchè i meridionali non (•) Ofr. Il nostro volume: G. Carano-<Donv!to: La ec011omia meridionale, prima e dopo i! Risorgimento (Collezione ~ri– d!onale diretta da U. Zanottl-.Bianco). Firenze, VaUecchi, 1928.

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