Lo Stato Moderno - anno III - n.18 - 20 settembre 1946

LO ST.ATO MODERNO 413 amino ·u lavoro...; « nessun contadioo al monde è più indu– rito del nostro mW.a fatica - ammoniva il Fortunaté. - E' scarsa la produzione solo perchè il lavoro vi è più ingrato ed i mezzi scarseggiano. Noq è quistione di augurar lavo– ro al Mezzogiorno, che ha sottoposto a coltura, pur trop– po, anche terreni che era meglio lasciare a bosco e a pasco– lo; è quistione di augurargli il capitale necessario, affinchè il lavoro vi divenga più umano e produttivo ». Se l'Italia agricola, come scrisse il Jacini nella mirabile inascoltata sua relazione finale a:If a prima nostra inchiesta agraria, è « saccheggiata ddlile imposte», il Mezzogiorno che ·non vive _: aggiungeva il Fortunato - se non della sola agricoltura, non può sperare un primo soffio di salute, se non da una riduzione di esse, secondo equità e ragione. * * Albhramo solo sommariamente esposto le idee fondamen- tali del Fortunato, soprattutto per invogliare le generazio- ni più giovani a leggere, studiare, meditare e trarre am– maestramenti dagli scritti del grande maestro, principalmen- te dalle fondamentali opere: · . 1) Giustino Fortunato: Il Mezzogiorno e lo Stato Ita– liano. Di.scorsi Politici (1880-1910). Volume 2. .Bari, Ed. La– terra, 1911. 2) G. Fortunato: Pagine e Ricordi Parl:amentari, volu– mi 2 (Collezione di studi meridionali). Vallecchi,, Fire~e, 1920. A propoojto di ,questa seconda opera, osserveremo che, a causa della sua prefazione (d'una cinquantina di pagine) <dal titolo « Ne<!regime fascilita », fu sequestrata dal fasci– smo; fra giorni ne verrà pubblicata la ristampa a· cura del– l'ottimo dott. Urnbel1to Zanotti-Bianco, direttore della colle– zione di studi meridionali. 3) I:! fascicolo q'lllBrtodell'anno Il (1932) dell'Archivio StoricQ per i:a Calabria e Lucania è tutto dedicato alla com– memorazione del grande meridionalista. GIOVANNI CARANO-DONVITO ILLUSIONI PERDUTE I ,consigli e i :rimbrotti ,del Times, di smebterl-adi perder tempo a faT del nazli.onaHsmo,•e di dedicarci riinahnente ai soli compiti amministrativi, terreno vergine sin qui, sono stati presi in mala parte da quelle 1bravepersone per cui Trieste è tutto, anche se nel frattempo il resto dell'Italia, sgovemato, va sempre ·più in preda a un\J spirito fazioso non soltanto poli– tico ma economioo, che recherà conseguenze -gravissime. Mo– destamente, con quel po' di conoscenza della mentalità inglese che~ anni, ½e letture, e d'e51P6'f'Ìenza ,ci avevano data, Ji ave– vamo previsti un mese prima che venissero stampati, ma senza successo. La paura ~ metter le carte in tavola, e di parlar chiaro e .forte, persiste, ed è pessim1J sintomo. Nondimeno, le circostanze s'incaricano di ricondurre a terra (al mio paese, si dice « al piano ·dei ranocchi») i sogna– tori. A Parigi, non si è cavato un ragno dal buco, e s'è dato spettacoh::,d'impreparazione e di dissi<lì,su cui tacere è carità di patria. Afl'intemo, la levata di scud~ partigiana, con rela– tivo ooucar d'•anni nasooste, pi ,ha messi ·ail ,livedfode1la Grecia, come da tempo preannunciavamo, e ha svelato il dissidio fra la burocrazia ex-fascista, la quale tuttora governa, e i desi– deri di rinnovamento amministrativo del paese: al solito, i politicanti, si sono affrettati a tirar il sipario su di .un com– promesso fragile, precario, e che non durerà. La crisi Cor– bino ha dimostrato unia .di ,quel!!everità lapailissilaine oh'e s5ono p'amcofarrnente 6gradire •a dei iPartin, .i ,quali, ,'l'i~do. sotto l'inCU'boelettorale, cercano di confondere le carte: o si go– verna con il capitale, e allora liberismo, sblocco dei licenzià– menti effettivo, abbandono o inertizzazione dei cpnsigìi di gesti<n1e,ecc., oppure si governa contro i!l .capitafie, e allora pianificazione, burocrazia, vincolismo, gestione parastatale, ecc. Non c'è via di mezzo, e fwberia -che tenga, e l'esperienza del front ,populai~ è li ad amm:mistraTci. Ora i ,nostri grnn– chiani e socialcomunisti, astutamente, tendono a governare contro 'il capitale, ma pensano che no,n dicendolo altro che a mezzo, questo stia .buono ie -si !asci ,tondere, consolato .dal,Je assicurazioni ogni tanto sbandierate, ohe la nazionalizzazione· ci sarà e non ci sarà, ed altre facezie. Il vitello d'oro dà questo orecchio non ci sente, e tira calci: le merci scompaiono, i'prezzi aumentano, e non saranno le «squadre» di operai (e perohè poi «operai» e non anche « impiegati, professionisti, ecc.»?) che 6almO ,d; repubbliC'll 6ocia!Jdlasoista,a d)Orvi rimedio, nè i calmieri prefettizi. D'altra parte; siocome del cambio della moneta le prime. vitt~e sarebbero igrandi e-lettori demo- , Bb a cristiani, ossia i contadini, s'intendono le riluttanze della D.C. a stuzzicarìi, e ad usar con loro la maniera forte, il che para– lizza il settore produttivo più importante: l'alimentare. Certi amhienti borghesi avevano contato di oonvertire i socialisti, e facevano l'occhio di triglia al gruppo di « Criti– ca Sociale » e a Saragat, sperando nel « vieni meco ». Eran gli stessi che s'iliudevano che i laburisti potessero agganciarsi ai russi meglio di Churchill, non riflettendo che è più facile far andare d' acoordo un ateo e un credente che non un dome– nicano e un francescano, perchè odi, rancori, ripicchi, comin– ciano in .famig:ia, e quella marxista n'è pregna. Senonchè la corrente di destra del P.S.I. rassomiglia alla Madame. Amoux della Education sentimentak di Flaubert, che, giunta al mo– mento td,i .sciogliersi le gonne, si tirava sempre àndietro, e quando si decise aveva ormai i capelli bianchi, e non se ne parlò più. Recenti studi sul segreto ,di madame Arnoux hanno spiegato che la povera donna non si concedette a Flaubert çer un complesl'io td''inferioriità derivatele da alou,ne oscure vicende coniugali: penso che nel gruppo di « Critica So– ci.alle», .si'a iD. timore idi passa;re. iPer « traditori .de1 prole– tariato », a paralizzare ogni velleità. Quindi, per pon mandare il partito in pezzi (coraggio ch'ebbero solo quelle anime per– dute degli azionisti, logici fino al suicidio I) si farà, come in Francia, la. solita « pastetta »: restiamo insieme e - sotto sotto - tiriamo a fregarci (scusate i termini, ma non parlia– mo di cose pulite). In questo bei pan()l!'ama,,che .ne è idei .« qu:arto pa:rti't'<> »? Ailberto G.iovanmniHa fatto i3 su:a.volta focchie'tito, nelila « Pa– tria », ai q1Uafonqurlsti, per una fusione coi liberali. Ma, cat· tivelli, quelli dell'u, q. voglion che la 'testata sia loro, e par– la,no di « fronte dell'u. q. » inveci: che di partito liberale democratico: Giannini non intende .ceder lo scettro a Gio– vannini. I più tirano i meno, diceva Giu~ep:pe Giusti buona anima, e se i quattro· gatti liberali ortodossi non si pieghe– ranno, la loro mana si accentuerà. Comunque, con o senza liberali, il qu:arto partito rischia di essere il qualunquista. Si è ricreata· la situazione 1919-1921 ,per cui le masse ope– raie del nord, discip[inate e fanatizzate, stanno venendo in uggia a'ila maggi'or pa·rte d~ paese, tanto alfa piccola gente clte ~•è Timessa a ettltive,- son ,fardin quanto aJla grassa bor– ghesia affaristica e alle camari1le reazionarie vere e proprie: basta ,scendere ,da BoQo.gn·a in ,giù p'er accorgersi di 'Il.Ilas.itua- 2lione ,pre~ci~hl !Issai~- L'~o .fx-!I fa D. C. ,e i çomµ- •

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