Lo Stato Moderno - anno III - n.18 - 20 settembre 1946

426 taglia contro il comune nemieo siamo legati a voi nella vita e nella morte:– Se voi perirete, periamo anche noi; ma se i nostri fratelli sul continente non vi aiutano, voi non vincerete •. Am– monimento che non dovrebl>E: essere d!.menticato. ANGELICA BALABANOFF: Ricordi dj una socialista - Roma, De Luigi, 1946; pag. 385. L. 300. Torna con i suoi scritti (e si dice stia per tornére personalmente dal lungo esilio oltre Oceano) la Balabanoff per rivolgere ai socialisti .italiani, con l'an– goscia di chi ha vissuto sino all'estre– mo un'esperfonza, il più esplicito am– monimento anticomunista: « Il sociali– smo non è forza brutale nè successo militare o diplomatico, nè astuzia nè intrigo. Esso non Si raggiunge attra– verso meschine schermaglie da corri– doio nè attraverso capitolazion.i o vol– tafaccia vergognosi. Esso è quello che tu inoculato alle masse italiane dal sor– gere del movimento socialista ;in Ita– lia: coscienza di classe, solidarietà fat– tiva pi tutte le ore, dignità, coraggio, coraggio e coraggio ancora; coraggio non solo nell'affrontare il nemico e gli ostacoli che esso frappone al no– stro cammino verso la ~eta, ma corag– gio anche verso e in no,i stessi per es– sere degni artefici della società del do– mani che sulle ruine della società o– dierna deve essere eretta da mani pu– lite, con mezzi degni di una classe ascendente, Il so<;ialismo non è bolsce– visam •· Bisogna, per comprendere appieno questo -libro, non dimenticare neppure per un istante la posizione che la Ba– labanoff ebbe nel socialismo, non solo italiano, ma europeo: posizione non so– lo di marxista ortodossa e di classista convinta, ma di intransigente, lonta– nissima (ma lealmente lontana) da ogni concèssione riformistica e da ogni at– tenuazione social-democratica. Nè l'au– trice iil!tende smentirsi: la prima par– te del libro, cbe assai più che per le pagine dedicate al « tradimento • di Mussolini è interessante per la crisi della Seconda Internazionale che coe– rentemente doveva condurla a condi– videre pugnacemente le tesi di Zim– merwald, è una insistente esaltazione della posizione contraria alla guerra assunta dal P.S.I, nel generale sban– damentQ degli altri partiti socialisti eu– ropei. Nè basta. Non per solo amore di patrla, ma per fede socialista, essa, pross.ima a Lenin, si butta entusiastica– mente nella rivoluzione comunista, ne condivide sforzi, angosce, patimenti, e diventa una delle personalità responsa– bili del nuovo regime, prima di diven– tare la segretaria della Terza Interna- LO StAtO MùDEnNO zionale. Nulla di questo periodo eroico viene da lei sconfessato. Ma è appunto quando il regime si è ormai consolida– to che si apre per l'autrice la tragedia: quando cioè, dopo un epico sforzo di liberazione, Si forma l'apparato autori– tario, la dittatura irrjgidisce e dissolve le forze vive della rivoluzione, quando si costituiscono i privilegi di •una nuo– va classe dirigente spregiudicata, sen– za scrupdli, ciniua, e quando assurge a principio incontrastato la formula che il fine giustifica i mezzi. Ineenuo mo– ralismo e integrità politica si scontra– no allora, tragicamente. Non solo sino a fare proclamare (a lei!): « chi oggi parla di partito comunista non parla di un partito come un altro col quale si può discutere e competere a parità di condizioni. ma dell'organo di un go– verno totalitario per il quale program– mi, allea!lze, accordi non sono che pre– testi e mezzi oer raggiungere lo scopo che il governo stesso si prefigge... Esso non conosce la minima inibizione: tut– to è possibile, tutto è permesso•• ma a farle constatare ciò che ad essa indub– biamente costa di più: l'incompatibi– lità tra partito comunista ed autono– mo, sincero sviluppo di altri movimen– ti operai. Movénte della crisi che por– tò l'autrice a rinunziare alle sue fun– zioni di Segretaria dell'Internazionale Comunista, asservita alle manovre ed agli intrighi di Zinoviev, cui nulla per– dona, ed a lasciare la Russia (« Perchè non rimanete? • domandò Lenin. « Voi lo sapete, Vladimiro Ilic. Di gente co-, me me sembra che la Russia non abbia bisogno ... •. • Ne ha bisogno, ma non ne possiede • concluse Lenin con un tono di voce grave e triste ché mi scon- Il grillo e la libellula C'.era una volta un grillo canterino , che sembrava un Fenomeno vivente, senza uscir mai dal nido, il malandrino, era sempre al cOff'ente di tutto ciò che il bruco, il maggiolino, e altri insetti, diceY&no di lui • non 60lo in mezzo ai prato, ma penino nei luoghi più reconditi e più bui. Un giorno una libellula cu,,i0118 si volle al grillo e disse: - Come mai tu rieKi a conoecere ogni coea? Fai l'indovino od hai sulla testa un'antenna aorprendente che funziona da radio - r,icevente? - Maoohè - rispoee il grillo mattacchione grattand06i la pancia con la zampa: - So tutto per quest'unica ragione: sono abbonato all'Eco della stampa! ... FOLGORE (L'Eco della Stampa - Milano Via G. Compaponi, 28) volse tanto profondamente che non pc>– tel dire più nulla e me ne andai) è so– prattutto l'opera sabotatrice e disgre– gatrice compiuta dalla Internazionale Comunista a danno del Partito Socia– lista 'Italiano, restio a sottomettersi al-. la volontà di• Mosca. E con amarezza l'autrice rivela quali metodi siano sta– ti impiegati per squalificare e minare Serrati, l'1.1om-0che più in buona te– de aveva guardato alla Russia. Rievo-· cazioòi e documentazioni - ma sem– pre di prima mano - del passato,"d'ac– cordo: ma non sempre essa tiene suffi- · dente conto delle clrcdslanze storiche, e non sempre riesce a dimenticare il rigorismo moralistico. (Gustosissimo a quest'ultimo riguardo l'episodio di quando l'autrice deve andare in mis– sione in Ucràina e la folla dei profu– ghi assalta e blocca il treno speciale con tanta fatica approntato; C:cerin, a cui si rivolge per avere altri mezzi la rimprovera di non aver fatto int~e– nire a sgombrare la guàrdia rossa: don– de tirata sulla persistenza degli anti– chi metodi negli uomini nuovi..,). Rie– vocazioni che hanno però 'questo di grave per chi conosce anche poco la Ìlalabanoff: di sapre çhe è persona in– capace di non dire la verità tutto e solo la verità,.. costi quello eh; costi. · BEPPINO DISERTORI: L'Autonomia tridentina - Rovereto, ed. Delfino, 1946, pag. 86, s. p. A quanti s'interessano di problemi regionali, vorremmo segnalare, anche un po' come modello, questo breve scritto. Esso è una esposizione storico– politica degli elementi che sostanzia– no il regionalismo. tridentino, che han– no fatto sostenere sul terreno pratico la lotta per l'autonomia trentina contro l'A:ustria asburgica e che a-limentano tuttora un'esigenza divenuta insoppri– mibile. L'autore illustra poi la posizio– ne delle forze poli ti che locali rispetto a questo pr,oblema, dopo la liberazio– ne; vaglia ed analizza progetti aI lìO.: luzione; sfiora il grosso problema, di– ventato oggj d'attualità, della unità re– gionale con o senza l'Arto Adige. Se un'osservazione dobbiamo fare è di es– sere, non appena uscito, già in parte superato. Esso si ferma intatti al pro– getto di statuto regionale concertato dai partiti del C.L.N. trentino (progetto che presenta il fianco a più. di una cri~ tica), Non tiene inv~ce conto del re– centissimo proget~ concepito dal Pre– fe~o di Bolzano, Innocenti, per· dare più intrinseche garanzie alla minoran– za allogena, delle reazioni provocate tanto nell'Alto Adige quanto nelle stes– se 6fere politiche trentine, e di un re– centissimo controprogetto dell'A.S.A.R. che da esso prende le mosse. Temi che accenniamo soltanto, ma che andreb– bero (analizzati e discussi, anche per l'lmportanza che avranno certamente nei lavori della Costituente .in tema di riforme regionali. G.P.

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