Lo Stato Moderno - anno III - n.18 - 20 settembre 1946

che ru;erva, spede in ordine ailla man– canza di un sia pur modesto requisito di cuwtura aJ di_là. del11.a sempLi:oe licen– za elementare); d) la rioosti,tiuzlone dei consi8li soolastid provincladi (decreto 27 maggiio, n. ~56, G. U. 4 l<Ulf1io), con rappresentanxa elettiva dei maestri e oon intervento di un c!ttadmo estraneo all'emm'inistrazione, consi,gJi ai . quati sono attribuiti poteri deltberativd circa !1 P4ano annuale di costruzione di nuo– ve scuole, i<l trasferimento di scuole, la approvazdon-e dei billanci, coliti consun– tivd, ecc., dei pa,tronati scolastici e delle delibere comunali relabive a1l'istru- LO STATO MODERNO zLone e'1ementm-e, nonchè la consulen– za obbligatatia per gli atti del prov ,e– dlitore ·relatiVi allo stato e disciplina dei maestri e ·1a consulenza facoltativa a richiesta dello st'e's5o provveditore· Si possono ricordare, itl!fine, alcuni provvedimenti coi quali, invertendosi la tendenza invalsa durante il ,period<> fa– scista, si ricostibuiscon.o comuni dappri– ma agg:regartdad altri (D.L.L. 26 aprhle, nn. 544-545, G. U. 3 ~lio; R. D. L. 17 magg,!o, nn. 546-550, i'bid., D. L. P. 28 giugno n. 20, G. U. 18 luglio); i!l D. L. L. 26 ·aprile n. 564 che dà dis.posiziond per le società nelle quali non si riesca- 425 no .a rdunire l'assemblea, id consiglio, ecc. (G. U. 8 lu~ldo); hl D.L.L. 12 aprile 1946 (G. U. 16 ,1,uglio) che trasferisce il servizio dei pa;gameniti e Lncass{ di– pendenti d.ailleimportazioni ed esporta– zioni coi paesi alleati daJIJa Banca· d'l– tadia alll'lstirtuto per il commercio este– ro, che già provvedeva (in base al D. L. L. 28 maggio 1945) al movimento del– le stesse merci e allla stiipulazione ded relativi contratti; i decreti presidenziali 27 gd.ug :no n. 24 e 25 (G. U. 26 lugldo), relati'll'i a condono di sopratasse e pene pecuniarie e ad amnistia per rea.ti in materia finanziaria, ecc., eoc. A. F. RASSEGNA BIBLIOGRAFICA ARTHUR KOESTLER: Schiuma della terra - Firenze, Edizioni U., 1946, pagg. 310, L. 300. Non reso con mera bravura giorna– listica, ma patito come desolata e deso– lante esperienza, non interpretato co– me pura vicenda personale (anche se è precipuamente narra:i;ione di personali vicende), ma assurgente a corale tra– gedia e dominato dall'angoscia di quan– ti, amici ed :ignoti, non hanno saputo o potuto sopravvivervi, si descrive qui il caù,vario, in terra di Francia, dell'éli– te antifascista Internazionale, che vi aveva sperato rifugio, nel più vasto quadro del crollo della Francia. Per costoro, uomini politici .In eslllo. intel– lettuali, pubblicisti, gente sfuggita al– le carceri dei paeSi totalitari, ex-mal!– zilam di Spagna, o, come lwtore- gior– nalista ungherese, ex-comunista, mira– colosamente sfuggito alla condanna a. morte inflittagli dai franchisti In Ispa– gna - l'esaltazione per la guerra di– chiarata dalle democrazie contro Hi– tler è di breve durata. Immediatamen– te s'inizia per loro, che avevano atte– so d'essere la legittima avanguardia, un'atmosfera di avversione e di sospet– to che non tarda, in una Francia insi– diata dal veleno di Vichy avant lettre, dal sabotaggio delle forze reazionarie~ dalla stupidità della polizia e dei mi– li tari, a tramutarsi In persecuzione. Di fronte ad una guerra mal condotta e mal compresa, stracco strascinamento della comoda vita normale al riparo dell'illusorio mlto della Mag!not, cui la costernazione del patto russo-tedesco toglie ogni possibilità di afflato popo– lare, coloro, che nella 10 "1.ta di libera– zione avrebbero potuto costituire le guide Jdeal!, ne diventano le pove.e, tartassate, diswnanate vittime, sino a scendere, attraverso una successiva obliterazione di valori, al grado di Zie de la ten-e. Qùas! immediatamente arrestato, in– sieme agli stranieri noti alla polizia come uomini di sinistra, l'autore pas– sa dal tradizionali maltra~menti del"- la polizia, al carcere, infine a quello squallido campo di concentramento del Vernet, la cui differenza da campi di concentramento tedesco cons1$teva in questo: « al Vernet le percosse erano un evento quotidiano, a Dachau ve– nivano prolungate sino a produrre la morte; al Vernet la gente moriva per mancanza di àssistenza medica, a Da– chau "\'.enlva uccisa intenzionalmente; al Vernet metà dei prigionieri doveva dormire senza coperte a 2 gradi sotto zero, a Dachau venl,vano messi in ca– tene ed esposti al gelo». Nella disu– mana convivenza, e mentre dal di fuo– ri trapela il corrodersi di un.a resisten– za· che· non. aspetta se non una spinta per crollare, rinascono valori e spe– ranze. E ci è caro ehe dl più vicirlo a condividerli e a suscitarli sia per l'au– tore un italiano, Mario, (« sapevo che c'erano voluti nove anni di prigionia a modellare quel sorriso - tre anni per farlo fermenta.re nella segregazio– ne ceUulare, i sei anni seguenti per maturarlo ed addolcirlo»), che fu poi una delle figure più eminenti della no– su:a resistenza: intendiamo dire Leo Valianl. Nè la dimissione (tanto fati– cata) dal Vamet segna una tregua: non appena arrivato a Parigi, l'autore è tra– volto nel vortice della disfatta, si da cercar scampo, al culmine di una co– rale dispel:'azione, in un fl ttizio arruo- 1amento 111éua legione straniera che d'altronde non lo salva dalle peregri– nazioni della disfatta, anche se mira– colosamente sfugge alla prigionia. Ed è poi, con Vichy, « il terrore tlei Fur– fanti e dei Vecchi, peggiore della rivo– luzione e della controrivoluzione», 1 fascismo razziale In Germania, fascismo clericale in Spagna, fascismo senile In Francia - che sembra precludere ogni orizzonte ed a cui non pochi tra i suoi migliori, tra i suoi più qualificati ami– ci, non sanno sopravvivere. E' il crol– lo di ogni valore (e per risorgere il po– polo francese dovrà impararé a spera– re di nuovo, come chi dopo una lunga malattia deve Imparare a camminare, ma questo germe già lo si trova ope– rante, si che ben può il Koestler pro– .fetizzare « quando le CUTVe del suc– cesso volgeranno a favore dell'Inghil– terra, le barricate sorgeranno dal suo– lo delle città di Francia ed il popolo combatterà come nelle vecchie glorio– se giomate ») ma è soprattutto la deb4- cle nel cinismo, nell'arrafifamento, nel– l'insipienza della vecchia classe · diri– ,gente pronta a proclamare In cuor suo ,. meglio Hi111erdel fronte popolare». E .poiohè come giustamente nota l'autore « l'io di questa narrazione, ,i suol pen– sieri, I suol timori e le sue speranze, e perfino le sue inconseguenze e con– -traddiziont, stanno per i pensieri, I ti– mori, le speranze, ma soprattU'tto per la ·b=ciante disperazione di una parte considerevole della pqpolazione del continente», la corale disperata luci– dità che forma l'atmosfera di questo libro s'allenta, quando Il Koestler rie– sce ad evadere dall'inferno e a rag– giungere avventurosamente l'Inghilter– ra attraverso l'Africa. E, giunto In salvo (ll).a altre sei set– timane di -care-ere l\a1tendono), nell'ar– ruolarsi per riprendere il dovuto posto di combatimento, egli conserva il sen– so di amara consapevolezza che non abbandona neppure una pagina di que– sto libro, anche dove è più vivo di no– tazioni e più spigliato di narrazione, nello scrivere al colonnello: « L'Inghil– terra è la nemica dei nostri nemici; e forse un giorno potrà diventare la no– stra alleata. Non ascolti quelli rhe pre– tendono che sia già cosi... No. lo e i miei simlll non desideriamo morire per l'Impero inglese, nè per la terza Ver– sailles e per eternare la vendetta eu– ropea, nè per una pace che sarebbe una dichiarazione di guerra per la prossima generazione. Nè abbiamo al– cun entusiasmo per un ordine econo– mico che brucia i raccolti che produ– ce, e cl ricorda una certa oca, che inve– ce di uova d'oro depone una bomba ad orologeria ogni giorno e poi si mette a covarla fellcel7lente ... :r.;a in questa bat-

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