Lo Stato Moderno - anno III - n.16 - 20 agosto 1946

• Lò s'rATò M6t:>tHìNò à67 PROSPETTIVE D.I RIFORMA .. NELL'AMMINISTRAZIONE Per uno di quegli incidenti d'impaginazione tipografica, ben noti .a tutti ,coloro che son del mestiere, nel nu.mero scorso ,l'articolo di M. Boneschf, che avrebbe dovuto ter– minare a pag. 342, seconda colonna, riga 8, si trovò ctd avere una indebita «coda•; tale coda apparteneva all'ar– ticolo, 17!d -composto, ,dello stesso- autore che qui pubbli– chiamo. Non si meravigli quindi il lettore della ripeti. zione dell'ultimo pezzo. Che il centralismo sia arrivato in Italia ad estremi gra– vissimi è cosa nota, Il sistema italiano è proverbiale el mondo per la sua irrazionalità, Al principio del secolo uno scrittore americano notava i ·grandi progressi che l'Italia aveva compiuti dalla unità in poi;. ma 5i meravigliava che questi progressi fossero stati realizzati malgr,ado un sistema amministrativo tardo e vess 1 ato'l":io. Rrnkievia ,:;n;iaggioa-11' one5tà .d:e11ancstra pmo– crazia, ma da spirito pratico sosteneva essere preferibile una tirannia ladra, ma capace e-svelta, ad una ·tirannia onesta, ma vessatoria, Già il Treitsc~e notava ai suoi ter:npi cop meraviglia che l'ultimo comune di Sici'.ia aveva bisogno di un decreto rrn1e. p6r emanare un'ordinanza sulla rimozione deJ.le im- rrondizie. · Al vecchio centralismo dell'Italia liberale si è aggiunto il ·super accentramento fascista, Fu come un gigantesco esperimento di laboratorio che, esasperando le.caratteristiche del sistema, produs·se un colossale· disastro e dimostrò la cor– relazione ,inreind~bile chte resi~t-e .&a J' accent1'amento -da un lato, l'incapacità, l'impotenza, la corruzione e la decadenza dall'altro. E' un errore credere che lo stato sia forte in quanto abbia il potere anche di stabilire dove d.ebbono essere le fermate tranviarie - come accade in Italia -; questa som– ma di lavori indebolisce il potere centrale, lo carica di mi– nuzie, lo congestiona, lo rende ogg~tto di mille critiche. Lo sne:limento che il decentramento darebbe ai dicasteri cen-. trali sarebbe a tutto vantaggio della prontezza e dell'efficacia dell'attività governativa. Il ,centralismo ,ha ip'to'dotto in Iralia Ja conseguenza che si governa moltissimo nelle cose piccole e poco nelle grandi. D'altra parte è inutile illudersi di poter fermare il cen– tralismo, di attuare una più razionale distribuzion'e di com– piti alle -autorità governative locali. Seqza autonomie, cioè senza il potere daf basso, è veno credere che un s.istema centraHsta possa, per forza propria, arrestarsi al punto giusto; al punto giusto lo potranno arrestare solo forze che gli fac– ciano da contrappeso. Ecco ~rchè tutt~ le illusioni di coloro che si limitano a chiedere un central.i:,mo più rozi<.maie le più modesto, so,w destinat.e a cadere. Sforzi in questo senso sono già stati .fatti in Italia e .non ·sonoim-airiusciti. Il decentramen– \o igerarohico era 1ri" teoria pòssibile. La l~e comunale provin– ciale ha seuwre dato facoltà al ,governò di ·delegare stabil– mente ai prefetti attribuzioni dei dicasteri centrali. Le deleghi! che in base a queste disposizioni furono concesse furono sem– pre dopo poco tempo revocate, e non poteva essere altri– menti perchè, essendo i.! prefetto in balì:r' del ministero degli interni, contro i suoi provvedimenti si ,ricorreva legalmente o iìlegalmente al ministero, e d'altro canto nessun funzionario è voglioso di avere t,oppi poteri, fin che dipende da Roma e sa che a Roma si rivo:,gono gli interessi che egli può ledere. Il nostro sistema amministrativo ha urr suo centro di gra– vità, collocato in Roma. Ogni principiò politico te!}qe al gigantismo, ogni potere • tende allo stra.potere. Solo una forza antagonista può impe– dire lo sviluppo eccessivo del centralismo. So'.o dall'equilibrio di forze nascono i sistemi armonici _e fecondi. E' questa la ragione e la vitalità, ad esempio, della famosa divisione dei poteri. Il centralismo può essere frenato solo se si incontra con il potere che viene dal basso, cioè può essere frenato, · solo dal:e autonomie. Ma ·n pauroso sviluppo del centrallsmo non si arresterà mai per una autolimitazione. Il problema è anche politico perchè le libertà locali sono ~ibertà e .de11~ lPÌÙim,portanti, e le ·libertà sono ,tutte 'Solidali _l'una·con l'altra. I popoli che hanno dato al mondo il con– cetto della libertà moderna e l'esempio deJ.:a libertà dura– tura, non concepiscono lJi Iibertà politica che in funzione del- 1' autogoverno locale. Con quest'ultimo hanno creato nel cit– tadino spirito e dignità di uomo libero. Tutte queste cose sono note, non vi è che rileggere vec– chi libri, programmi di partiti, discussioni par:amentari per· trovarle dette, analizzate e ripetute con ·competenza e con vigore. Il problema è oggl di sapere se riusciremo a Hberarci da un sistema oramai così inveterato. Noi dobbiamo riuscire in un compito nel quale falli– .rono generazioni certo meglio_preparate e compatte della no– stra, meno dissanguate e provate dalla guerra e daHa perse– cuzione, meglio preparate in un'atmos.fera di cultura, in un ìclima di libertà quale. era l'800. Se <l'aun ,lato il 1Probléma, per il corso stesso degli eventi e per le esagerazioni del cen– tralismo, è maturo per la· soluzione, dall'altro la situazione italiana è così complessa, che il centralismo arrischia di ap- . parire a moltissimi come un'ancora di salvezza. Il centra– lismo è intatto nelle leggi e ne:lo •spirito, cioè onnipotente in .alto. Ma il centro non intende cedere nulla dei suoi poteri. E poichè il centro sa quello ·che vuole ed a1ra· periferia si fa molta retorica, la battagHa è dubbia. Nei ministeri si nutre grande sospetto verso la vita locale e si pronuncia la parola « autonomia » con fo stesso spirito con cui una suora parlerebbe del demonio. E' un dato psicologico che non occorre nè esagerare nè sottovalutare, ma quando si presentano richieste nel senso di una maggiore autonomia è ce;tq che si trova una resi– stenza preconcetta nel potere centrale, parlo del vero ed ef– fettivo. potere che è la burocrazia. Essa crede in buona fede che allentare i vincoli significhi sfasciare l'Italia. La classe burocratica, che è' il sostegno del centralismo, conosce il suo mestiere, vive completamente le necessità del– !' amministrazione ed è quindi padrona -del suo ,gioco. Una classe di amministratori elettivi, quali sono neces– sari ,per far vivere e progredire le libertà locali, non esiste ~ncora e molti si domandano se pcitrà sotgeré. Quali forze si manifestano? Abbiamo avuto l'e~rienza dei Comitati di Liberazione,

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