Lo Stato Moderno - anno III - n.14 - 20 luglio 1946

318 LO STATO MODERNO Ad Uzitse, cittadina della Serbia, i comunisti proclama– rono ia prima repubbìica rossa. I contrasti ideologici, com– pli.cati da rivalità etniche, storiche e politiche si mutarono ben presto in scontri armati fra comunisti e cetnici, prodromi di queJa spaventosa guerra civile che doveva assumere ca– ratteri d inaudita violenza e crudeltà, a tutto vantaggio del-. l'occupante. Già nel caso di Uzitse 5i rivela ia tattica preferita dai comunisti: mentre le forze di Mihailovic sono impegnate ad ovest coi tedeschi, disturbate ad est da~ stessi comunisti, questi ultimi provvedono ad occupare la .città ed in essa ad « eliminare » ogni loro oppositore, tattica poi seguita anche in M<;mtenegro,quando la popolazione insorse contro rita:ia. Mihailovic richiamò i suoi ufficiali al suo quartier gene– rale che aJora (dicembre 1941) si trovava sude ghiacciate alture del Montenegro. Due ufficiali serbi mancarono all'ap– pe1o: si seppe che essi erano stati uccisi dai partigiani in Croazia. Neuo stesso tempo bande di partigiani (distingueremo partigiani di Tito e cetnici di Mihailovic), formate per io più da disertori ustascia passati nelle loro !ile, portatisi in spe- - dizione di approvvigionamento oltre le montagne de;Ja Bosnia, avevano inlZlato una campagòa di terrore contro le popola– zioni serbe, predando ed uccidendo. Catturati dai cetnici, cin– que di essi turono fucilati, mentre un sesto fu rimandato con l'ammonizione che ad u;teriori vio;enze sarebbe seguita la guerra. Mihailovic informò deH'affare il governo jugoslavo di Londra, il quale foce vigorose proteste, prima attraverso il "J!oretgn Ofti,oe poi, direttamente, all'ambasciatore russo il qua-:e escluse ogni responsabilità sovietica per le incursioni ;partigiane. Quando per i cetnici catturarono it:tri partigiani razzianti neLa Serbia centrale e li .fucilarono, comunicando il fatto a Londra, Mosca fece fa voce grossa. Svobodna lugo– slaviya (Libera Jugoslavia) un'emissione radio in lingua serbo– croata dalla stazione russa di Tiflis denunciò Mihailovic come un traditore. A documentare l'accusa essa accusò i cetnici di collaborazione con le forze del!'Asse, e citò il fatto che in Dalmazia i capi cetnici avevano rilasciato prigionieri italiani in cambio di benzina. « Non solo - dice D. Brock, che fu per tutto quest~ pericxlo corrispondente del!' I. N. S. presso le forze di Mihailovic, ed ha scritto nel 1944 sulla situazione jugos~ava un articolo apparso neJa rivista americana Liberty - il .fatto era già stato riportato .da .corr~ndenti americani obiettivi, ma il baratto era stato riconosciuto come legittima tattica di guerriglia e come tale aipprow.to d:a osservatori mi– litari alleati ». Il quadro va, tuttavia, per la verità obiettivamente in– tegrato. Infatti, di fronte ate gravi perdite, alla scarsità dei mezzi, alle terribili rappresaglie compiute fra le popola– zioni civili dai tedeschi, alle stragi compiute dagli ustascia in Croazia e nella Bosnia <;>ccidentale fra le popolazioni 'serbe (a 700.000 si calco:ano le vittime), in guerra per di più coi partigiani, i cetnici dovettero ad un certo momento limitare. le loro azioni; e fu in tale momento che in Croazia alcuni reparti cetnicì, battuti. da ustascia e da partigiani comunisti, si trovarono costretti, in situazioni contingenti e particolari, per sopravvivere a collaborare con .gli itaiiani. Ciò che non si verificò in Serbia, dove la situazione era politicamente molto più chiara, essendo la popolazione nettamente favo– revole a Mihailovic. Fu per questa ragione che i comunisti furono cootretti a lasciare la regione serba - non può esistere guerriglia dove essa non sia favorita dalla popolazione civile - ed a rifu– giarsi ,prevalentemente nel Montenegro, nella Dalmazia e nella Lika (nord-ovest della Dalmazia), cioè nei territori tenuti dagli italiani. Fu li che essi si riorganizzarono, ed-è in questo periodo (primi mesi del '42) che appare Tito. Passiamo al settembre 1943. 6i profila fa sconfitta te- desca nel fronte russo e, nella sperata imminenza della libe– razione, si accentua ~a lotta fra Mihailovic e Tito. Le forze di quest'ultimo, battute da tedeschi, ustascia e cetnici,- sono ridotte a mal partito quando, 1'8 settembre, avviene il crollo italiano. I comunisti, concentrati come ab– biamo detto nei territori di occupazione italiana, si impos– sessarono di enormi quantità <li armi, ed operarono una leva in massa. D'altra pai'te, poichè i .reparti cetnici vedevano ora con maggiore simpatia gli esponenti di quell'esercito italiano che si profilava alleato contro i tedeschi, la popolazione slava della DaÀnazia, particolarmente osti:e all'Italia da quando questa si era annessa [a zona, si schierò d&la parte di Tito. Ma ancora da un'altra parte i comunisti ebbero un aiuto insperato, che spregiudicatamente accettarono: proprio da parte di quegli ustascia che fino allora avevano collaborato con il tedesco. Gli ustascia infatti, vista fu mala parata, swn– fitti i tedeschi a Stalingrado, dove essi stessi avevano com– battuto al loro fianco, non potengo ripiegare fra le formazioni di Mihai:ovic, tanto era il sangue serbo di cui si erano mac– chiate le mani (Mihailovic non fu in quel momento così spregiudicato come si dimostrò Tito; ma d'altra parte acco– gl:iere nelle sue file gli ustascia voleva dire perdere la sim– patie dei serbi) passarono in gran parte fra le formazioni di Tito. Per quanto possa sembrare paradossale, Tit~ fu favorito pure dal c!ero cattolico croato che, in opposizione ai serbi ortodossi, aveva dato il suo appoggio aJ.:a mmia ustascia ed &l'esercito regolare croato (dmncbrani) ed ora, per paura delle rappresaglie serbe, si schierò dalla parte di Tito. Infine « wst but net Ù1ast » l'Inghilterra. Essa, dopo aver dato all'inizio il suo appoggio al governo esule di re Pietro ed il suo materiale aiuto ed incoraggiamento a Mihailovic, era venuta gradatamente cambiando politica di fronte alle pressioni russe, fino ad abbandonare completamente ambe– due dopo il convegno di -Yalta. « Noi diamo il noslirò aiuto a chi più ci serve », dichiarò Churchill. Mihailovic fu aiutato .fino a quando servù; quando servì di più cedere alle richieste russe, l'Inghilterra fece buon viso a cattivo gioco, mollò Mihailovic ed i cetnici ed appoggiò Tito. Questa pagina dell'abbandono di Mihailcwic da parte britannica è tuttavia ancora :oscura, e ha suscitato non ancor placati risentimenti cont>rol'Inghilterra nell'animo dei cetnici - ora in gran parte esuli, fuggiaschi e ;perseguitati - che in lei avevano creduto e sperato. Un fitto velo fu steso dalla censura britannica sulle azioni di Mihailovic; nè essa ha in– teresse a solievarlo, ora che il -processo a Mihai;ovic potrebbe fornirne l'occasione. Una vittima di più sacrificata al Drang l'l(JCh W~ della Russia. Con l'avvicinarsi dei russi a Belgrado, le forre di Mihai– lovic, che si trovavano intorno alla città (altre si trovavano al sud·per appoggiare un eventuale sbarco inglese), preso con loro contatto, chiesero armi e munizioni, ma non· ottennero che espressioni di una fittizia cordialità. Frattanto Tito avanza ben armato su Belgrado. Mentre i Quisling jugoslavi fuggono oon i tedeschi, Mihailovic rimane in Serbia, sostenuto dallo appoggio delle ,popolazioni contadine. Ma, 5provvisto di tutto, egli non può più opporsi a Tito, ed è costretto a ritirarsi fra i monti. Tito ha ora campo libero. Già nel 1942 egli aveva ~nunziato la convocazione, a guerra finita, di una Costi– tuente e dato nome alle sue formazioni partigiane .di esercito popolare cu liberazione. 11;,pomunismo sembrò relegato in se– conda linea, sacrificato alle necessità della propaganda. Ma cosa tuttavia egli intendesse lo 5i vide a guerra ulti· mata. Le leve ed i posti di comando eraoo nel::e mani della oi,ganizzazione comunista e dei commissari politici: gli op– positori furono così eliminati facilmente. Mihailovic divenne natur~mente il « traditore ». L'ispirazione russa era oramai evidente negli atti di Tito. La popolazione contadina, sia I I

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