Lo Stato Moderno - anno III - n.6 - 20 marzo 1946

l28 LO STATO MODERNO PER IL MOVIMENTO FEDERALISTA EUROPEO Contro tutti .gli scetticismi e tutte le incomprensioni, per Caa-lo Sforza, non solo è vera il' idea onde ~i ispira ,j} Mo– vimento Federalista Europeo, ma meno lontana di ciò che s.i crede è la -sua realizzazione, poichè egli pensa sia « fatti– bile un'impresa quando il sentimento combina con l'inte– resse». E non è simile a codesta pur Yespressione di ogni ot– timismo? dall'idealistico per cui « tutto il reale è razionale » al cattolico per il quale la Provvidenza non può non con– ciliare l'utile con il giusto? Ma, sino ad ora, nessuno sguardo acuto e Hmpido è riu– scito a fondere tutti gli interessi, a unificare tutti i senti– menti. Chi non vorrebbe sostituire la collaborazione alla lotta di-classe? Ma s'è mai potuto veracemente accordare J'interesse <lei capitalista, che non vuole rinunciare ai suoi sopra-pro– fitti, con l'interesse del lavoratore, che non può costringere le proprie aspirazioll!i? E chi mai (- se si eseludono i paranoici esalmtori della guerra quale « igiene del mondo» -) non vorrebbero to– gl!iere di mezzo le possibilità d'ogni cruento conflitto? Ma si sono mai potuti veramente armonizzare gli interessi degli imperiahsmi, ben decisi a non .rinunciare al proprio prepo– tere, con gli interessi degli Stati che non possono soffocare l'anelito alfa compiuta indipendenza e alla -libertà? Troppo spesso i ricchi ed J forti sono riusciti ad evitare la guerra ed a mantenere l'apparenza della pace soltanto sfruttando l'amore del quieto yjvere dei ;poveri e dei deboli i quali, troppo spesso, finiscono con faccogliere, per ria pau– ra del ,peggio, ['offa del « panis et circenses • in patria, e dei più varii « protettorati » al di là degli imposti, ing;iusti con– fini. Non è codesto 'llil promettente preludio al « Movimen– to Federarlista »: ma io penso sia necessario denunziare - sin dagl,i inizi - le .illusioni con le quali, troppo spesso, si sop– prime ogni facoltà di chiara visione e di critica indipendente. Tutta\nia, nonostante a fondamentale scetticismo, credo sia mostro dovere aderire ad un moto che .si propone - qua– le scopo supremo ,- la formazione degli Stati Uniti. Chi tende al regime dell'ordine non può, non deve re– spingere alcun tentativo volto e raggiungere taie fine, pur se la trista esperienza del passato lo persuadesse della vanità di quakmque azione non guidata da prinoipii sensibilmente diversi da ouelli onde ancora è retta la comune vita so- ciale e ,politi~a. . Certo, io giudico si debba primieramente non rinnegare il principio delle nazionalità, ma rimeditarlo, approfondendo tutti i problemi inerenti alla ricerca sintetizzarlo col princi– pio della Federazione Europea, che - al dire del Renan - « ne è il correttivo ». E' ua-gente cioè distingueTe il sacrosanto diritto delle « rivendicazioni nazionali » dalle follie nazionalistiche: chi potrebbe mai suggerire di sopprimere il sentimento per ti– more delle degenerationi del sentimentalismo? A noi, Itaiiani, non è concesso di attardarci ora a fare penose constatazioni sull'ultima guerra tremenda, per cui fummo tutti travolti, prima da un pazzesco sogno di __pre– dominio e .di conquista, che non esitava a spargere ovun– que lutti e rovine, e poi da una crimina,}e sete di vendetta, che dissetò ogni fonte dello stesso vivere nostro. Risaiiamo piuttosto, peT un momento, alla storia dell' al– ti;a nostra guerra, conclusasi a Vittorio Veneto, quan<lo an– cora si ,poteva credere che le armi fossero al servizio di su– periori idèalità. E ricordiamo-rome - contrò l'eroico ardore di giovinezze votate ai sacrificio perchè le terre italiane, ancora soggette al giogo deg1i Absburgo, fossero red~nte dal sangue e dal patimento dei fratelli; - non solo si rivoltasse l'apatia dei neutrroisti ma si levasse anche trionfante la voce di chi fu-ridevaalla generosità di ogni irredentismo, definen– dolo un mero pretesto offerto a quanti sapevano «elevarsi» alle più aristocratiche concezioni nazionalistiche. Per quell'apatia e per quelli voce invano la nostra Pa– tr,ia perdette allora la sua più fiorente primavera, e cadde nel baratro donde assai faticosamente si studiò di risollevarsi, in questa ansiosa vigidlia di pace: di pace o di una nuOIVa guerra? • • • Non dimentichiamo che la pace non può essere se non il frutto della giustizia, e che la giustizia ha i suoi primi fon– damenti nel « neminem laedere » e nel « suum cuique tri– buere ». L'odio contro il passato, nefasto regime, - aileatos.i con i cinici sostenitori di tutti i miti della violenza, - non · deve indurci oggi a rispondere con miserabili' rinunciatari– smi agli intt:lessati appeHi di-chi vorrebbe imporre fa cosid– detta pace senza aver prima riconosciuto a tutti i popoli il diritto di vivere sicuri entro i propri confini e di na~g,are, senza alcuno straniero controllo, sui propri mari. La pace non può ,durare se non fra liberi ed uguali; nessuno s'illuda .che gli oppressi abbiano a rassegnarsi per sempre al proprio stato di inferiorità: a&Saimalcerto voca– bolo è fa pace, finchè sussistono motiv-i di giuste ribei'lioni. AHmchè sorga una fede ardente nel costituirsi degli Stati Uniti è dunque indispensabile gettare subi1o le basi di una Federazione ,per la qua 1 le tutti i popoli si sentano dav– .vero fratelli: e fraternità può essere soltanto là dove è sop– presso anche ogni sospetto di schiavitù, Un giorno, a Petrescu Comuène un maestro del Fede– ralismo diceva: « Bisogna crearne la mistica». Ed oggi noi non .dobbiamo - p_er il sinistro r.icordo di una ~edente .mi stica beffarda - aborrire senz'altro da una simile deno– minazione: abbiamo [lliuttosto il coraggio di aissumeTe ii sacro impegno che derivra da una retta interpretazione di tale concetto, l'unione degli Stati non può essere se non la conseguenza del leale riconoscimento dell'unità di tutto il genere umano: .di quell'Uiliità che deriva dalla negazione ,di qualsiasi -iprocrisia e di qualsiasi sfruttamento. Unità, che dovrebbero aspirare a realizz1ue nel mondo sia i credenti nella !Parola del Cristo, il quale vuole perfetti gli uomini come è perfetto il loro Padre celeste, sia gli spiriti profondamente pensosi del destino ignoto che ne circonda di quel destino per cui, secondo il monito del Poeta, « solo chi procaccia d'aver fratelli in ·i,UUJ timor, ·rrnm ,erra » E' ancora .di oggi il vano ·appello d'Enrico Fermi per– chè alla missione degli scienziati sia concessa libettà di pen– siero e di lavoro; è ancora di oggi la soverchiante preoccu– pazione per il problema economico delle miniere e della bauxite in confronto della questione morale dell'dtaiianità di Tiri~e, consacrata dall'olocausto dei nostri martiri e dei nostri eroi. F,ino a quando gli interessi materiali riusciranno a su– perare i diritti delki ragione e del sentimento? o • • La .mistica, cui abbiamo prima accennato, non può non affondare le sue radici nel suolo del!'umana solidarietà che forse, in Occidente, attende ancora il suo Rivelatore, o - al– meno - più fedeli interpreti del messaggio di Gesù. Chè si dovranno veramente sconvolgere tutti gli ordini del mondo

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