Lo Stato Moderno - anno III - n.6 - 20 marzo 1946

LO STATO MODERNO 125 Chiesa. Questo è finito nel 1870, ma l'organizzazione alla quale esso aveva dato luog6 ha continuato a vivere ina!te– rata. Era quello stato tempora:e che giustificava una così larga preva'.enza de!!'elemento italiano ne:lo stato maggiore ecc'.esiastico. Ora, chiusa anche la questione che la scomparsa vw!enta di quello Stato aveva lasciata aperta, le fomie del governo centr.a'.e della Chiesa si adeguano alla nuova situa– zione, si ritorna in un certo senso per esse al medioevo quando il concetto di nazionalità non esisteva, e J' adegua– mento acquista potente risa:to dal!e condizioni attua:i del mondo che postulano ansiosarpente una nuova unità. Quali sono dunque le conseguenze che questo rinnova– mento della gerarchia centra'.e de:Ja Chiesa può avere nei riguardi del nostro paese che ospita, stato entro la capita:e de!!o stato, la centrale de::a vita catto'.ica? E' un discorso del tutto nuovo, de:icato, ricco di incognite, ed è per questo probabilmente che la maggior parte dei commentatori l'ha sorvolato vo!entieri. Que:Jo de[a libera coesistenza di un po– tere soprannaziona!e, come que!:o de:Ja Chiesa, e del go– verno d'una nazione, è un prob!ema arduo ma che si può risolvere, mentre cinquanta o cento anni fa poteva apparire b:occato in partenza. Perchè allora i miti ottocenteschi ser– bavano ancora intatt2_ il loro fascino prestigioso, perchè il distacco deJ:a mora!e da:la religione pareva a!lora un' espe– rienza già fe:icemente co:Jaudata, perchè pareva che il mondo non avesse più bisogno che di librrarsi dagli ultimi ceppi teologa!i per volare sicuro verso radiosi e pacifici destini. Ma sono bastate le prime serie esperienze dé!I'antichiesa, cioè dello stato totalitario, per dimostrare quanto fosse subdo!a la natura umana e qtieJ:e aspettazioni fossero visibLi, per co'.mare di un co:po con un grosso:ano ma imperioso prag– matismo l'abisso eh'era stato scavato tra la Chiesa e il mondo moderno. Un salveminiano d'America sospirava giorni fa, versando nel nostro seno tutta l'amarezza di un mondo che, egli diceva, contro ogni più razionale aspettativa, vede oggi la difesa· dei suoi valori proprio ne::a Chiesa, di un mondo che non ha fede nei dogmi ed è convinto quel!a fede di non poter:a riacquistare mai più. Perchè la Chiesa sarà sempre un aiuto per la causa de::a libertà ed una sa!vaguardia per i diritti e la dignità della persona umana. Non si tratta solamente del principio che tutti g:i uomini sono uguali davanti a Dio, c'entra anche un'esperienza mi:lenaria che ha dato classicità al:'azione de:Ja Chiesa e che la mette immancabi!mente contro i miti romantici, ieri que::o de:la libertà che doveva bastare a tutto ed essere il toccasana d'ogni male, oggi quello deJ:a non libertà ugualmente considerata come taumaturgica. Se l'Italia sarà democratica nel senso di libere istituzioni LA NUOVA EUROPA BETTIM.4.N.4.LE DI POLLTIC.4. 11, LETTER.4.TU.R.4. Direttore: LUIGI SALVATORELLI. Redattore Capo: MARIO VINCIGUERRA. Redattori: GUIDO DE RUGGIERO, UMBERT°' MORRA, PIETRO PANCRAZI. Segretario di Redazione: ALBERTO PICCONE STELLA. Direzione - Redazione - Amministrazione ROM A - CORSO UMBERTO I, 47 rispettose d'ogni opinione I contrasti non mancheranno sui partico:ari, perchè Chiesa e Stato sono destinati a una vita guerreggiata, ed è bene che sia cosi, ma non cl sarà nessun sostanzia:e ostaco'.o ad impedire la convivenza. Ne! caso di– verso, quando fo Stato vog:ia diventare Chiesa o ridurre quest'u!tima a suo strumento, il contrasto sarà insanabile. In questo secondo caso, sia italiano o straniero, il Papa non potrà agire che in una sola maniera; nel primo invece, quello dei contrasti naturali e superabili, il Papa straniero può rap– presentare un'esperienza più varia, un modo più tollerante e largo di vedere le cose, essere insomma perfino un vantaggio. Perchè se un coJ:egio cardina'.izio di marcata preponde– ranza non ita!iana, com'è l'attuale, si farà sentire più di prima, nello stesso tempo la Chiesa italiana con un papa straniero acquisterà maggior distacco ed indipendenza. Non è nean– che pensabile che un papa straniero o un segretario di stato venuto dall'a!tra parte dell'Oceano, dato come concesso il loro prossimo avvento, possano considerare le cose italiane, non diciamo con gli occhi di Leone XIII e del cardinale Ram– po!!a, ma neanche con quelli di Pio XI e di Pietro Gasparri. Quella liberazione del:a vita italiana dalla soggezione eccle– siastica, che è stata tanto spesso, e non sempre a proposito invocata in passato, può realizzarsi, almeno in parte, per questa via inaspettata del papato non più ita:iano ma super– nazionale anche di fatto. Afmeno in parte pèrchè, volere o no, sia questo un privilegio del nostro paese come molti hanno sempre sostenuto, o sia invece un danno come altri ha spesso affermato e cercato di dimostrare, la presenza del papato non può essere estranea alla vita italiana, non ,può, almeno in una certa misura, non condizionarla e a sua volta esserne condizionata. Certo il papato acquista nuovo prestigio e si rafforza nel momento stesso in cui J'Ita'.ia vede la sua influenza politica sosoesa e minacciata. « E' una cattiva azione per l'Italia " gridò impetuosamente una giornalista anglosassone scorrendo il 23 dicembre scorso il primo comunicato sul concistoro e la lista dei nuovi cardinali. Va detto che quando si tratta di fare il processo al più recente passato, e ancor più di chie– dere giustizia per l'avvenire, quella rappresentante della stampa straniera non si dist'ngueva per particolare simpatia ver,,o il nostro paese. Il concistoro che non turbò gli italiani e de'.use al più i mo'.ti prelati di curia che avevano ogni ra– gione di attendersi in questa occasione il cappel'.o, aveva fatto il miracolo di scoprire ,improvvisamente in questa stra– niera un'anima italiana pronta a vibrare contro l'asserita so– praffazione papa'.e. Nè fu agevole spiegarle che non era cosi; che il rapporto di tempo tra l'avvenimento vaticano e la situazione ita'.iana era puramente casuale; che questa rifonna era preparata da t11mpoe so'.lecitata proprio con l'argomento che l'Ita'.ia era diventata una grande nazione; che c'era Il pericolo ohe il clero italiano, non più frenato dal dissidio per il potere tempora'.e, diventasse quello che non fu mal, cioè naziona'.ista, e non potesse più attendere con imparzialità alla missione supernazionale alla quS:e lo destinava il fatto che il capo della Chiesa risiede a Roma; che sono state sem– mai le nostre apparenti fortune non le nostre disgrazie ad affrettare l'evento. SILVIO NEGRO ERRA1'A-CORR/Glì Per errore lo « Stato Moderno " del 5 111ano 1946 ~ uscito col numero 6. Lerrasl lpyece flµpiero 5, ·

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