Lo Stato Moderno - anno III - n.6 - 20 marzo 1946

124 LO STATO MODERNO rappresentante delle angos<_:ie deLle paure, delle speranze e delle velleità dei ceti medi (la società italiana dal 1846 ad oggi è cambiata, nella sua composizione, molto meno di quel che non si creda, e certe lezioni dei tempi di Franceschiello e di Cavour, sono tuttora valide), mi serve da barometro ' nelle crisi pol>.itiche. E quando leggo: Padre Bile è run ,filantropo jarrabbiata Un ateo puro, run libero aguzzino, Che sul genere tuman 'degenerato Soffia la carità di ~n giacobino... In quest'opera ,ma :straordinaria Detta II coltro politico ove spiega, Il vero imodo di buttare ·all'aria Il mondo, e farne rpoitutta una lega: Lega che 'leghi in abbondonza e in gioia, L'intera 1Jmanità, sindaco il boia. Predicando eguaglianza, 1ratellanza, E comunanza, come tutti sanno, Colla giustizia e /con la tolleranza D'un repubblicanissimo tiranno. Se sgarro run ette dolla .sua .dottrina, Se sa che credo dn Dio, mi ghigliottina... e penso agii spaventi che i nostri amici rivoluzionari - a parole - hanno fatto passare dal 25 aprile in poi alla buona borghesia italiana che, diventata antifasci3ta, san-ebbe pronta a ·seguirli su di un terreno di ponderate e gradùali, anche au– daci riforme, e non desiderava altro che una repubblica ra– gionevole, l'occasione perduta mi fa sospiJrare. Adesso, siamo al .punto che la pregiudiziale « repubbli– can~ • è già in discussione, in quanto i ceti medi a sentir par– lare di repubblica, la identificano con una incarnazione dit– tatoriale socialcomunista. Poichè noi non siamo repubbli– cani per catechismo storico come quelli del P. R. I., ma per la convinzione che la dinastia Savoja•Oarig,nano deve espiare le sue col,pe, e nort ha elementi di ricambio presentabili; che non si possono importare altre dinastie; che inevitabilmente in Italia monarchia signifuca cristallizzazione e predominanza di forze clerico-reazionarie e di cama~ille milifari, bisog,na chiarire subito che la nostra repubblica intende ~sere mo– derata e democratica. Io ho sempre detto che se foose vivo un uomo che purtroppo non è sopravvissuto aI fascismo, la repubblica italiana sarebbe passata . come une lettre à la poste. Quell'uomo era Firancesco Ruffini, la cui personalità avrebbe dato garanzia di ordine, legalità, competenza ed onestà amministrativa. Si tratta ora di trovarne un altro. Quanto ai termini del problema « Monarchia o repub– blica?» li vepremo ;in un prossimo studio. ARR.GO CAJUMI IL CONCISTORO E L'ITALIA Anche il cardinale Spellman, arcivescovo di Nuova York, è rientrato ne:la sua sede ed è sperabile che le agenzie giornalistiche cessino ormai di annunciarne ogni otto giorni la nomina a Segretario di Stato. Che il collegio car:dinalizio sia in questo momento formato da quarantadué stranieri e ventisette ita1iani, quando ancora tre mesi fa ae posizioni •erano invertite secondo una .norma che era stata infranta sofo dal papato avignonese, è già un fatto tanto clamoroso da non aver nessun bisogno.di essere sottolineato -d~la chia– mata d'un americano alla testa della Segreteria di Stato. Sut'importanza del recente concistoro nei riguardi del- . l' avvénire della Chiesa e della sua inF.uenza ne:la vita del n:iondo sempre più interdipendente ed unitaria, si è disser– tato diffusamente in queste settimane. L'innovazione è stata cosi brusca e perentoria, e-d'altra parte fa portata dell' avve– nim.ento è 'COSl evidente, che le fantasie si sono sbrigliate e ne sono venuti fuori anche raffronti ed accostamenti gratuiti. E' comprensibile che vedendo rappresentanti dei più diversi paesi riuniti in quello che si suol chiamare il senato della Chi~a; l'immagine più pronta sia stata quella d'un parla– mento supernazionale, tanto più che un istituto del genere era stato invocato proprio in quei giorni dal ministro degli Esteri inglese. Senonchè que~t'asserito parlamento non è du– rato che qualche settimana, esattamente il tempo necessario perchè i nuovi por,porati ricevessero la loro investitura. Poi tutti, almeno quelli straJìeri, sono ripartiti. Una de:Ie caratteristiche del recente cqncistoro che finora è stata trascurata è proprio questa: che tra tanti nuovi car– dinali stranieri, venta.tto su trentadue, non ci sia stato nes– sun nuovo cal'<jinaledi curia. Un tempo vi era a Roma almeno un cardinale per ciascuna delle grandi lingue rappresentative della cattolicità; in questo momento non v'è che un fran– cese. Ora la sentenza che i cardinali sono i consiglieri del Papa ha valore soprattutto per quelli che vivono a Roma, che attraverso il lavoro nelle congregazioni hanno una re.ale partecipazione- al governo ·della Chiesa. ,Ma riei riguardi dei cardinali ,strimièri di curi.I il concistoro non bjl detto niimte di nuovo, non si è neanche preoccupato di colmare i vuoti. Per il momento dunque quell'accostamento che ha avuto tanta fortuna non trova riscontro altro che in quel vago com– pito di orientamento che un maggiore e più autorevole nu– mero di cardinali può assolvere da lontano; riflettendo i sen– timenti e i bi·sogni dei vari ,popoli. A Roma però, come san tutti, esiste una vera interna– zionale_cattolica formata. da religiosi e da ecclesiastici che vi si trovano per ragioni di rappresentanza, di studio ll di• lavoro. Ma anche quando fanno parte. degli organismi della curia questi stranieri \Sono sempre rimasti in condizione di inferiorità rispetto agli italiani per quanto riguarda la ,car– riera che porta al cardinalato, e questo per ragioni di carat– tere storico e pratico derivanti soprattutto dal fatto che prima 'del 1870 il governo della Chiesa e quello dello Stato Ponti– ficio 'erano strettamente collegati insieme. Ebbene, a quanto si assicura, il Papa è deciso a mettere definitivamente da )?arte anche questa tradizione; dopo d'aver capovolto il rap– porto della nazionalità nel ·sacro collegio, Pio XII internazio– nalizzerà la curia, ammetterà anche i non it~ni alla car– riera che porta alla porpora. Ne verr:ì che anche per questa via divent~anno cardinali in ,ivvenire uomini d'ogni nazioni!, ed il rapporto tra italiani e stranieri nel sacro collegio mu– terà ancora a vantaggio deg)i wtimi. E ne verrà anche che, mentre oggi la curia ha ancora un carattere tradizionale, cioè italiano, in avvenire avrà un carattere spiccatamente in– ternazionale, cioè moderno, con conseguenze che si possono prevedere importanti per la vita della Ohiesa, per quella di Roma e anché per la vita italiana. Si può anche dire che nei riguardi di quest'ultima il fatto che si attende, cioè l'internazionalizzazione della curia, sarà anche più importante di quello già consacrato, cioè la preponderanza dell'elemento non italiano nel sacro collegio. Non è stato abbastanza notato in queste settimane che il grande concistoro dei trentadue ha chiusi:>un'epoca, quella del pontificato fogato alle .forme e agli istituti di quello spe– ciaìissimo organismo itali~no che fu il millenario Stato della

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