Lo Stato Moderno - anno III - n.6 - 20 marzo 1946

126 L O S T A T-0 M OD E R NO APPUNTI STORICISULL'EMIGRAZIONE J.l periodo che va dal 1870 al conrutto del 1914-1918 è stato caratterizzato dal dilagare della emigrazione ital'iana verso le differenti Nazioni. Nessuna restrizione esisteva nè da parte nostra, nè da parte dei paesi d'immigrazione. Gli anni del conflitto avevano rallentato il ritmo emi– gratorio, e numerosi furono i rimpatri dei connazionali giunti dall'America per recare aiuto alla patria in armi. Dopo la cessazione del primo conflitto mondiale, si ve– rifica un fatto nuovo e d'importanza decisiva: l'entrata in vigore delle leggi protettive contro l'emigrazione. Come ab– biamo ricordato nell'articolo comparso nel numero del 20 ,, febbraio di questa rivista, a lenire il danno che proveniva ai nostro flutto emigratorio, si aprì una vasta corrente verso la Francia, la quale dis,sanguata daHa tremenda battaglia combattuta nella lotta contro l'invasore, apriva le porte al lavoro italiano; a coloro cioè che erano stati fratelli nella guerra assieme combattuta ed assieme vinta. Le vicende delle leggi americane contro l'emigrazione sono ancora poco note da noi, e soprattutto non sono state esposte con obiettività. La propaganda fascista ha preso ap– piglio per attaccare grossolanamente b politica interna de– gli Stati Uniti, scoJdando che ogni nazione ha in determi– nati periodi della sua vita, la necessità d'adottare quei prov– vedimenti che possono giovare al proprio benessere econo– mico ed a soddisfare le correnti politiche che li reclamano. Naturalmente tutto in politica è transitorio. Provvedi– menti creduti necessari oggi, possono essere abrogati o rad– dolciti nel proi.eguire del tempo. Spetta a chi ha interesse a che ritornino ad avere ampia ripresa, rapporti, scambi, traffici, e nel caso nostro correnti emigratorie,· creare le si– tuazioni psicologiche tra i governanti ed i popoli perchè più facilmente si ritorruno ad adottare norme e sistemi a lui favorevoli. Non si deve credere, come molti reputano, che la legge, la quale Jimita l'emigrazione, il « rextriction act » sia stata votata d'improvviso, un anno qualsiasi del dopo guerra, in odio al popolo italiano, già alleato con gli Stati Uniti. L'o– dierna generazione italiana, avvezza a leggere sui giornali fascisti le più importanti decisioni di caraltere nazionale, senza che queste siano state precedute da dibattito alcuno, ignora che il « rextriction act » occupò per oltre dieci anni l'opinione pubblica ed i dibattiti del Congresso americano. Difatti il Bumett Bill del 1917, e cioè la legge fonda– mentale sulb restrizione dell'emigrazione, nasce dai risultati di una inchiesta parlamentare, detta Federal Immigralion Commission, nominata sin dal 1908 per studiare il fenomeno dell'emigrazione europea nei rapporti degli Stati Uniti. La Commissione concluse i suoi lavori nel 1911 dopo tre anni di assidui lavori, presentando le sue conclusioni in un'opera composta di ben 42 volumi. In esse, la Commissione afferma raccomandando « ia restrizione dell'immigrazione quale mi– sura richiesta da considerazioni economiche, morali, <Sociali ». Bisogna aver presenti i giganteschi interessi che affio– rano dietro tali frasi. Il mondo del •bvoro, dell'industria, gli uomini politici, a sociologi americani scesero in campo a parteggiare per runa e per [' altra tesi, e comizi, dibattiti, giornali, riviste si occuparono della questione ,che divenne una delle più importanti della vita nazionai'e americana. I vari punti di vista si poosono riassumere in queste tre correnti: 1) I lavoratori organizzati, erano fautori delle leggi sulla restrizione dell'emigrazione, perchè fabbondanza della mano d'opera influiva ,sul divello dei salari; 2) Le classi industriali si àimostra\lllllo geperalmente contrarie alle leggi ll'estrittive perchè preferivano vi fosse ab– bondanza, anzichè penuria di braccia. 3) Esisteva la tesi di coloro che in virtù di deter– minate teorie etniche, morali, politiche, preferivano all'im– migrazione latina, gli emigranti dei ,paesi nordici. A maggior chiarimento deHa tesi che poi prevalse, giova riportare il seguente passo di una delle relazioni della Com– missione per l'emigrazione: « La preponderanza di razza finirebbe col passare a quegli elementi della (POpolazione che si ,riproducono più rn– pidamente ed hanno un più basso tenore di vita.- « Invece H tipo basico della nostra popolazione deve essere mantenuto al nostro Jivello economico protetto ». La legge per il rextriction act presentata dal Dallingham, che ne fu sostenitore e dal quare prese nome, trovò a dir vero moltissimi oppositori che ,ritenevano dannoso agli inte– ressi generali del paese, specie per .Jo sviluppo dell'agricol– tura, le misure restrittive che avrebbero decimato l'afflusso dell'emigrazione ital'iana. Ha da essere detto che in occasione dell'opposizione alla legge, l'emigrazione italiana trovò vivaci difensori e che am:i la difesa dei nostri connazionali fu il fulcro delle argomen– tazioni degl'i oratori che si opponevano alla approvazione della legge stessa, Il presidente Wilson valendosi dei poteri che la Costituzione americana dà al capo della Repubblica pose il suo veto alla presentazione della legge, ma questa venne nuovamente presentata malgrado così autorevole dis– senso. Nel 1920 la battaglia per il rextriction act ferveva ancora. e ne divenne alfiere Alberto Johnson. Era nel frat– tempo sopraggiunta la crisi industriale che per Iunghi anni graverà sugli Stati Uniti, il che dette nuova forza agli argo– menti dei fautori delle leggi restrittive. Gli oppositori alla legge sostenevano che bastava disciplinare I' affiusso troppo frequente degl'i emigranti rion capaci di skilled labor, inca– nalandoli verso i centri rurali, avviandoli verso i differenti Stati della Repubblica, decongestionando le città. Ma Alberto Johnson in una intervista pubblicata in uno dei più autorevoli giornali di Nuova York, affermò che gli emigranti giungono avendo già fisso an mente ove recarsi, e non mai intendono ripartirsi dalle seguenti mete: Nuova Jork, Buffalo, Filadelfia, Chicago- Ogni sforzo per deconge– stionare questi centri dal soprannumero di emigranti ritor– nerebbe vano. Cosi il dibattito riprese più vivo che mai. Si giunse al dicembre del 1920, in cui il pariamento americano approva la legge Johnson con cui si proponeva la sospensione totale dell'emigrazione per tutti gli stranieri, per un anno intero. La legge venne mop.ificata dal senato nel senso che in– vece di vietare totalmente l'emigrazione per un tempo de– terminato, questa venisse limitata pér 'Un periodo non sta– bilito al 5 per cento delle persone di ogni nazionalità resi– dente nel territorio secondo il censimento det 1910. Tale modificazione fu approvata con criteri ancora più restrittivi, ,riducendosi la quota dal 5 al 3 per cento. Il Presidente Wilson non firmò la legge che Titeneva dannosa agli interessi della nazione e la legge dovette ve– nire ripresentata. Questa volta il bill contro l'emigrazione venne definitivamente promulgato. La quota Tiguardante l'Italia, in virtù del censimento del 1910, era di 42.056 immigrati. La legge, prorogata per due anni, venne a 5C8dere al 30 giugno 1924. Senonchè il 1 ° luglio 1924, venendo in discussione tale

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