Lo Stato Moderno - anno III - n.6 - 20 marzo 1946

140 LO STATO MODERNO RASSEGNA DELLA STAMPA ESTERA L'isolamento della Svizzera La situazione particolare della Con– ,ederazione Elvetica nell'Europa del dopoguerra è oggetto di esame da parte di Oldver Reverdin nel Jou.rna.1. de Ge– nève del 9 marzo. L'articolista prende atto del dif-4!:so senso di isolamento avvertito dai suoi connazionali e rileva le cause e i pre– cedenti storici della attuale situazione elvetica. Da secoli la Svizzera si è man– tenuta estranea ad ogni « allineamen– to •• ad ogni coalizione. In forza di que– sta caratteristica delle sue vicende sto– riche, essa ha ,potuto portare alla civiltà europea un contributo modesto, ma ori– ginale e comunque superiore alle sue forze materiali. Il recente conflitto ha portato un a ,mova differenza fra la Svizzera e gli altri stati europei: mentre questi, dai Pirenei alla Vistola, dal mar del Nord al Mediterraneo !hanno tutti conosciuto, in momenti diversi, la ct,:sfatta e l'occupa– zione straniera, essa so I a ha potuto conservare la sua libertà e Ja sua indi– pendenza. Non vi è stata insomma in !svizzera alcuna soluzione di continuità fra l'anteguerra ed il dopoguerra, men– tre -dovunque in Europa si è avuta ad un certo momento una ,rottura, una stasi ed un nuovo inizio di vita. In tali condizioni è comprensibile che sorgano delle difficoltà di <:Omprensione reci– proca: l'evoluz:one e lo stato d'animo svizzeri non possono coincidere con quelli di paesi che hanno subito le de– vastazioni materiali e morali de 11a guerra. • Cl Jmpedlsce <:lò <li cont.t,ibu!re util– mente -alla rico.str.uzione del mondo? In certi ambien,lJ si tende a crederlo. Ci sug– geriscono di ,renderci simili agli altri in modo da trovar<:! al loro stesso livello. Si creano delle ,paa-oleblzzaril'e come • tar– digradi •; si dà a tale parola un senso di– spregiatore, com e se -camm:nare ,ad un passo meno •rap:do di altri Iosse ne-cessa– rlamente un male. Si a!!enna che Je no– stre lstltuz!Oni ,politJche e sociali sono in rlta-rdo. Rispetto ,a -che cosa ed a chi? BI– sognerebbe precisarlo. Perchè se cl resta molto ,progresso da !Bil'e, non r-lsulta che i nostri viclnJ, pei quali la guenra ha co– stituito un •regresso sotto tuttJ I punti di vista, siano più avanti di noi. • Il no.stro pi,lmo dovere è di procedere a.d un esame di co.sclenza, tenendo conto delle -critiche che -cl vengono on:<Hrizzate. Se risulta -che noi slamo sulla buona stra– da, perché metterla da parte?.. .. Slamo no: sulla buona strada •rimanendo fedeli a cer– ti valori della -civiltà occidentale, posti in dl&cusslone in alcuni paesi? -Certamente si. Non è certo rlnuncLandovà che noi servire– mo la causa dell'wnanità. L:bertà d'opi– nione e di discussione, il'lspetto per il <li– rltto, avver&!one per tutto ciò che è arbi– trarlo: a tutto ciò non v'è motivo che noi dobbiamo rinuncia.re •. Akunl pretenderebbero, in IsVlizzera, di mutare la tradizionale linea di con– dotta del paese: ciò lo porterebbe nelle buone grazie della Russia. Ma ciò equi– varrebbe a peil'-dere Ja propria dignità e rinnegare de I prinO:pi secolari, ciò che la Svizzera non ha fatto nemmeno sotto la pressione !hitleriana. Il prob:ema dell'isolamento de li a Svizzera si riattacca a quello delle re– lazioni de:la Confederazione con l'Unio– ne Sovietica; questo a sua volta non è che un aspetto del problema delle re– lazioni fra J'U.R.S.S. e l'Oc<:idente. Que– sta circostanza, per -cui l'attuale posi– zione svizzera nel mondo dipende dalla situazione inte,rnazionale e non d a-Ua situazione interna, genera nel paese un senso di impotenza. La Svizzera non fa ancora parte del– la organizzaz:one delle Nazioni Unite; i suoi rappresentanti sono incaricati di render noto il punto di vista elvetico ed il suo desiderio di divenirne membro. Da tutte le parti le vien raccomandato di ,pazientare. .Sarebbe d'altra parte sconveniente da parte di un paese neu– trale so:lecitare l' O.N.U. con richieste durante la sua prima sessione e volerne ad ogni costo forzare le porte. Del resto la Con.federazione elvetica fa già parte di -due istituzioni p:ù o meno direttamente congiunte con la O.N.U.: il B.I.T. e l'Istituto internazio– nale d'agricoltura. • Il nostro isolamento è dunque mollo meno grave di quanto non pretendano al– cuni. Esso comunque dipende quasi uni– camente dalla nostra posizione falsa nei riguardi dell' U.R.S.S. E noi non possia– mo, per piacere a Mosca, .rinunciare ad essere not stessi. La miglior cooa, per li momento, è dunque scegliere tutte le oc– casioni per manifestare il nostro senso di solidarietà dntemazlonale e lottare contro questa ps:cosi di paura che rischia 61 fare accettare al mondo la fatalità <Huna nuo– va guerra; la miglior -cosa, !nf:ne, è -rima– nere fedeli ai nostri ideali, roguardo ai quali nessuno può pretendere che ~ mi– nacciano la pace <lei mondo•· Questo esame equilibrato, che ha il merito di rivendicare, contro cette ten– denze malsane, la responsabilità morale qella propria posizione ~ neutrale, ri- . vela un senso di ansietà soltanto là do– ve tocca il problema dei rapporti fra l'Occidente e l'Unione Soviet:ca; un'eco di questa ansietà troviamo nell'articolo dell'americano William Lindsay White su la Gazette de Lausanne del 9 marzo dal titolo: Peu.t-on ;ouer fair play avec les Ru.sses? La posizione degli Stati Uniti, la loro forza all'indomani della guerra, permet– tono loro di vivere in buoni rapporti con Je nazioni del mondo intero: ciò vale, non solo per gli Inglesi, i francesi, i messicani o gli svizzeri, ma anche e soprattutto per i russi. La diplomazia contemporanea, che vive ed agisce in una perenne atmo– sfera di mala fede e di livore, è inade– guata al suo compito. Solo la chiarezza e I a franchezza potranno permettere a1 mondo di trovare la sua via. • Perchè dunque non dire Jirancamente le cose come stanno? Ohe noi s:amo una democrazia che la R,ussLa ha un regime l'otalitario, ' che abbiamo degli interessi spesso dlvergentl, se non oppooti, ma an– che che ! russi -come gli americani ne han– no abpastanza della guerra ... •· Su questa via di franchezza e di reci– proche concessioni bisogna evitare due cose: di trattare la Russia « en seur ca– dette • o dal lato opposto, di indietreg– g:are di fronte ad essa come se se ne avesse paura. • Questa se-conda ,attitudine, in partico– lare, sarebbe più pericolosa che delle pro_ vocazioni. Noi slamo pronti a fare delle concessioni per conservare la pace, ma vi è un limite, e se lo si passasse si ,andrebbe verso la guerra: Monaco ne fu la dram– matica illustrazione•· Cedendo alle richieste di Hitler, gli Al'.eati hanno reso il conflitto inevita– bile è probabile che la Germania si sa– rebbe fermata se a quell'epoca Francia, Inghilterra e Russia avessero mobilita– to simultaneamente. Cosi può dirsi della situazione odier– na: vi deve essere un limite nelle con– cessioni. Le potenze anglo-sassoni pen– savano ohe dopo la Carta atlantica non vi potesse essere in Europa alcun rJvol– gimento senza il -consenso delle popo– lazioni interessate. Ciò ohe è successo a g I i Stati baltici costituisce un primo esempio di violazfone dello spirito e della lettera deL:a Carta. Il fatto che i russi si siano ba,ttuti e– roicamente ed a lungo può render le– gittimo da parte loro che si assicurin~ la vicinanza di popoli am:ci, ma ciò non attraverso l'imposizione del • diritto del più forte•· La politica degli Stati Uniti nei con– fronti dei paesi Jimitrofi potrebbe sotto questo aspetto essere presa ad esempio: l'amicizia dei -canadesi e del messicani non per questo porta gli statunitensi a credersi investiti di un d:ritto divino alla loro amicizia ed autorizzati ad oc– cupare questi paesi se par loro oppor– tuno, ed a sostituirne i governi con al– tri più sottomessi. Se nella prima guer– ra mondiale il Messico fu un centro di intrighi tedeschi, questa situazione e questo atteggiamento _mutò sostanzial– mente nei vent'anni seguenti, non per– chè gli Stati Uniti si siano imposti al– l'interno con la forza, ma perchè a Washington ci si sforzò di comprende– re i desideri di questo paese e si giun– se a un • modus vivendi• di reciproche concessioni. • Io credo - continua dla~!collsta eme-

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