Lo Stato Moderno - anno III - n.6 - 20 marzo 1946

138 del 1914 ha provato che il denaro non ha smesso di eSS1:1re nei confilitti il fat– tore essenzdale. All'inizio di essa la situa2Jione economica e flinmxiaria dei belligeranti era differente dall'odierna. Un lungo periodo di pace e di prospe– rità aveva reso possibile accumulare amiI)ie rise,rve. Il credito allora signi– ficava realmente qualcosa, perchè pog– gia,va sulla libertà di commercio inter– nazdonale. Certo vi sono coloro che atferma~o che Mussdlini, se ha tolto all'Italia la iibertà, ha però sviJuppato la i;>rod,u– zione nazionale e ha dato grande pro- 1P&ità al paese. Questo è complet3- m=te falso. In realtà il fascismo ha gravemente peggiorato la situazione_ fi– nanzia-ria italiana. Dall'ottobre 1935 so– no state gradua•lmente eliminate tutte le statistiche economiche e finanziarie, asserendosi ufticia,lmente che « tal; sta– tistiche avrebbero potuto servire al nemico•· Gli scarsi particolari forniti ctaa governo e da•lla stampa si devo:10 accettare con cautela. La capacità di mi!lllanteria di Mussolini sembra i.Jlimi-. tata. Una volta, rievocando il doaloroso ricordo di Caporetto, egli stesso ammise che se allora egli fosse stato Ministro della Guerra avrebbe fatto di quella disilatta una grande vittoria. Soddisfe– remo quindi iJl suo senso delie propor– :cloni affermando che, dal punto d! vista economico, l'ItaHa attirayersa. ora una vera. Caporetto. Pochi semplici fatti ba– steranno a giustificare que.5ta affer– maz:ione. Nel discorso tenuto il 26 maggio 1934 alla Camera dei deputaiti, Mussolini ri– conobbe che il bilancio annuo presen– tava un deficit di più di tre miliardi e mezzo di lire. Qual'è questo deficit ora che la campagna abissina è fini+,? Consideriamo dunque la cosa spassio– nabamente. Nel 1922 il debito di Stato in Italia, dopo aver pagato tutti i debiti di guer– ra, ammontava a 103 miliardii. Nel 1935 era salito a 154 mi,Iioardi, senza tener conto delle spese comportate dal pro– gramma dei lavori pubblici, lavori più spettacol'3ri che rimunerativi e che, per la maggior parte, venivano piagati con obbliga:llioni a ]unga scade-ma, scon– tate poi dalle diverse banche. Dal febbraio 1935 Ja,situazione è sen– sibi1lmente peggiorata. Al debito del 1935 si devono aggiungere i 3 mdlfardi di deficit annuo ammessi da Musso– lim stesso e le spese de11a guerra abis– sina che si aggirano sui 30 miliardi. Al momento attuale i debiti é le obbliga– zioni a, lunga scadenza dello Stato si avvicinano ai 200 miiijardi. LI fascismo hJa cosi raddoppiato il debito italiano. &.oondo il bo1lettino d'i statJistica. mensi1e deUa S. d. N. del settembre 1931, l'ammontare delle riserve e dei va1'0l'i calcolati su base a,urea in Italia, erano a!l!la fine del 1928 di 11.061 mi– lioni e nel mano 1937 di 4.022 milioni Rdcord!!amo che in quest'ultima cifra va tenuto conto della svalutazione di 10 lé:H LO STATO M©DERNO cioca un terzo subita daHa Lira. Quanto l'imane ora di ta,le riserva aurea? Prima del fascismo esistevano in Ita– lia alcune importanti banche, la cui a,t– tività interna2lionale dava impulso al credi-to deLlo Stato. L'in~Luenm di que– ste banche sui mercati internazionali, era per l'ltalia di gi,amde vantaggio. Ora esse non sono più che vuote forme e non godono di altro credlito che quello dello Stato stesso. Le loro azioni inoltre non sono più quotate su nessun mercato, neppure in Italia, perchè se tali quota– zioni aV'essero corso rivellerebbero H di– scredito internazionale risullrtato da-t re– gime fascista e diad suoi metodi econo– mici e finamriari. Si ag,g-iunga che le tasse sono in Italia più elevate che in qualsiasi altro pae– se ewropeo; i proprietari terrieri pa– gano fino al 75 e talvolta· fino al 80 per · cento dei loro redditi. Molti di essi e degli industl'liali che appoggiarono il fa– scismo ai suoi inizi, si accorgono ora che il regime da essi favorito è peg– giore di una rivoluzione comunista. Non solo essi hanno versato al:lo Stato ed a,i lcièa,Jiorganismi governativi tasse e tri– buti, ma anche elargizdoni, spesso iro– nicamente de:fiinite volontarie, alle isti– tuzion,i fasciste. B ragguardevole ldbro di Rosenstock– F\ranck intitolato « Economia fa<SCista in teoria ed in pratica • mette in chiara evidenza fino a qual punto il sistema corporativo sia stato utilizza,to per sot– toporre H paese ad un metodico pro– cesso d'estorsione da parte del governo. Questa estorsione tuttavia, mentre è praticata a beneficio dello stato fasci– sta, non produce alcuna ricchezz-a•. Co– me può aUora l'Italia far fronte alle spese di guerra, di propaganda aU'e– stero, e di inutil,i lavori a carattere spettaOO'lare? Potrà l'ItaUa far fronte aJl'infin'ito a simili oneri :fiiJnanz:iari? Senza tentar d1 rispondere a questa domanda, si può affermare con certezza che le diffi– coltà incontrate in Abissinia provoche– rebbero un.a, situazione gravissima, qualora l'Italia si trovasse coinvolta in una guerra europea. Può la situazdone dell'Africa italiana venir migliorata da.ila sistema-tica ·abo– lizione delle imprese straniere e dal– l'introduz:ione di uno stretto monopolio sul commercio estero? Oiò non sembra molto probabile ed i tentativli fatt.i si– nora in questo senso consistono unica– mente in infrazioni ad impegni inter– nazionali assunti doagli italiani. L'Italia non può da sola sostenere lo sforzo necessario a dar incremento al nuovo impero. Ecco alcuni fatti signi– ficativi: il commercio del ca!ifè e del cuoio è praticamente cessado. Ad Add,is Aobeba n problema aÌ<imenbare è diven– tato preoccupante; il prezzo dii un sac– co di farina del peso di 100 kg. è di 350 lire ed li pane, che raramente si riesce a trovare ed è di pessima qua– ld1à, costa 6,50 ail ki, La costnl2lione di una rete stradaie sufficiente comporta la spesa di 2 mi– liardi 800 mi,ldonl di lire. La strada da Massaua a Makallé costa 1.350.000 lire a'l km. Il Vicerè d!i EtiopiJa, Maresciallo Gra– ziani, in un discorso 1:enuto all'Asmara,, non potè far a meno d1 alludere a que– ste difficoltà. ~ disse: « Camera-ti fascisti, voi vi rendete conto di quanto grave sia stato il peso dell'Impero sul bilancio italiano du– rante lo scorso anno. L'Et-iopia• ci è co– stata più di 100 milioni al mese. Sono quindi 1.200 miQioni di oro che hanno lasciato la madrepatria nel corso del– l'anno. n Duce ora c'informa che un tale stato di cose non può continuare senza recar danno alla vita della na– zione•. B governo dii Roma cerca di trovare qualcuno su cui far cadlere la colpa degli errori commessi: i funzionari ita– liani in AbisslniJa si palleggiano le re– sponsabilità e anche dopo che il Ma– resoiallo Gra,ziani fu sostituito dal Du– ca d'Aosta, le cose hanno continuato ad andare di male in peggio. Può l'Ita·Jda far fronte alla possibilità di sostenere una guerra in Europa, mentre questo Impero, di cui va t:1,nto orgogliosa, che è l'unica « conquista • del fascismo e che le è già costato gravi sacrifici continua e continuerà per molti anni ancora ad assorbire le sue forze vitali? Rischierebbe di per– derlo in tale impresa e questo signi– ficherebbe la caduta del fascismo. Nè la Gerrnanfa. è p!U prepa,rata del– l'Italia a sostenere una guerra cli lunga durata e per le stesse ragioni, d'eficienza d'oro, di moaterie prime e cli riserve. Non è quindi necessario che il fronte democratico ceda alle minaccie del1e potenze dittator.ia• li. * * * Nel corso degli ultimi mesi Rom.a e Berlino hanno mostra.lo una grande abilità nel servirsi de<! ricatto basato sulla minacciJa della guerra. Ne è ri– sultato che l'opinione pubblica ®lle grandi potenze democratiche è stata in– dotta a pensare che l'Europa si trova sull'orlo di un conflitto generale. Ci tu la triste possibi'lità che la ter– ribile tragedia spagnola si rLpetèsse in Austria. Da Vienna si sarebbe estesa a Praga,, ed a[lora la politica di • ricatto o guerra• sarebbe stata usata contro la Cecoslovacchia come aperta sfida alla Francia. Molti in~esi sono stati inclini ad imm.a,ginare che il tempo avrebbe agito in favore • delle democrazie. Questa convin2lione f,u già abbastanza perico– losa prima deg.Ji avvenimenti del 4 febbraio che rinsaldarono il potere na– :llista in Germania, l'ultimatum di Ber– chtesgaden e re dimissioni di Eden. Oggi tutta'V'ia le democra:llie non hanno scu– se dii cu.liarsi in questa comoda IW.1.1'– sione, Il cul unico risultato sarebbe la loro s.conlitta. (co-nt!nua) •

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