Lo Stato Moderno - anno III - n.6 - 20 marzo 1946

130 LO STATO MODERNO bi!e persona:ità sono sparsi nelle sue pagine, che egli tracciò senza ordine e senza risparmio, come un lungo continuato estemporaneo commento alla vita dell'uomo, valorizzandola nel momento stesso in cui la sottoponeva a una critica acerba. Si legga, in questo volume, il ritratto severo di Ugo Fo– scolo: e per quanto faccia ve'.o al:a sua disamina un'eccessiva preoccupazione moralistica, ogni lettore attento sentirà vibra– re fra :e righe l'incontenibi!e passione per fa suggestiva poesia fosco:iana. E così la sua opera, che solo a:lo sguardo di un critico distratto potrà sembrare caduta, è seminata di anno– tazioni le quali si dirt!bbe abbiano precorso i tempi, tanto si amalgamano con la a11Strasensibilità e il nostro gusto. Nicolò Tommaseo ha ereditatQ dal Vico il sesto senso, quel– lo immanente e universale delh storia, filosofico, pedagogico e politico insieme: nulla infatti più della comprensione storica insegna a educare e ad agire. « Io 11100 so veramente che cosa sia poesia, nè ho mai ap– preso a distinguere la poesia dalla prosa e ne morrò dalla vo– glia », scrive a Gino Capponi. E accentuando ancora più l'intui– zione di cui l'estetica moderna si impadronirà come l'avesse in– ventata, mette in bocca ad Alessandro Manzoni, in uno dei nu– merosi co::oqui, queste paro:e: « la poesia contata per numero di sil:abe doveva finire, rimanendo eterno il suo spirito nella · prosa». Ma un equilibrio istintivo lo salva dal cadere ne!l'eccesso del formalismo, (contro cui a:cuni settori della cultura ap– puntano oggi le :oro critiche) e commenta con una proprie– tà tutta moderna: « ridotta :a poesia al mero suono, anche la grazia del numero doveva di necessità dileguarsi. Siccome sen– za verità di pensiero la frase è falsa, siccome l'improprietà della frase falsifica il pensiero, così non è vera dolcezza di suoni senza vigore, e il vigore del numero cade, se non lo sostenga la forza i4trinseca del pensiero ». Dove ci sembra di .Jeggere il proemio di una requisitoria contro taluni aspetti deteriori del:a moderna letteratura, e si auspica quell'armo– nia interiore fra intuizione ed espressione verso cui si orien– tano i più saggi esteti. E poichè siamo in tema di rampogna, ascoltiamolo ancora: « i letterati moderni, ,per volere o fortuna lontani dal!' espe– rienze delle pubbliche cose, svampano in fiamma fumosa il calore dell'affetto, i fantasmi dell'immaginazione scambiano con la viva rea:tà ». E qui si potrebbe continuare il discorso, alla maniera di F!l'ancesco Ffora, riv;ndicando hl interdipen– denza fra politica e cultura, poichè nessun, motivo politico sarà veramente valido se non lo sorregga, sia pure implicito, il senso de!la poesia, de!:e arti, della fi:osofia. Se non ci fosse impedito dai :imiti ~ una prefazione, potremmo proseguire ne:Je citazioni, così tutte vive e pU:santi e, diciamolo pure, contradditorie. Egli medesimo, del ll'esto, osserva in un'altra lettera a Gino Capponi: « la contraddizione è essenza dell'u– mana natura; il contraddirsi è la .sincerità dell'affetto, tutta contraddizione fa vita ». Dalla sintesi dialettica di questa po– liedrica rappresentazione emerge una figura piena, chè il con– traddirsi è completarsi, quando a fondamento di ogni proprio atto sia una visione armonica della ,realtà etica e sociale. Non si lasci quindi fogannare il lettore da quelle che ç,on parola ormai fuori moda potremmo definire « stroncature » di U~ Foscolo o di Vittorio Alfieri o di Giacomo Leopardi, dinanzi alla troppo indulgente valutazione di un Vincenzo Monti– Nicolò Tommaseo (e in questo considerare .Ja cr~tica come un insieme di polivalenze che non può nè deve arrestarsi a un processo solo formalistico o solo contenutistico, egli è 5quisi– tamente moderno) giudica Foscolo, Alfieri o Leopardi nel quadro di una sua concezione integrale della realtà; e quanto più ne apprezza l'ingegno e il vigore poetico, tanto più seve– ramente ne identifica i ritenuti 5quilibri morali.. e L'uffizio della critica, scrive iJl Aspirazione ed Arte, se mira ad aìlargare i confini del!'arte, se non a limitare i di– ritti de: genio, ma a indovinarne le mosse, a rivelarne i secreli, è alta cosa: alta cosa se la stima -affettuosa, se fa -rispet– tosa confidenza verso g:i scrittori degni, se l'animo sereno la ispirano; se dal!' altezza de.lo scopo le viene e forza al vedere e .al dire ca:ore e sicurezza, se sua intenzione è infondere in questa massa sempre crescente de:t'umano 5apere l'unità che manca, senza la qua:e non avranno concordia gli spiriti nè i popo;i, pace vera». Cu.tura unitaria, è lo slogan che pon– gono in risa:to le recenti discussioni. La patente dissociazione tra valori politici e va;ori morali, tra valori morali e valori estetici, di cui quasi tutti i rappresentanti della cultura mo– derna sono responsabLi, è forse la causa più prossima della crisi che ci tormenta. Nicolò Tommaseo aveva intuito un se– colo fa i pericoli di questa frattura; e -la sua opera, nonostante una frammentarietà so:o forma.istica, è un insistente richiamo ali unità dei valori umani, unico ostacolo a sormontare degli istinti barbarici. Fu, coerente a sè stesso, romantico contro i classici, eu– ropeista e cosmopolita contro i nazionalismi, democratico e libertario contro il patemU:ismo de;la Santa A.:l~anza, severo contro il cieco dispotismo religioso e politico del cattolice– simo, favorevole a.ue più decise riforme sociali, dal voto alle donne al;a limitazione del diritto di proprietà. « Le donne anch'esse diverranno un giorno elettrici; non so:amente e:ettrici, ma elette ». « Verrà un giorno che la proprietà dei beni non sarà di– ritto individuo ma comune, o meg:io, parte individuo e parte comune; individuo il necessario, comune il resto ». Auspica: « una società tra l'imprenditore della fabbrica e gli artigiani; e ciascuno sia chiamato alla divisione dei frutti ne[e proporzioni debite ». Fu però prevalentemente un letterato, e amò la bellezza poetica con una passione che soltanto il suo concetto unitario potè temperare e talvolta, nell impeto della polemica, snatura– re. « Tale è il potere della bel:ezza, esclama quasi in un fe– lice ritrovamento di sè stesso, che viene tranquilla ne:J'animo come pioggia mite sui fiori e scorre e si in.sinua per le vie della mente e del cuore, come ruscelletto tenue d'acqua limpida che ad ogni ìieve ostacolo pare si arresti, asseconda docì,;e in piccoli meandri il piegare dei margini, ma pur va sempre innanzi con sommessa armonia». Come vide chiaro ilJ>roblema della cultura, battendosi per un principio unitario di cui è evidente l'universalità e quindi la modernità, così fu lucida la sua diagnosi delle contin– genze politiche. Trascuriamo pure il suo europeismo, comune ai migliori uomini de: secolo XIX, i suoi principi pedagogici innovatori, il suo progressismo sociale, che ne funno pur sempre un uomo all'avanguardia nel suo tempo e oggi un contemporaneo. E' soprattutto nell'interpretazione della storia d'Italia, nel determinare il destino del poifolo italiano che le sue intuizioni ci persuadono e hanno ['esistito al cumulo deg:i eventi. « Roma, egli osserva, dove, cominciando da Remo e passando per i tribuni e per i consoh sì sovente di– scordi tra sè e per le guerre civili venendo ag:i imperatorj, riscontrasi .una traccia continua di odi e di sospetti, ond'è che la storia di Roma diventa, nel bene e nel male, il compendi9 de:la storia italiana ». E qui ii commento non può che mest&– mente rievocare le u!timissime vicende, le quali sembrano éql,. legarsi senza so:uzione di continuità alla più remota storif d'Italia. 1 I Annota poi, con pari acutezza, sulle caratteristiche psico– logiche del nostro popolo: « l'Italia nella innata sua forza. ha ca:ore e capacità di smaltire gli alimenti che le vengono di fuori e convertirli in propria sostanza, onde le fa bisogno

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