Lo Stato Moderno - anno III - n.6 - 20 marzo 1946

LO STATO MODERNO 131 sempre nuovo pascolo di idee e di affetti». Ma, « per fame di nuovo alimento, l'Italia divora sè stessa, e gli italiani infelici cambiano le novità <lelle persone con le novità delle cose•· Così l'Italia « a questo uffizio di conciliare le umane fami- glie e iniziarle a più degne armonie fu troppe volte per sua ,ventura e per il bene comune destinata ». Chiaro disegno storico, seppure· non troppo lusinghiero; è • Italia attuale, fa nostra Italia, pronta a ricevere da qual– siasi parte provengano tutte ie novità, senza discernimento INIEZIONI DI Il ministro del Tesoro, qualche giorno fa, ha tenuto a Mi– lano un notevole discorso sulla attuale situazione del paese. 11 Corbino non ha mancato di sfiorare, con tatto ed abilità, le gravi questioni che rendono inquieta la nostra vita econo– mica. Questioni di origine interna e di origine internazionale. Ma nei complesso il nostro ministro del Tesoro è -stato otti– mista, se non a breve a lunga scadenza. E tale ottimismo ha cercato di infondere negli ascoltatori. I quali non cercavano altro: e gli applausi che hanno -salutato la fine del discorso sono una chiara dimostrazione dell'eterna ed incorreggibile fanciullaggine di questi italiani i quali credono che i proble– mi economici possano essere risolti ,soltanto con belle e sua– denti parole. Intendiamoci; se io fossi ministro del Tesoro probabil– mente seguirei la stessa via battuta in questo momento dal Garbino. L'ottimismo è uno dei tanti ingredienti che occor– rono per il'isalirel'erta china della ricostruzione e per ~alvare la moneta. Ma è, se così si può dire, il cemento che tiene assieme gli altri -sostanziali fattori- E se questi fattori man– cano? Allora, evidentemente, anche J' ottimismo e- la fiducia a nulla servono. - A mente fredda, ora, si può leggere il discorso del Cor– bino e rilevarne le manchevolezze. Ii ministro del Tesr>rodice: quando io ho preso il govertW di questa amministrazi011e le casse statali erano quasi vuote. Ho rinviato il cambio della moneta. La fiducia in tal modo è rinata. Ed allora alle casse sono riaffluite le sottoscrizioni dei Buoni del Tesoro a breve scadenza: oggi si è raggiunto il ritmo di 600 milioni al giorno. Bella cifra, indubbiamente. Ma fino a quando durerà questo afflusso? Questa è la prima domanda che si può porre a Cr>rbino. Non voglio certo fargli il torto di ritenerlo così ingenuo da credere perenne tale afflusso. E soprattutto non voglio fargli il torto di crederlo incapace di vedere il grave pericolo che si nasconde dietro questo indebitamento a brevissima scadenza. E' vero che questi Buoni del Tesoro CJTdinari tendono a con– solidarsi in un indebitamento a lunga scadenza, almeno finchè dura la fiducia nella moneta. Ma il problema finanziario di oggi nCfn è tanto quello di tamponare le falle del bilancio statale con pezze di ripiego, bensì quello di fare gettare, al più presto possibile, le imposte ordinarie. Su questo punto il Corbino ha taciuto o quasi. Su questo punto, infatti, deve parlare Scoccimarro. · Per incas,sare imposte in Italia non solo bisogTUJ, che ci siano cotribuenti in grado di pagarle, .ma anche e sr>prattutto che ci sia . una attrezzatura tale da costringerli a pagare. I contribuenti forse ci sCfno ma l'attrezzatura mi pare prr>prio di no. Uffici, impiegati, ecc. continuano a vegetare. E' inu– tile nascondere la verità: chiunqùe visiti un ufficio delle im– poste si sente stringere il cuore, se veramente ha a cuore le future sr>rti del nostro paese. Ozio, disordine, venalità, re– gnano sovrani. Orbene, finchè non si sarà riusciti a reggere e o di uomini e di cose, inconsapevole dei limiti delle sue pos– sibilità, inconscia della propria natura, pronta ad accogliere, volente o-coatta, i'imposizione di forze eterogenee. Per cui, ad ogni svolta del ·nostro itinerario 'storico, conviene ricor– dare le paro:e di Terenzio Mamiani: « non potendo il risor– gimento italiano aver luogo senza il concorso efficace e uni– versale deìle moltitudini, è necessario lo sforzo di tutti i buoni rivolgere ali'educazione progressiva del nostro popolo » • EMILIANO ZAZO OTTIMISMO con pugrio di ferro l'amministrazione finanziarla è vano spe– rare in un gettito regolare delle imposte ordinarie. Imposte straordinarie: altro punto doloroso. Il Garbino dice: io non mi sento di infliggere all'economia italiana, oggi che traversa una pericolosa fase di crisi, ,una imposta straor– dinaria sul patrimonio. Bisogna ri:uwndare. Forse ha ragione. Ma rimandare vuol dire preparare in tempo gli strumenti per l'applicazione delle misure straordinarie al momento prr>pizio. Si stanno preparando questi strumenti? Mi pare di no. Co– sicchè quando questo momento propizio sarà giunto bisognerd di nuovo rimandare. E rimandando e rimandando come si pagheranno gli oneri straordinari dello stato ital·iano? Ripigliando il discorso abbandonato un momento fa si può ora anche discutere la politica « attendista » del Corbino. Una notevole quota delle spese statali viene, dunque, coperta mediante indebitamento a breve scadenza. Chi ha denaro li– quido, di fronte al magro utile offerto dai depositi bancari e dagli investimenti produttivi, preferisce, senza dubbio, ac– quistare Buoni del Tesoro i quali, perlomeno, offrono un buon interesse. Ma questa politica di rastrellamento a favore del– /' erario di tutto il liquido esistente sul mercato dannegg~ la attività produttiva. Le aziende per un po' hanno tira_toavanti vendendo le scorte di prodotti finiti. Ma sono palliativi. Oggi devono avere un minimo di materie prime; debbono rifarsi un capitale circolante; debbCf11o, in qualche caso, ricostruire beni strumentali distrutti, danneggiati, logori, Se ÙJ stato, sui mercati di capitale, fa concorrenza ai privati, come pos– sono questi reggere at' continuo sforzo produttivo senza l'os– sigeno del credito? Il Corbino• ha affermato e riaffermato che il torchio non deve funzionare. Bene. Bisogna però creare le condizioni am– bientali affinchè il torchio possa non funzionare. Bisogna, cioè, che nel bilancio dello stato si 'Pareggino entrate ed uscite or– dinarie e che le uscite straordinarie siano cr>pertecon ·impo– ste straordinarie. Bisogna che l' attivitd produttiva non sia ostacolata da mille intralci 9 dall'impossibilità di attingere liberamente al credito ad un tasso ragir>nevole.Bisogna che la discesa dei prezzi sia graduale, discriminata e livellatrice. Bisogna affrontare con criteri realistici il problema della in– combente disoccupazione, questione di cui a Corbil)O non ha fatto cenno. Bisogna, in altre parole, avere una visione netta e precisa del problema produttivo italiano. Può dorsi eh~ il CCJTbino abbia tale visione e che non ne manifesti aper– tamente i vari elementi per la particolare situazione del nostro paese. E quello 1,he tutti ci auguriamo- Perchè, in caso con– trario, le iniezioni di ottimismo non bastano. Presto o tardi, anzi più presto che· tardi, i nodi verranno al pettine. E; alfora, non so come la nostra 1noneta potrd reggere ali'urto delle mol– te forze avverse, che già comincian'! ad affiorare_. LL.

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