Lo Stato Moderno - anno III - n.5 - 5 marzo 1946

Ma in tutte Je .classi sono sparsi mi– lioni di Italiani che ancora amano la Patria, che ancora ~rano nella liber– tà, che ancora credono nella onestà di qualcuno che possa assumere il peso della direzione della pubblica ammini– strazione. Sarebbe grave errore allon– tanare questi o quelli con Wla pregiu– diziale classista, mentre la unione di tutti, al di fuori e a'1 di sopra delle ideologie, che ben pochi sentono vera– mente, sarebbe l'unica garanzia di pro– ficuo lavoro per la ricostruzione mo– rale e materiale d'Italia, cui tutti spe– rano e credono. Sul Paruto Democratico Cristiano, ohe !ra_i partiti è certamente quello che raccoglie le maggiori adesioni, il nuovo grande partito democratico avrebbe un non Ji~ve van~ggio, poichè esso potrà accogliere tutti i credenti, o meglio tutti coloro che, credenti o no, vedono nella morale cristiana Wl8 garanzia di sano reggimento, sen;z;a peraltro prospettarsi il dubbio della con!essionalità. Certo bisogna evitare la definizione di parti– to « laico » che ha un senso lato inec– cepibile, ma ne ha uno stretto che è dato dalla storia e ~ presta a qualche equivoco assai pregiudizievole. 3. - Cosi, ben distinto dagli altri par– titi classsltl, con!essiona11d,reazionari, il nuovo raggruppamento, se wole esse– re veramente l'unione di tutti gli Ita– liani desiderosi di ridare la vita al Pae– se, deve saper prescindere dalla pre– giudiziale Istituzionale. Ciò non perchè chi scrive non r,iconosca l'anacronismo dell'idea monarchica e la ineluttabi– litd e forse già la prevalenza delle cor– renti repubblicane in Italia, ma perchè per le stesse ragioni per le quali fu assurdo il monopolio dell'amor di pa– tria da parte del fascismo, ed oggi è as– surdo Il monopolio dello spirito demo– cratico da part~ dell'esarchia, cosi sa– rebbe assurdo fare Il monopolio della democraZ!a da parte dei repubblicani, quando ben sappiamo che ragioni sto– riche e tradizionali tengono ancora le– !lati a:lla idea monarchica g.andi masse italiane, fra le quali è possibile ricono– scere cittadini di lnecceplbile buona fede e d1 preclari doti, preziose aJJa causa comune. · Adottare la pregiudiziale repubblica– na significa ancora buttare in braccia alla_reazione cittadini che sono dei per– fetti democratici, significa creare an– cora profonda scissione Jaddove si vor– rebbe arrivare aYa grande concentra– zione democratica, signllica sacriiicare l'interesse urgente e superiore della salvezza del Paese ad una ideologia po– litica che interessa solo I ipoliticanti di professione, ma non li cittadi.rio desi– deroso di vedere affrontati gli impel– lenti problemi della ricostruzione. Chi non comprende ciò, non è in buona fede 0 non comprende l'importanza decisi– va che ha In questo momento per le sorti del nostro Paese una concentra-· zlone democratica che possa assumere la funzione di equilibratrice fra 1è forze della rivoluzione e quelle della reazio– ne, per assJdersi da arbitra fra Je due 0 Pl>OSteestreme, non comprende che !I.e vere differenziazioni fra I partiti sono quelle giustificate da diversità di dot– trine economiche, non da div;ersità di metodi politici, soprattutto non compren– de come H·popolo italiano oggi attenda LO STATO MODERNO dai suol uomini d1 governo Ja sol\lZ!one del problemi economici e quindi il ri– torno ad una stabilizzazione generale e ad ·UD benessere dei stngoJl, cui nul– la giova la soluzione del problema isti– tuzionale. L'adozione di una torma di referen– dum sulla questione istituzionale offre Ja possibilità dl superare questo sco– glio e consente di convogliare In unico movimento democratico monarchici e repubblicani, ohe siano irispettosl della volontà dehla maggioranza nazionale. Per questo appare oggi tanto più 1ngLu– stificata l'adozione di una pregiudizia– le monarchica o repubblicana da parte di chl volesse veramente dar luogo ad una concentrazione. Quale possa essere li programma con– creto di azione di questa concentrazio– ne è quasi superfluo ripetere, perchè basandosi sulle caratteristiche elencate sub n. 2, è :fucile arriveTe al programmi che da varie pareti sono già stati for– mulati per Ja ricostruzione e la ripre– sa della vita nazionale, programmi che a mio parere possono cosi sintetizzar– si: • Ristabilimento dei valori ideali dell.le garanzie costituzionali, del ri~ spetto dei diritti soggettivi, di un In– flessibile ordine !PUbbLlco; ricostruzio– ne materiale; sollecito ritorno alfa li– bertà dei traffici, attuazione di un pre– ciso piano di va>lorizzazione delle risor– se naz4pnali. I problemi pratici più urgenti sono: l'ordine pubblico e il riassetto mone– tario ed economico. Gli it&Vani non di– mentichino che, accanto a caratteristi– che industrie italiane e alle risorse dell'agricoltura sono, come fon.ti di ric– chezza, la piccola industria agraria la attività mari~ara, i'artlgianato, la ~a– no d'opera (sia essa collocata all'este– ro, sia In Italia nella lavorazione di prodotti in temporanea importazione) e infine wntrariamente al pareTe dei sig. Mussolini, il sole e de bellezze di questa terra promessa, che può e deve diventare veramente il giardino d'Eu– ropa e del mondo. In tanto agitarsi di programmi', di proposte, di progetti nessuno ha mal ricordato che la per– manenza In Italia di mezzo milione di turisti stranieri, assicurerebbe al no– stro Paese un Ingresso di ,valuta pre– giata per circa due miliardi di lire Italiane al giorno, .e cioè oltre 700 mi– liardi aD'anno! • · Diamo'al popolo italla:no questi mez– zi, assicuriamogU con la tranquillità quel .benessere cui ha finalmente di– ritto, poi pot~o permetteroi ,n •lusso di discutere sulle icjeologie olassiste, sulile dottrine sociali, su tutto quanto potrà !ndubb:amente servire per Ja ele– vazione .graduale dei lavoratori e per una loro sempre maggiore partecipa– zione ai profi ttl del lavoro. Id dilemma è preciso: o l'evoluzione graduale o la rivoluzione. Il prossimo futuro cl dirà, secondo ~a: via che sa– rà prescelta, se gli uomini, che oggi hanno in mano la direzione della cosa pubblica e delle masse, hanno avuto coscfenza di Italiani e senso d1 respon– sabilità verso li popolo, e se ogni cit– tadino ha saputo rinunziare ai vani mormorii ed assumere la propria parte dJ responsabllità. ALFREDO CUTREllA • 115 Clausol~ e realtà' L'Assemblea costiOuente fro,ncese ha approvcito una dichiarazione di prin– cipi politici genera.li in quattro articoli, di cui il terzo, <1olennissimo cosi ei e.,prime testualmente: • J.I risp~tto' delle leggi internazionali raJ)J)'Tesenta un ob– f?'Ugo per 'la nazione francese e per i suoi capi. A condizioni di reciprocitd la Francia è pronta ad accettare limita– zioni di rsovranitd che dovessero ,ren– dersi necessarie per permettere l'orga– nizzazione e la difesa àeUa pace·». Neuun9, penao, contes-terd, ~a nobiltd della di.chiarazione; neSS'Uno, cr,edo, vorrd opporai, a suo tempo, perehè una simile clau.sola venga inserita nella fu– tura costituzione italiana. Fra l'Gltro mi piace nel testo fran,ceae la energia con cui viene sottolineata aa -corTespon– aabilità dei popoli <CO!I i foro capi, solo modo perchè la democrazia assurga da simbolo formulare a .,-ea.ltd effettiva anche nel campo delle relazioni inter– nazionali; e rse i costituenti franceai pensano che oggi tOlle prtncipiÒ <11 ri– volge 1S1Pecialmente oontro terzi, non posapno .non avere nobilmente riflettuto che domani e83o può rivolgersi contro loro .stessi. . Questa preme&Sa ci autorizza un dub– bio e ci legittima a u.11 invito. Il dubbio è che la dichiarazione, sepolta con tutti gli onori nella presente pergamena del– la C~ostituzione, flnise<1 ,coU'euere phlt– tosto oggetto di soctili controversie glu– ridi.che, che ,non robuato ilevlto di ,ani e odorosi pani politici. Non sarebbe la prima volta che enunciazioni di princi.pt imerite nei preamboli delle Costituzioni dimostrano maggiore affinitd con dolci sogni not– turni che non con le ferree -rea.ltd se– gnate daUa luce del <1ole. U dubbio è aggravato dalla frase « a condizioni di reciprocitd »; -reciprocità con chi? Fora e con tutti gli istati del mondo contem– poraneamente? E allora &àppiamo ca.a pen.,arne, e non ne nar.Uamo più. In caso diverso, ecco l'invito; jnvi~ al noswo governo e al governo frafi– cese. Pa-rtendo da 'Una poasibile •-reci– proca rinunzia IJ )arzia.le ai diritti di sovranitd att"Ualmente in possesso dei due atati, si cerchino 1,Sin da oggi le condizioni per rendere in futuro ope– rante questa rinuncia fra noi. Perchè non comin.ciare col costituire una com– missione mista - magari non ufficiàlc - per indagare ae e m qua.li problemi è possibile, nei ~appoTti italo-francesi, rendere e/ftcace una clausola del ge– nere? Altrimenti anche noi metteremo queUa clausola nella nostra costituzione, e il mondo della politica avrd una ra– gione di più per essere acettico. VITJ'OB,

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