Lo Stato Moderno - anno III - n.5 - 5 marzo 1946

.. .. , LO STAT.O MODERNO 111 che circonda il movimento in una vera e propria corrente po. litica. Man mano che col serrarsi della lotta i partiti politici verranno chiudendosi in una difesa di interessi sempre più ristretti, sarà compito del movimento federalista di sostenere punti di vista meno immediati e egoistici. E' da notare che il movimento si trova oggi in condizioni analoghe a quelle dei partiti, ossia di un'estrema varietà di atteggiamenti che può decadere in sottig,iezza; ma con la differenza che questo motivo di involuzione dei partiti, oggi. entrati tutti più o meno in crisi, per il movimento viceversa costituisce una ricchezza che esso .deve ancora coltivare e sfruttare. Quanto al pericolo di crisi, è da considerarè pacifi– camente come quello insito in ogni crescita, che comporta sempre un'età critica. E' bene perciò che i federalisti diven– gano più coscienti delle diverse possibilità contenute nel foro movimento. Il convegno di Firenze, come già il congresso milanese nel settembre scorso, è servito ottimamente a questo scopo. Non fa:remo un ~rbario dei diversi modi dÌ essere fede– ralisti. Diciamo invece subito che tutte le correnti di opinione presenti nel movimento mirano più a suscitare, in modi diversi, esigenze europee diverse, che a presentare sistemi di organizzazione giuridica e economica o combinazioni poli– tiche immediate. Sarebbe questa una forma di astrattismo contraria al buon senso. Ciò non toglie che uno dei compiti del movimento sia anche di preparare, in via di studio, di ipotesi e. di invito, piani di soluzioni federative e possibili in tutti i settori, eCÒnpmico, sociale, giuridico, ecc. Conosciamo tre indirizzi nel campo dei federalisti. Un atteggiamento che ama definirsi federalismo storico, un fe– deralismo democratico o autonomistico, un federalismo gra– dualista. , Il primo è l'indirizzo di chi confida nell'union~ europea come risultato naturale e inevitabile di un'evoluzione-storica. Parte della convinzione che tutte le forze dominanti della' vita sociale, culturale, economica conducano a una unifica– zione federalistica. E' un indirizzo storioo, che ama an'che chiamarsi rivoluzionario; e non a caso, come il materialismo storico, fa consistere la propria -politica nel trasformare 1~ dialettica in prassi. A ciò arriva _portando a consapevolezza quegli interessi ai quali è legato il destino di un'Europa unita. Esso è più progressivista che democratico, poichè considera il progresso come equivalente di evoluzione storica e le forze oonserva– trici legate allo stato (o in certi casi all'autonomia, al sepa– ratismo come prolificazione anzichè negazione dello stato). La s~a tattica consisterà nell'operare al di fuori di istituti comii -governi, burocrazia, classi, sindacati, partiti, ecc., in quanto complici necessari della sovranità statale, e· nell' ap– pellarsi direttamente alle aspirazioni ideali e agli interessi materiali che oostituiscono forze vive ~ inoonsapevoli del!.a società. Il difetto imputabile a- questo atteggiamento sta pro. prio nel:a concezione indiscriminata, poco empirica, di queste forze, più generiche delle idee hégeliane e delle classi mar– xistiche, per citare due precedenti che non crediamo estranei allo storicismo di una simile mentalità. Questo appello cosi generioo, che si tollera male -in una visione storica, è al suo posto invece in una concezione politica del federalismo: co~e appello ali' e opinione pub-. blica •, di tparca anglosassone, termine I1,1ediatoretra la m politica e l'interesse sociale. Qui lo stesso impulso pro-gres- sivo che porta i popoli alle riforme sociali deve portare al federalismo europeo. Un simile indirizzo è democratico e federalista. Privo· quasi di interesse speculativo, non si pre– occupa di legare questi due concetti. Se dovesse ragionare fino in fondo dovrebbe tornare sulle posizioni del manifesto, viceversa si ferma sul ooncetto pratico e approssimativo, af. fettuoso, di un ideale progressista. Si può confrontare in pro– posito, fuori d'Italia, l'atteggiamento di G.D.H. Cole: « Io riverso conte~poraneamente la responsabilità sulla sovranità nazionale- e sul sistema capitalista, anche se sono due cose completamente diverse. Sono differenti, ma sono anche stret– tamente legati ». (Ofr. Socigl!f!wjabiano, ed. La fiaccola, pag. 91). Reciprocamente, un· ordine internazionale implica una struttura economica almeno parzialmente superstatale e quindi un superamento .del capitalismo priVllto. Conclusione sulla quale si potrebbe discutere. E va da sè~ch~ si tratta di un socialismo che ha superato ogni posizione di privileg_io classista, funzionale o nazionale; mo:to al di là quindi" degli attuali partiti socialisti. Sotto questo aspetto è spiegabile come i più numerosi e appassionati fautori del federalismo militino nel Partito d'Azione. La propaganda di questi federalisti sarà un apostolato democratico: il loro pericolo quello di legare le sorti de:la unione continentale all'esito di una lotta interIJa ·agli stati. All'estremo opposto sta l'indirizzo conservatore: che con– sidera fattori effettivi di una ipolitica federalista non le- forze popolari amorfe, nè una moralistica opinione pubblica, ma proprio gli istituti e gli organi dello stato: la burocrazia, gli uomini di governo, i partiti, i sindacati, -ecc., e suoi compiti il nggiungimento di obbiettivi limitati, graduali e :erovvisori. L'obbiezione che si muove di solito a questo programma, · che è ancora il programma di Titulescu, dei Gafenko, dei Comnène, ossia dei- democratici nazionali « buoni europei », è questo: che ·un tale metodo avvierà alle tappe intermedie della federazione europea senza arrivare mai alla federazione europea. Perchè la formazione p.i blocchi solidali li irrigidi– rebbe sempre in contrapposizioni regionali .e etniche (danu– biane, renane, mediterranee, latine, slave, ecc.), irriducibili. In realtà l'esistenza di diverse federazioni non ·ci sembra clie presenti tanto il pericolo di un equilibrio morto, tipo pace di Lodi, tra complessi regionali così forti e autosufficienti da non poter superare il loro particolarismo, quanto un altro pe– ricolo di rendere impossibile anche ,una autentica solida– rietà dentro, le diverse intese. Gli attriti tra sistema-e intesa noILsono senza rapporto coi -giochi di equilibrio e di rivalità tra le parti nell'interno di ciascun blocco, e viceversa. I na– zionalismi continuerebbero a covare, dentro e fuori, e quelle federazioni cagionali avrebbero la fragilità delle leghe bal– caniche. U programma federalista in mano a uomini di questa tendenza, anche degnissimi, diventerebbe sempre uno stru– mento di politica interna e di diplomazia internazionale. Questi diversi atteggiamenti, nel recente convegno fio– rentino, si sono manifestati complementari, non esclusivi e polemici. Non ne ha fatto un torneo. Il convegno 'si è oocu-. pato più di organizzazioni che di dottrina. E ha fatto bene. Questo non toglie ohe i diversi modi di prospettare il pro– b!ema dell'unità europea, esistono, e se non si escludono sul piano della preparazione e della propaganda, si escluderanno ·domani sul piano dell'azione; ma a selezionarli penseranno più che altro le circostanze. G. MORPURGO TAGLIABUE

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