Lo Stato Moderno - anno III - n.4 - 20 febbraio 1946

80 LO.STATO MODÉRNO falliti sono stati i tentati\'i dell'arcivescovo Damaslcinos di costituire dei governi di puri tecnici o di persone ritenute al di sopra della mischia. Recentemente g:'ing:esi hanno imposto un governo centrato sul partito liberale, con alla testa il leader di questo, .J'anziano Sophoulis. Com'era da prevedersi, la prima conseguenza è stata Ja messa in crisi di questo partito, che evidentemente• non poteva « centra– lizzare • la situazione politica greca. Una forte parte si è staccata e sotto la guida di Venizelos Jr. ha· concluso un patto di unione na2lionaile con i monarchici- Il resto, per reazione, si è stretto ancor più ai repubb:icani. La crisi greca, in cui al « terrore rosso » in Macedonia fa seguito il « terrore bianco » nel Peloponneso e la guerra civile è a stento contenuta, è un grande esempio per chi lo sia e lo vuol intendere. Anche la situa:zrioneitaliana, come quella di tutti j paesi in cerca di un assestamento politico, contiene i germi di una crisi siffatta. Ciò è reso più evi– dente dopo che i: Partito d'Azione ha rive:ato la sua .inca– pacità a coinnestarsi autonomamente nelilo schieramento dei• partiti politici. L'esigenza di un partito o meglio di un mo– vimento di centro (iriteso questo in senso geografi.ico.e non classista), la cui unica preoccupaz,ione sia l'instaurazione e la difesa della democrazia, è oggi più forte che mai. Senza di e6SO noi sappiamo bene quello che ci può attendere. ENRICO SERRA L'EMIGRAZIONE ITALIANAIN FRANCIA dopo il primo conflitto mondiale Mentre scriviamo, i gioma 1 !i parlano di accordi per l'invio d'i lavoratori in terra francese. A Milano, a Torino, un po' dovunque sorgono comitati per la ripresa cuiturale e per agevo'.az,e gli scambi commercia,li tra le due nazioni latine. In questo fervore d'iniziative, perchè i popoli possano ritrovare la via da percorrere assieme per gli sviluppi della civi:tà e del benessere reciproco, è forse opportuno ricordare qua'J cordiali rapporti avessero legati Italia e Francia, ne1 campo del lavoro, negli anni che seguirono la prima guerra mondia".e. Difatti, mentre negli Stati Uniti si svolgevano avveni– menti d'importanza fondamentale per le sorti della nostra emigrazione, la Francia guardava con la più schietta simpatia al fatto che i lavoratori italiani accorrevano sui suoi campi di lavoro. Gli emigranti italiani in Francia, allo scoppiare della prima guerra mondiale erano appena circa 30.000 annui. Anno 1915: 1916: Emigrati 36.287 44.350 Anno 1917: 1918: Emigrati 22.566 16.948 Il dopoguerra vede rapidamente accrescersi queste cifre: Anno Emigrati Anno Emigrati 1919: 105.502 1922: 121.388 1920: 152.998 1923: 184-780 1921: 55.305 Durante la guerra 1914-1918 la Francia per sopperire ~le opere necessarie alla difesa territoriale, aveva acco'.to la– voratori di co'.ore giunti da·::e co'.onie e da:!la Cina. Si con– tavano su: suolo francese: 34.536 a'.·gerini; 12.695 marocchini; 12.357 tunisini; 42.757 indocinesi; 34.595 cinesi. Terminata la guerra non vi era più motivo che per i lavori di ric05tru– zione e di ripresa industriale ed agraria venÌ'ssero presce:te maestranze di colore, cosicchè ~a Francia divenne un mer– cato aperto a.Jlebr ;cc.ia di ogni paese d'Europa. Secondo statistlche francesi, l'esperienza insegnava che in ordine di preferenza, i lavoratori straniel'i venivano così c'.as– sificati: Italiani, Po:acchi, Cecoiovaccqi, Portoghesi, Spa– gno:i, Greci, Russi Tedeschi, Austriaci, Ungheresi, Bu:gari. L'Ita'.ia dunque era al -primoposto: il che spièga L nu– meroso esodo dei nostri lavoratori verso I.a rerra fran<:ese nel dopoguerra, esodo tanto più comprensibile, tenendo presente che in queg'.i anni entrava in vigore la restrizione dell'emi– grazione neglì Stati Uniti. L'emigrazione ita'.iana era prefer.ita non solo per la labo– riosità e la 1Wbrietàdei nostri operai, ma anche per tl suo no t:5 carattere aperto a comprendere il mutare· de!le situazioni eco– nomiche e po!itichs. Si era notato infatti che quando una crisi si aggrava sul'.a Francia, od il cambio diviene meno fa– vorevo!e, l'operaio italiano si rende conto della situazione, accetta senza proteste di riprendere il cammino del ritorno, od aderisce volontieri ad intraprendere nuova occupazione ne:la nazione stessa, spostandosi verso altre città e regioni. Ormai erano 'lontani tempi dei primi anni dopo il 1870 quando gli Italiani in Francia erano guardati con poca sim– patia, a 'Causa anche de.la stipuìazione de:Ja triplice alleanza. Non deve inoltre essere scordato che que'.li erano g:i albori dei movimenti di c:asse e del!!e organizzazioni ~ndacali che mentre andavano svi:uppandosi in Francia lasciavano l'ope– raio italiano indifferente ed- assente da quei problemi fonda– mentali nel:a storia del lavoro: A~lor;, •]'operaio italiano, emigrando in Francia, senza aver nozioni di organizzazioni collettive, giungendovi povero ed impreparato, mentre spesso diveniva agli occhi dei] lavo– voratore francese, un krumiro, contemporaneamente (per es– sere preda de:le teorie anarchiche), diveniva sospetto ai da– tori di •:avoroche pur tuttavia lo assumevano perchè l'italiano offriva il r.avoro ad una mercede più bassa che non que:Ja dell'operaio francese. Situazione mutatasi appieno con l'evohizione delle masse ita!iane. Dopo il 1919 1J'emigrazione italiana trovava in Fran– cia ampi sbocchi ,per i lavori agrico:i. Già prima del conflitto del 1914-1918 l'agrico'.tura francese lamentava la mancanza di o:tre mezzo milione di lavoratori dei campi. La situazione si era naturalmente aggravata per 'la falcidie de:la guerra. NeiTOvest de:la Francia si calco!ava che tra il 1911 ed il 1924 il numero deg:i agrico:tori fosse diminuito di 77.000. Nel Gers,, 50.000 ettari di terre fertili rimaneva110 incolte. Si contavano 2500 aziende agrico:e abbandonate. Per mancanza di braccia vasti terrfrori venivano tenuti a pascolo, a danno de'.la cerealicoltura. Dal 1914 al 1923 la &uperficie adi– bita alla pa·storizia era cresciuta da ettari 19.461 ad ettari 36.311. Nel 1922 vengono stipulati accordi con fa Confedé– raCion Nati<mak des Associations agricoles per i patti di :a– voro del bracciantato. Si verificò a[ora per i nostri lavoratori agricoli, quanto già accadeva per ao:trecategorie, e cioè che l'inF.uenza deli'itmiano, grazie aTopera del Commissariato dàl'ernigrazione era va!sa a far sa:ire le mercedi, in Francia, anzichè a far:e ribassare. Cosiochè nel!e relazioni ufficiali del nostro Commis~ariato si può leggere il seguente •significativo periodo: « I contratti di arruo'.amento concordati dal Comlnissa– riat9 ço!l le imprèse francesi, stanno a dimostrare che l'inter-

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