Lo Stato Moderno - anno III - n.4 - 20 febbraio 1946

LO S~ATO MODERNO 83 Considerazioni sui problemi della scuola G:i articoli cosi seriamente pensati che Umberto Segre h<i scritto su questa rivista intorno ai prob:emi deJ:a scuola .. ,•condaria toccano mo:ti lati del'.a questione, soffermandosi u.i.turalmente sui suoi aspetti più importanti. Chi ha vissuto la vita de:Ja scuo:a secondaria italiana in quest'ultimo ven– terlnio e chi ha meditato, oon onestà e purezza d'intenti, sulla sua struttura e sul suo funzionamento, non 12,uònon con– cordare con l'autore sui motivi fondamenta:i del suo studio. Non è vero, dice il Segre, che la riforma Genti'.e sia stata la più fascista delle riforme, ed ha ragione; ed a!lo spirito del'.a riforma stessa, alterato dalla successiva caotica riforma Bottai, converrà che la scuola italiana ritorni, se vuol tornare ad essere un organismo serio. Ma riforma Gentile vuol dire esa– me di Stato e criterio di maturità. Rimanere nello spirffo di tale riforma o ritornarvi, vuol dire perciò intendere a dovere tale istituto e tale criterio. L'esame di Stato fu cosa assai seria nei pri~ anni della sua attuazione, pur essendo passato, anche allora, attraverso varie modificazioni nel suo funzionamento tecnico. Ricordo, nei primi anni, le due sottocommissioni, presiedute ciascuna da un docente universitario, uno per le lettere ed uno per le scienze; ricordo, nel 1927, la Commissione unica che ascol– tava in seduta p!enaria tutti gli esami; ricordo le Commis– sioni col Preside della scuola e quelle con un Preside venuto di fuori. Nella folla dei miei ricordi personali affiora e si fa precisa la medesima convinzione espressa dal Segre, cioè che nei primi anni, quando l'esame di Stato era davvero serio, i migliori dei giovani non se ne lamentavano; ed oggi certo, diventati uomini, ripenseranno con compiacenza alle fatiche dei lunghi mesi di preparazione e a quelle prove d'esame che, nei primi anni della sua attuazione, era davvero esame di cultura e di maturità. Maturità! Giudizio complessivo, non tanto sulle cose che il giovane sa, quanto sul modo col quale -lesa; non quae sciat ln– terest, -sed quomodo. Giudizio difficile, che non sempre riesci a dare se tu che interroghi ti lasci trasportare dal gusto delle. domande spicciole, particolari, minute, di quelle domande che potranno essere si di erudizione ma non sono certo di cultura. Purtroppo, bisogna dirlo, se l'esame di Stato fu cosa seria nei primi anni, proprio allora i suoi esecutori, cioè i professori chia– mati all'incarico. di esaminatori, erano meno preparati, ap– punto ,perchè la riforma era una cosa nuova, nata da poco, che ancora non aveva inciso profondamente sulla prepara– zione degli insegnanti e sul loro costume. Per cui talvolta succedeva che mentre nel tavolo di lettere si riusciva a sol– levare il giovane ad una conversazione · sintetica, su argo– menti che veramente potessero rivelarne la maturità mentale ed esplorarne l'animo con una certa profondità - ricordo n~l 1927 alla maturità classica di Alessandria, in tre quarti dora potemmo giudicare un giovane in italiano, storia, filo– sofia, economia po!itica e storia dell'arte, intrattenendolo in conversazione con noi sul settecento considerato nei suoi vari aspetti - nel medesimo tempo, ne'.:a stanza accanto, un col– lega di scienze stava spe:!ando un ragazzo con miJ:e domande minute, una per ognuna de!le molteplici branche di cui si compone queJ:a multi:atere materia di studio. Ed è rimasto proverbia:e i; caso di quel professore che, dopo aver inter– rogato il candidato de omnibus reb111S et de qulbusdam aliis, si decise fina:mente a congedar:o, ma, un attimo dopo, lo richiamò per dirg:i: « Scusi, ancora una domandina: che cos'è l'ameba?». Giudizio difficile, dicevo, que'.lo della maturità. E tuttavia non si può nè si deve rinunciarvi, per l'alto valore po!itico e sociale che il criterio di maturità inc'.ude. Si tratta di un esame attraverso i: quale i giovani o sono immessi ne:le pro– fessioni, com'è nel caso delle abilitazioni, o sono introdotti all'Università. In ambedue i casi, la società e lo Stato che la rappresenta sono direttamente· interessati a vag:iare non· già l'erud:zione dei giovani, che può essere sempre aumentata e mig'.iorata, ma la loro capacità menta!e, la loro umanità. Ora ta'.e giudizio siefarà più facile, se considereremo :•esa– me non come un interrogatorio da verbalizzare, ma come una amichevo:e conversazione. Occorre che il giovane par:i e par– lando riveli la sua capacità mentale; ma per farlo par'.are, bisogna avvicinarlo da amico, incoraggiarlo non a ,parole (ci sono degli esaminatori che proprio quando credono di inco– raggiare una candidato, proprio a'.lora lo a'VVi:isconoe lo sco– raggiano), ma con la bonarietà del co:loquio. Certo, i giovani devono esser preparati in modo da poter affrontare un esame di vera e propria maturità. Con un in– segnamento arido, analitico, senz'anima, l'alunno si potrà nel migliore dei casi imbottire di cognizioni, ma non diven– terà maturo nè apparirà maturo davanti alla Commissione. Niente apprendimento mnemonico e manualesco, ma letture ed esercitazioni person11li guidate dall'insegnante possono educare ed acuire nel ragazzo lo spirito critico e formarne la testa. Ma qui il discorso s'ingrana con l'argomento de:l'esa– me di Stato, perchè r esame di Stato ha per sua caratteri– stica il fatto che gli esaminatori siano e debbano essere di– versi dai professori che hanno preparato i giovani, ed invece questo lavoro veramente personale che un giovane di liceo compie da sè sotto la guida dell'insegnante può difficilmente esser constatato e valutato da un esaminatore che non lo conosce. Ricordo di aver mandato una volta a:I'esame di Stato un bravo scolaro il quale aveva compiuto sotto la mia guida, con vivo interesse e con notevole profitto, letture personali di' storia, si era digerito un bel po' di vmari, aveva letto la « Rivoluzione francese I> di Salvemini ecc. e.all'esame, interrogato col fuoco di fila delle domandine su tante piccole cose, soddisfece appen\ l'insaziabile brama dell'esaminatore il quale lo giudicò appena sufficiente, mentre era un giovane che valeva molto di più. Nulla di quel lavoro personale in profondità che avevamo fatto insieme proprio perchè acqui– stasse la maturità aveva avuto modo di apparire all'esame • di essere apprezzato. In tal modo l' esam_edi Stato sarebbe sl di Stato, ma non più di maturità. Io credo perciò che una presentazione un po' più dettagliata ed esplicita di quel che non diano le pagelle dovrebbe esser non solo lecita ma do– verosa ed opportuna; non violerebbe il principio dell'esame di Stato, e faciliterebbe la formulazione del giudizio di ma– turità. Ed un'altra cosa è da dire: è assurdo che nel:e refazioni sugli esami le Commissioni diano giudizi sul:'insegnamento. Il loro compito è que:lo di esaminare i giovani. 'Attraverso i loro ri:ievi sul1a preparazione dei candidati potrà il Ministero trarre le sue induzioni circa la qua'.ità deg'.i insegnanti in una data scuo]a; ma i! Ministero ha organi suoi, qua'.i l'Ispet– torato centra'.e, per giudicare i suoi insegnanti. Ora, quando l'insegnante di classe fosse liberato dal timore di ricevere un giudizio da un collega che non conosce e che non lo cono~e, potrebbe insegnare liberamente. come la sua coscienza gli su!(!(erisce e. 'Pur rimanendo fede'.e ai programmi, curarne !o spfrito p'ù che la lettera e lavorare e .far lavorare i giovani in modo persona'.e. Ed eccoci portati cosl. per la logica del nostro discorso, ad Jlll itro aspetto del prob'.ema della scuola, aspetto ~ quale

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