Lo Stato Moderno - anno III - n.4 - 20 febbraio 1946

84 LO STATO MODERNO ci sono tante cose da dire: la libertà de'.l'insegnante. L'esame di Stato non esclude, ma anzi presuppone la libertà de'.l'in– segnante. Lo Stato avoca a sè e a sè so'.o il diritto di esami– nare, appunto in quanto presuppone che in ogni scuola e in ogni aula, da parte cioè di ogni docente, si faccia uso di una certa libertà nell'atto de'.l'insegnare. Sono fem1amente con– vinto che la scuo'.a di ta'.e libertà non può fare a meno e che anche nel tempo in cui questa parola era vana per noi, i mig'.iori dei nostri professori, se hanno vo'.uto insegnare co– scienziosamente, ne hanno fatto uso. I programmi sono certo necessari, non foss'altro per garantire quella necessaria uni– formità fra tutte le scuole di un med«11imo tipo e grado. Ma bisognerebbe che essi fossero redatti in modo da lasciar più campo al'.a libera iniziativa de'.l'insegnante, e si dovrebbe lasciare libertà al docente di ottemperarvi nel modo che volta a volta ritiene migliore. Se non concediamo al professore di insegnare con tutta libertà, la scuola diventerà una cosa morta e non sarà sentita nè da chi insegna nè da chi dovrebbe imparare. Ma è da dire, per nostra tranquillità, che l'insegnante vero, quello che lavora per vocazione e con passione, non sa non fare uso de'.la libertà nell'atto di insegnare; eg'.i insegna per bisogno de:J'animo e perciò la sua personalità si rivela e si sviluppa attraverso l'atto dell'insegnare. Legatelo pure alle pastoie di programmi rigidi e precisi, fissategli, se vi è possibi:e, non solo gli autori da leggere, ma anche .i brani e prescrivetegli il numero delle righe; ciò nonostante, quel che deve insegnare, egli lo insegnerà in piena libertà, cioè in modo del tutto per– sonale, colorendo e accentuando quei punti che l'animo suo sente spontaneamente e liberamente di dover meglio colorire e più accentuare. La libertà de!l'insegnamento è d'altra parte l'unico mezzo, ed il vero, per realizzare quellà che Umberto Segre chiama l'educazione prepo:itica. Perchè il giovane, mentre è capace di reagire interiormente e di porsi in posizione difensiva di fronte a chi ,gli faccia della propaganda (e ciò perché egli intuisce la serietà deHa scuola, sa istintivamente quello che la scuo!a deve essere e ne avverte prontamente tutte le de– viazioni),~ pronto invece a dar l'animo suo a chi g:i offra l'animo e, geloso della sua libertà di critica, che eg:i sente sbocciare in sè e svilupparsi propriQ, negli anni della scuola secondaria, la desidera e la apprezza in 1chigià gli sta di fronte e considera la libertà dell'insegnante, com'è rea'.mente, il mi– glior coefficiente della formazione de:la propria coscienza. Dice ottimamente il Segre che questa libertà può, meglio che altrove, esercitarsi nella scuola dello Stato. Tuttavia, no– nostante la scanda!osa esperienza che ne'.!'epoca passata ci ha offerto la scuo'.a privata, al:a quale non è da concedere con tanta larghezza, o non è da concedere affatto, sa!ve le eccezioni deJ:e scuo!e gestite da enti ecc'.esiastici o da enti pubblici, il diritto di esser sede d'esame, io credo ancora alla funzione dell'insegnamento privato accanto a'.la scuo!a pub– b:iéa ed in col:aborazione con essa. Mi spiego. La scuola di Stato è ordjnata in quel'.a normale struttura che è fissata e vo'.uta dal legislatore. Liceo: tanti anni; ogni anno, tante ma– terie di studio, ogni materia, tante ore settimanali. E non potrebb' essere altrimenti. La scuola privata invece, lungi dal dover atteggiarsi a piatta copia deJ:a scuo'.a stata!e, come ha fatto finora unicamente per ottenere la sede d'esame, do– vrebbe proprio presentarsi con una maggiore e'.asticità, of– frendo ai giovani qua!che possibi:ità didattica che la- scuo!a statale, nel suo ordinamento pubb:icistico, non può offrire. Dovrebbe esser compito de!!a scuola privata assistere quei giovani cui motivi di sa'.ute o di famiglia hanno impedito di seguire regolari corsi di studio, oppure coloro che, essendo stati bocciati, non sempre trovano la loro vera strada ne'.la semplice ripetizione de:la classe, mentre avrebbero bisogn(t di una buona cura ricostituente in fatto di studio, ricomin– ciando ex novo a'.cune materie, approfondendo certe parti di altre, compiendo particolari esercitazioni. Scusate il paragone, ma dovrebbe avvenire come negli ospedali. Si va alla clinica mediea per far la diagnosi; ma poi spesso si trova utile rico– verar l'ammalato in una buona c'.inica privata, in cui possa essere seguito e curato più da vicino e con maggiore atten– zione. Se la scuo!a privata non dà nuJ:a di più o di diverso di que]o che dà la scuola pubb!ica, la sua utilità si riduce ad aiutare la scuola statale accogliendo gli alunni che, per mancanza di.,posti, quest'u'.tima deve rifiutare. Ma questo è troppo poco. E d'altra parte è da vedere se sia veramente giusto il principio che la scuola statale abbia un numero li– mitato di posti, coperti -i quali, chiude le sue iscrizioni. A me non pare. Il controJ:o deJ:o Stato sulle scuole private dovrebbe quindi tendere a verificare non già, come finora, che gli istituti pri– vati siano, in formato minore, modellati sulla falsariga del!e pubbliche scuole, ma anzi a constatare che cosa essi fanno per rispondere al loro vero scopo. Io vedo le scuole private come un organismo sussidiario del!a ~cuoia pubblica, come buone e fedeli sue alleate. In tln ordinamento perfetto, in cui gli istituti privati sentissero la loro funzion~ e non si atteg– giassero a industrie, dovremmo noi del!a scuola statale poter dirigere loro in piena coscienza certi alunni che .giudicassimo bisognosi di speciali cure. Ce li vedremmo ricomparire, dopo un anno o due, guariti e rimessi a nuovo, per inserirsi di nuovo nei corsi regolari. Inserirsi. dico, senza « salti ». I quali do– vrebbero essere ormai, cessata la legislazione del tempo di guerra, o impediti del tutto o limitati a casi eccezionaJi.ssimi, perchè sono una piaga che fa sentire i suoi danni sulla scuola e sulla società, creando individui dalla cultura monca e man– chevole. Chi fa o tenta un salto di c'.asse è di solito un boc– ciato che vuole recuperar l'anno perduto. Ma in tal modo egli annul!a il provvedimento della bocciatura che la scuola ha preso verso di lui e che è l'unico provvedimento che la scuola possa prendere verso chi non è capace o non studia, e che, se adottato col necessario equilibrio, si rivelerà sempre opportuno e salutare. Tuttavia, mi sia lecito chiudere questa nota dicendo che accanto alla bocciatura, provvedimento che elimina dalla scuola g!i inetti, mi piacerebbe si potesse prendere anche il provvedimento inverso, si potesse cioè introdurre nella scuo– la, sia pure in prova, ragazzi che ci sembrino capaci. Di fronte a tanti scaldabanchi che popolano le nostre au!e, quan– ti ragazzi inte:ligenti appartenenti alle classi popolari ne re– stano fuori unicamente per necessità di famig:ia o di lavoro, cioè per ragioni economiche! Quante belle inteJ:igenze forse restano inuti!izzate, senza che nessuno si accoiga di loro! Dovrebbe esser diritto e dovere di ogni cittadino segnalare ta:i casi a;I' autorità, e lo Stato dovrebbe, con borse di studio o altri mezzi adeguati, offrire a questi ragazzi la possibilità di studiare. • Questa proposta co.rre il rischio, lo so, di non essere accolta bene. Perciò chiarisco subito che essa non è dettata affatto nè da disistima per le classi operaie, nè dalla pretesa che tutti debbano diventare professionisti. Tutt'a!tro. Essa è in– vece dettata dal desiderio di vedere le c'.assi popo!ari e!e– vate attraverso lo studio, essa si preoccupa di vedere uti!iz– zate tutte le energie a vantaggio della società e dell'umanità, e!iminando finalmente il ma!inteso aristocratico per il quale ci sarebbero i figli dei borghesi che vanno a scuola e g!i altri che non possono andarci. YOSEPB COLOMBO

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