Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

Introduzione a Persia L'altra sera dovevo cenar fuori da solo. Passando per una libreria, mi sono comprato una piccola edizione settecentesca di Persio, con traduzione e note. Il curatore e traduttore era un certo William Drummond, che era stato anche membro del Parlamento. L'attraente volumetto era rilegato in marocchino verde con impressioni in oro e l'interno della copertina era foderato di carta marmorata grigia con fregi verdi e gialli. Sul frontespizio c'era un medaglione di Aulo Persio Placco adorno di volute metalliche, e il volume, col taglio dorato da tutt'e tre i lati e i suoi caratteri piccoli e nitidi, aveva l'aspetto di un cofanetto in cui fosse custodito qualcosa di prezioso. Entrato in una trattoria italiana, mentre aspettavo l'antipasto, cominciai a leggere la prefazione. «Nell'offrire al pubblico,» essa diceva, «una nuova versione inglese di Persio, mi sono prefisso lo scopo di esprimere con chiarezza il significato, piuttosto che tradurre le parole alla lettera o copiarne pedissequamente la maniera. I sentimenti di questo poeta satirico sono davvero ammirevoli, e meritano d'essere conosciuti più di quanto non siano; ma la sua poesia non può esser lodata per eleganza, né il suo linguaggio per urbanità». 99

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