Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

Ma il suo stesso rimanere legato all'albero (immagine della realtà) è segno di una lucida costrizione, che l'eroe stesso si impone. Se invece puntiamo sul modello iconografico greco, quello di sirene come animali simili alle Arpie, dobbiamo esaminare quale sia la funzione del canto in prima persona nell'Odissea. Gli aedi sono Demodoco e Pernio e entrambi raccontano storie cariche di dolore? non sempre, basti ricordare la favola di Ares sorpreso e catturato da Efesto nel letto di Afrodite. Se il canto allora rappresenta solo un diletto per le corti dei signori, come nasce questo rapporto tra poesia e dolore? Esiste indubbiamente un rapporto tra canto e momento di sospensione dell'astante, che si sente partecipe e non riesce a controllare con distacco il suo rapporto con la poesia, anche perché si crea nell'Odissea per la prima volta nella letteratura occidentale un rapporto unico e non più separabile tra narratore, protagonista e ascoltatore (o diremmo noi lettore). Forse questa può essere una corretta interpretazione della poesia: quando Ulisse ascolta le storie narrate da Demodoco sul cavallo di legno non è solo uno degli astanti nella corte di Alcinoo, ma è il protagonista di un racconto fantastico, che sente raccontare come favola la sua "vera" storia, e che potrebbe addirittura dubitare della sua veridicità in quanto la ascolta da un aedo. Questo è molto più di quello che accadrà nelle «Mille e una notte» o in tanti racconti a scatole cinesi: non si tratta di un re che ascolta storie che lo dilettano e che per questo desiste dai suoi propositi contro la sua sposa, ma di un re che sente raccontare di se stesso, che racconta a sua volta e che agisce come protagonista, e tutta la storia nasce da esperienze di dolore. DEMODOCO: viene chiamato per dilettare l'ospite (8, 92

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