Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

sentare la propria essenza vitale trova la propria redenzione unicamente nella dimensione ironica. Nel romanzo la pretesa di fermare il senso della vita ad un'immanenza - definitiva e conclusa, viene continuamente scardinata dalla potenza del tempo che scombina ogni progetto umano riportandolo all'organicità vitale. Per questa ragione, come sosteneva anche Benjamin, pur partendo da premesse teoriche diverse da quelle di Lukacs, «scrivere un romanzo significa esasperare l'incommensurabile nella rappresentazione della vita umana»17 • Questo tipo di esasperazione sembra essere anche all'origine della scrittura di Petrolio che in un appunto viene definito come «il poema dell'ossessione d'identità e, insieme, della sua frantumazione» 18 . Pasolini prende le distanze dalla tradizione romanzesca cresciuta sul modello di Cervantes e sul motivo della «dissociazione»19 . Il compito che si è proposto non è quello di analizzare la psicologia e l'interiorità di Carlo. L'interiorità non viene anzi prevista come esistenza oggettiva, poiché egli intende affermare il «disordine» della vita sull'«ordine» della forma: La dissociazione è ordine. L'ossessione dell'identità e la sua frantumazione è disordine. Il motivo della dissociazione altro dunque non è che la regola narrativa che assicura limitatezza e leggibilità a questo poema; il quale, a causa dell'altro motivo, più vero, dell'ossessione dell'identità e della sua frantumazione, sarebbe per sua natura illimitato e illeggibile20 . Da quest'ultimo motivo viene la concretezza di una scrittura che si rivela impotente e «bisognosa dell'aiuto della letteratura» e che tuttavia pretende di trasformarsi nella «testimonianza della fine del romanzo», proprio per il rifiuto della Forma e l'affermazione di una radicale «ossessione di identità» in cui tutto, compreso il destino della scrittura, è messo continuamente in gioco21 . 66

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