Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

me al romanzo postumo, Pasolini afferma di aver evitato in Petrolio ciò che capita di solito nei romanzi dove il narratore scompare per lasciar posto ad una figura convenzionale: Ciò vuol dire che non ho fatto del mio romanzo un «oggetto», una «forma», obbedendo quindi alle leggi di un linguaggio che ne assicurasse la necessaria distanza da me, (...) quasi addirittura abolendomi, o attraverso cui io generosamente negassi me stesso assumendo umilmente le vesti di un narratore uguale a tutti gli altri narratori. No: io ho parlato al lettore in quanto io stesso, in carne e ossa, come scrivo a te questa lettera, o come spesso ho seritto le mie poesie in italiano8 • In realtà di narratori in Petrolio ce ne sono più d'uno, e se pure è vero che tutti si riassumono nella figura di uno scrittore che «vive» la genesi del suo libro9 , rimane tuttavia vero che il ruolo dei narratori messi in scena da Pasolini è proprio quello di proclamare la morte della narrazione. Nell'Appunto 97, intitolato «I narratori», leggiamo: L'arte narrativa, come sapete bene - esordì questo narratore - è morta. Siamo in lutto. Quindi, in mancanza di vino, cari ascoltatori, dovete accontentarvi del ciceone10 . Il discorso viene continuato nell'appunto successivo, l'Appunto 98, intitolato «L'Epochè: Storia di un uomo e del suo corpo», ma solo per prendere le distanze dalla storia raccontata, che non può che produrre una conoscenza illusoria e momentanea: Del resto, ve lo ripeto. La vera storia che vi sto narrando non è questa. La vera storia riguarda l'assoluta indipendenza delle leggi che istituiscono una forma rispetto alle leggi di tutte le altre 63

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