Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

va aperta dal confronto con Sade. Il sacrificio, obbedendo alla sua funzione specifica di valore catartico, purificatore, consente a Bataille di esorcizzare in qualche modo i propri mostri. Proiettando sul palo del suppliziato cinese le parti tossiche, mortifere, e in questo senso, liberandosene, può riattivare potenzialità più proprie, più consonanti di sé, che il rapporto con Sade gli ha permesso d'intravvedere per poi prolungarle su di un'altra scena. Così, colui che l'ha iniziato all'esperienza torturata dell'eros e della morte, viene invocato come il proprio doppio che consenta di alleggerire il peso dell'angoscia per irrompere ai confini dell'impensato. In questo dialogo febbrile nelle zone dell'impossibile, BataiUe, alla fine, sarà avanzato ancora più lontano nella rivelazione delle verità scabrose interdette al pensiero. Come nel caso dell'opera di Sade occorreva porsi «all'altezza della morte» per accedervi, così solo tendendosi nell'esperienza aperta dalla «scrittura-sacrificio» .ci si può inoltrare nella comunicazione del silenzio. Se la poesia è «il sacrificio di cui le parole sono le vittime», l'incontro con l'alterità, nel registro irregolare del linguaggio sulla scena poetica, richiede lo stesso impatto rischioso. Carlo Pasi 57

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