Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

nel circuito dello scambio. Apparentemente quel dialogo nato fra le ombre, i doppi - fantasmi di poeti, linguaggi estranei, parole senza echi -, permane fra le ombre, non riesce a scalfire la sua crosta notturna, la scena senza corpi da cui è sorta. Ma in realtà, dalla condanna, dal guignon, filtra un messaggio divergente che pone in una.nuova luce il problema della creazione poetica. Perché ci sia autentica poesia, sembra dirci ancora Baudelaire, occorre inoltrarsi lungo un percorso scosceso - la marcia funebre - scandito dal conflitto, dalle ripercussioni dell'aggressione del silenzio (camme un tambour voilé). Solo allora si scaverà sempre più a fondo nelle zone sepolte, al di là del conosciuto, verso i grumi insondati dell'essere. Se il gioiello, una volta dissotterrato, si muterà nel fiore segnato in un certo senso dalla morte, avrà catturato, nel passaggio alla caducità9 , la forza attrattiva della vita effimera, l'intensità dell'istante, scegliendo la sua rarità. Per questo non è dato a tutti percepirlo, la sua esposizione resta misteriosa. Bisognerà conquistarlo con inquietudine e tremore come ha fatto il poeta nel suo sforzo generativo. «Ti nascondi per essere cercato», sembra allora aleggiare questa frase portata dal «profumo dolce come un segreto». La grande opera è scostante, ha un accesso contratto, accidentato. Sottraendosi all'inizio all'imposizione dello scambio, non può essere riconosciuta. Si ritrae. Lontano dalla ribalta troppo accesa, lontano dalla gloria, marginale, «nei cimiteri isolati» elegge la sua dimora notturna. Ma la forza comunicativa non si perde. L'opera si è fatta ancora più esigente, ambigua, tortuosa, di un contatto difficile, spinoso. Non si offre, vuole essere cercata. Ma una volta trovata, in un cammino tormentato che sembra percorrere a rovescio la sua genesi, il suo impatto lascia il segno. Sarà come una ferita, sarà modificante. Si inaugura con Baudelaire, nella comunicazione letteraria, quella che giustamente Walter Benjamin ha definito l'esperienza dello «choc»10• 53

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