Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

La critica speculare Baudelaire/Poe, Bataille/Sade Se è vero che non esiste rapporto con se stessi se non riflesso1, ed è l'immagine dell'altro che ci permette di scavare nelle pieghe dell'Io, il discorso critico, in quanto apertura sull'alterità, costituisce un passaggio costruttivo nell'autoconoscenza. Come la traduzione o l'interpretazione dell'attore, a cui si avvicina, l'approccio critico, sotteso dalla dialettica non io - non non io2 per l'emersione di quell'altro in sé che è il proprio volto sconosciuto, innesca una ricerca speculare, obliqua, indiretta dei propri aspetti ignorati che l'interrogazione sull'oggetto aiuta a portare alla luce. In tal senso, e attraverso di esso, si è irrimediabilmente coinvolti e il soggetto investigante risulta alterato dall'oggetto della sua investigazione. Confrontandosi con l'altro in un rapporto interattivo in cui è la propria integrità a venir intaccata, si rischia lo sprofondamento in una zona d'incertezze dove si perdono i confini dell'Io. Ma è sempre l'altro a tenere le fila, solle-; citando gli echi, forzando le domande per intrecciare i percorsi verso quell'area provvisoria del riconoscimento e dello scambio da cui si esce rigenerati. Nell'alternarsi di prossimità e distanza lo sguardo si fa 47

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