Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

scena di Atalia, ho designato ciò che è poi rimasto acquisito nella mia scuola con il termine di punto di capitone. La linea della mia analisi non andava a cercare le pieghe del cuore di Abner, o di J oad, e nemmeno di Racine, ma a dimostrare gli effetti di discorso attraverso i quali un oppositore, che conosce il modo di condursi in politica, arriva a prendere ali'amo un collaboratore che è così in grado di sdoganarsi, fino a portarlo, lui da solo, a far cadere in trappola la sua grande padrona, insomma, con esattamente lo stesso effetto sull'uditorio che c'è nell'opera teatrale dove Sartre faceva schizzare degli insulti fino al ritratto di Pétain ai suoi stessi miliziani, di fronte a un pubblico che benediceva il suddetto, ancora in sua presenza, per avergli risparmiato lo spettacolo di quelle cose mentre si stavano svolgendo. Certamente si tratta della tragedia moderna, che mette in scena la medesima purga dell'orrore e della pietà, come l'antica, certo, ma spostandoli dalla vittima sul carnefice -vale a dire assicurando il sonno dei giusti. Questo, per dire che sia Racine che Sartre sono forse andati oltre le loro intenzioni, ma che comunque, di ciò che va oltre queste, non devono rispondere loro, ma solo questo genere che si chiama teatro, e che è molto veridico in quanto mostra al pubblico, e molto crudamente, come lo mette in scena. Anch'io, senza dubbio, l'intenzione mi supera quando scrivo. Ma se è legittimo che mi si interroghi come analista, quando si è in analisi con me, sul mio sforzo d'insegnamento, per cui tutti, quanti sono, si grattano la testa, non c'è per nessun critico nessun accesso legittimo ai miei enunciati né al mio stile, se non d'individuare se essi si situino nel genere cui si riferiscono. Forse, ad intendermi, ci guadagnerebbero un poco in rigore -con la mia considerazione. Jacques Lacan (v.f.g.) 44

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