Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

non meno reale di quello, forgiato nella sua stessa curvatura. E per l'opera è anche falsario chi la fabbrica, e la comprende nel suo farsi- come Valéry quando si rivolge al nuovo pubblico colto del periodo fra le due guerre. Trattare il sintomo come un palinsesto, costituisce per la psicoanalisi una condizione di efficacia; ma questo non comporta che il significante che manca per dare il tratto della verità sia stato cancellato, poiché noi partiamo - quando sappiamo quel che dice Freud- dal fatto che esso è stato rimosso, e che è questo il punto di richiamo del -flusso inesauribile delle significazioni, che si precipita nel buco che esso stesso produce. Interpretare consiste certamente nel chiuderlo, questo buco. Ma l'interpretazione non è più tenuta ad esser vera che falsa; è tenuta ad essere giusta: e questo in ultima istanza provoca un inaridimento del richiamo di senso, contro l'apparenza di una sua sollecitazione all'opposto. Eho appena detto, l'opera letteraria riesce o fa fiasco, ma non per un suo imitare gli effetti della struttura. Essa esiste solamente nella curvatura, la medesima della struttura. Non si tratta di un'analogia. La curvatura in questione non è affatto una metafora della struttura, così come la struttura non è la metafora della realtà dell'inconscio. Essa ne è il reale, ed è in questo senso che l'opera non imita niente. Essa, come finzione, è struttura veridica. Leggete quel che metto all'inizio del mio scritto su La lettera rubata di Edgar Poe; precisiamo chiaramente quanto io vi articolo a proposito dell'effetto che una lettera deve esclusivamente al suo tragitto, di traslare secondo la sua ombra la figura stessa di coloro che la detengono. E questo senza che nessuno [personne], si potrebbe dire, abbia l'idea di quale senso essa racchiuda, dato che nessuno [personne] se ne preoccupa; mentre nemmeno la persona [personne] stessa alla quale essa è stata rubata ha avuto il tempo di leggerla, secondo quanto ci viene indicato come probabile. Cosa aggiungerebbe al racconto il fatto di immaginarsene i termini esatti? Ricordatevi anche il modo in cui, nella mia analisi della prima 43

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