Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

Sulla critica letteraria Le mie ultime parole mi serviranno come corto-circuito per centrare la mia risposta sulla critica letteraria, visto che si motiva solo così, nella misura in cui la critica sia interessata a promuovere la struttura del linguaggio -il che in questo momento è in gioco nella scienza. Non c'è tuttavia nessuna possibilità che essa ne tragga profitto se non si mette alla scuola di quella logica estensibile che io tento di fondare. È una logica fatta in modo da poter ricoprire un soggetto nuovo nel suo prodursi, che non sarebbe perciò reduplicato come una cosa che già esistesse -un doppio soggetto non è certo meglio del soggetto che si crede uno in grado di rispondere a tutto, altrettanto stupido e fallace - ma che sarebbe soggetto diviso nel proprio essere, La critica, e anche la letteratura, dopo tutto, troverà occasione di inciamparvi nella struttura stessa. È perché l'inconscio comporta necessariamente la primarietà di una scrittura, che i critici saranno portati a trattare l'opera scritta come si tratta l'inconscio. È impossibile che l'opera scritta non offra in ogni istante di che essere interpretata, in senso psicoanalitico. Ma prestarvisi anche un minimo equivale a considerarla come l'atto di un falsario, poiché, dal momento che è scritta, essa non imita l'effetto del!'inconscio. Essa ne pone l'equivalente, 42

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