Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

mento nel volume I fantasmi dell'opera, o a quelle dedicate al momento in cui Manzoni, preoccupato di non sentirsi più poeta, cerca di realizzare il grande inno, destinato a non essere mai compiuto, su Ognissanti. C'è una frase, al riguardo, che Macchia ama citare: «Io correvo dietro alla poesia, ma la poesia mi abbandonava». Manzoni ritorna anche in un altro libro, Tra Don Giovanni e Don Rodrigo, basato su un'originale reinterpretazione del suo romanzo. In questa sovrapposizione tra l'autore dei Promessi sposi e Don Giovanni, emerge ancora una volta un mito tratteggiato in filigrana. Il terzetto composto da Don Rodrigo, Lucia e Renzo (cioè un aristocratico e due contadini), corrisponde perfettamente a quello di Don Giovanni, Zerlina e Masetto nell'opera di Mozart. A ciò si aggiunga che l'apparizione di Padre Cristoforo, nel bel mezzo di un banchetto, ricorda in maniera evidente quella del Convitato di Pietra. Il sacerdote che maledice Don Rodrigo col dito alzato, diventa allora la statua del Commendatore che condurrà Don Giovanni all'inferno. In certo modo, anche con Manzoni continua insomma un'incessante esplorazione dell'ombra e del gotico. Secondo Macchia, infatti, questo scrittore è molto più complesso, tortuoso e nero di quanto non si creda. La stessa figura di Lucia, tutta purezza, candore, verginità, agisce come un reagente chimico. Per questo, il matrimonio non deve compiersi: la sua castità va letta come un sintomo di quelle forze sadiche che attraversano l'intero romanzo. Pensiamo ancora all'Innominato. Come non scorgere in quel potente e misterioso signore, racchiuso in un castello minaccioso e inquietante, un personaggio dal profilo del Divin Marchese? Dietro l'analogia tra Don Giovanni e Don Rodrigo c'è poi una lunga tradizione, in quanto, a ben vedere, il dongiovannismo può essere interpretato come una forma di machiavellismo portata ai suoi estremi. Cambia l'oggetto: alla presa di una piazzaforte, subentra 187

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==