In mezzo a questa varietà di interessi la ricerca di Macchia riesce a ricostruire il delicato reticolo di nessi che sta alla base di innumerevoli «incontri tra le arti». Lo si vede ad esempio nel suo Elogio della luce, dove si narra come, abbandonata l'antica comunanza, le Muse giungano nell'età moderna attratte dal fascino dell'irregolarità e del capriccio. Dalla Francia di Fragonard, all'Italia di Longhi e De Chirico, dai capitoli su Liotard, i bamboccianti, Hogarth e Fiissli, alle pagine sulla caricatura e la fotografia, è come se un delicatissimo sismografo registrasse le mutazioni percettive del reale. Tra tanti autori, due soprattutto colpiscono l'occhio dello studioso. Grandville da un lato, Nadar dall'altro, sembrano chiamati a rappresentare le colonne d'Ercole di una nuova sensibilità. Da una parte sta un'ironia che annuncia la forza metamorfica dei Surrealisti (uomini fatti bestie, oggetti animati, un universo sconvolto e deformato), dall'altra, una severa galleria di ritratti sub specie aeternitatis, in cui i particolari cedono il posto al paesaggio del volto. In effetti, davvero simili ad autentici paesaggi saranno le ultime lastre di Nadar, quei tableaux parisiens fotografati da palloni aerostatici. Osservata dall'alto, la città non mostra più il suo volto, rria scopre le viscere, i polmoni di un immondo organismo, con canali di scolo, pali, condotti, sifoni, tubi di scarico e un groviglio di sentine, scassi, budelli. A Manet, subentrava Piranesi: «E come Piranesi, con un'evidenza che nessuno scrittore avrebbe potuto raggiungere, il fotografo inventava le sue "carceri", le carceri della civiltà moderna». Quello di Piranesi è un nome importante per questo storico della letteratura, come dimostra un suo celebre parallelo tra l'incisore italiano e il Marchese de Sade, esploratori del sottosuolo psichico alle soglie della Rivoluzione. L'accostamento può risultare utile per provare a descrivere, sia pure a grandi linee, la strategia interpretativa di Macchia. Se le sue indagini sono state paragonate 184
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