Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

vuole avere. Il discorso si rovescia, da tutto quel sangue e da tutto quel tabacco germogliano rose e fiori. Il bello è tutto lì, nei prestiti che fai al tuo autore. Gli presti te stesso, la tua menzogna. Che cos'altro è mai la verità di un racconto? Ora smettiamo di fare la commedia. Non credo a una possibile, serena oggettività. Chi parla, parla di sé: è per questa via che lo scrittore costruisce, come dire, spinge in scena un altro. Prendi le autobiografie. C'è niente di più menzognero? Quel tale che si muove nelle pagine è uno che non ha niente a che vedere con l'autore della biografia. E fin qui, niente di nuovo. Il nuovo comincia quando si vive la propria biografia. Questa è la grande menzogna, il vero suicidio. Le arti del secolo sono la menzogna e l'impostura. Voi che vi fate immagini e superstizioni siete non solo bugiardi ma impostori. Predicate false dottrine, praticate filosofie della salvezza... » «Basta, basta! Pietà di me, pietà per il mio scritto. Grazia! -disse René alzando le braccia e ridendo. -Se i miei ascoltatori e i miei critici avranno la tua severità avrò di che farmi il piacere, di che cercare insomma, come Dick, una palla che mi attraversi il capo. -Abbassò lo sguardo e sottovoce disse: - Potrei avere un'altra tazza di tè?» René aveva poi letto e riletto lo studio, così lo definì dopo quel colloquio, e alla conclusione di un riesame aveva deciso di chiuderlo per un po' di tempo in un cassetto. Non c'era allegria in quelle serate trascorse al tavolo del poker. C'era accanita volontà di vincere nei compagni di gioco, e nella sua volontà di perdere non c'era che noia. Si annoiava, lo aveva detto a Emma. Si annoiava perché non c'era allegria nei suoi compagni. Per loro l'allegria scoppiava tutta insieme quando intascavano la vincita. In verità amavano il denaro, non il gioco. Erano persone serie e malinconiche, come quelle che popolavano certe sue vecchie letture: persone serie e malinconiche tra le 18

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