Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

momento non ci sia antipatia tra noi... L'antipatia è una specie di guerra, più forte del disamore. Oppure - disse dopo una risata- mi ucciderai?» «Sono incapace di uccidere- rispose René.- E questa tua domanda, questa tua ironia, non viene a proposito dopo il gran parlare che hai fatto di Dick e Maisie. Il mio Kipling, a questo punto, si nasconderebbe in quella filosofia del tabacco e del sangue. Ma io? Come posso rifugiarmi nel sopramondo, o superstizione, della vita forte e rude? Bombay o questa nostra città, che differenza c'è? Qui o là, riconosco la mia sconfitta, un uomo si uccide vivendo, nascondendosi nella menzogna di un personaggio che lo consoli. Dovrei chiedere la restituzione della mia cartella rossa, delle mie pagine e dirti: "Tante scuse, Emma, il saggio dev'essere scritto di nuovo dalla prospettiva della menzogna. Riscriverlo dalla parte di Maisie?"» «È quello che hai fatto. Il saggio è bello così com'è, proprio perché ti confessi nel tuo errore, voglio dire: mediante il tuo errore. Ciò che conta è la verità del tuo saggio, non la tua verità». Bevvero il tè in silenzio. Si voltò. La finestra dello studio di suo padre era ancora illuminata. Riprese il cammino. Sarebbe tornato a casa solo quando quella finestra si fosse spenta. Se avesse incontrato suo padre, avrebbero parlato del poker, della cattiva sorte di quella sera, e gli sarebbe toccato ricorrere alla bugia: sì, gli dispiaceva di avere perduto. Non era vero: non dispiaceva a lui, né a suo padre, giocatori tutti e due. «René, amico mio- risentiva la voce di Emma,- tu non devi scrivere di nuovo il tuo saggio perché quel che volevi dire di più sincero lo dici nell'ultima parte, là dove attribuisci al tuo Kipling la tenerezza che forse non ha e non 17

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