Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

quali improvvisamente compariva quel personaggio gioviale e allegro descritto, anzi evocato da David Hume. La compagnia raccolta intorno al tavolo del poker si scompigliava e, sorridente, giungeva quel tale. Così si era figurato la scena, lì, a quel tavolo del Circolo. Nessuno se ne accorgeva, così accadeva soltanto a lui di animarsi, di sentirsi improvvisamente vivace. La conversazione rimaneva la stessa, poche parole, quelle del poker, pronunciate a mezze labbra, ma in lui acquistavano nuovi significati, persino un nuovo suono. I momenti erano distinti, il primo, annoiato da quelle persone serie e malinconiche e, il secondo, improvvisamente ravvivato dall'allegria. Quei volti seri suscitavano la sua reazione ironica. Molto meritoria era l'allegria, aveva ragione il filosofo. Soltanto René vedeva quel compagno gioviale e allegro; lo vedeva perché gli attribuiva una strana figura: panni secenteschi, alta statura, un volto aperto in un cordiale sorriso. Persone serie e malinconiche. Non era più d'accordo col filosofo. Le persone serie erano i suoi compagni di gioco. Lui invece era la persona malinconica. Da questo angolo visuale riusciva a far proprio il ragionamento secondo cui i malinconici amavano l'allegria, mentre gli allegri, o coloro che si dicono allegri, la odiano. Più semplicemente, non la conoscono. Così non conoscono neppure il piacere. Passando attraverso questi pochi prestiti personali, giungeva alla medesima conclusione: chi non ama l'allegria e il piacere, è pericoloso. Mille volte aveva riletto quelle righe e ora, camminando, se le ripeteva, le rileggeva sulla pagina stampata nella sua mente. Gli poteva accadere nuovamente di trovarsi faccia a faccia con esseri pericolosi. Dall'angolo di una strada, da uno di quei giardini notturni poteva uscire un uomo armato di coltello o di pistola, e derubarlo, ferirlo, ucciderlo. Poteva accadere. Tuttavia non avrebbe riconosciuto in quell'uomo l'essere pericoloso di cui parlava la pagina di Hume o il verso di Shakespeare. 19

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