Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

o l'altro. L'altro cioè il libro, il leggere in poltrona mentre fuori nevica. Insomma non rimane che la letteratura. Il tentativo di uscire dalla letteratura per incontrarla nella realtà, ci ha riportato dopo un lungo giro di nuovo alla letteratura. Una letteratura, una scrittura, un narrare che rimane qui, interamente qui, nel presente, fuori dal futuro e dal passato. Letteratura come eternità del presente. E dunque nascita della letteratura come via per scoprire, per raggiungere il presente eterno... Ricercare sul nome Flora è in definitiva il racconto di una doppia nascita: nascita del narrare e nascita del presente, dentro l'assolutezza del presente. 1O. La presente scrittura Entrambi i racconti: Ricercare sul nome Flora e Gioco di corte, descrivono i fatti subito precedenti l'attuazione di un progetto: in un caso l'incontro (non avvenuto) con Flora, nell'altro l'attentato (portato a compimento). In tutt'e due i casi però, la narrazione si dilunga sui preliminari del passaggio all'atto, senza descrivere mai questo passaggio (sia perché non succede niente, sia perché quanto succede non viene raccontato). Il risultato di un simile procedimento è che il tempo presente, il quale dovrebbe essere funzionale solo alla narrazione degli eventi futuri e decisivi, si dilata e si assolutizza: diventa un tempo che non passa più, è l'unico tempo che si fa avanti, che ci viene dato, che risulta raccontabile. L'effetto che ne deriva alla lettura è disorientante: un insieme di fascino e inquietudine, vicino al capogiro. Inquietudine, perché ci si trova affacciati su un abisso che è sempre lì a un passo, e che però non arriva mai: un abisso del futuro imminente, la cui aria spira fino a noi, circola dentro il presente, lo rende contraddittorio, incerto, precario a ogni passo. Ce lo mostra come un presente segnato da un'incertezza ineliminabile, costitutiva 180

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